Al termine della notte

Käthe Kollwitz, Mario Raciti, Bernardì Roig
Galleria San Fedele 8 marzo 2012,  ore 18,00

Perché l’uomo deve fare i conti con il dolore? Nell’esperienza del dolore ci sentiamo feriti in ciò che per noi è vitale, distruggendoci l’esistenza, stravolgendola, annientandola. Come suggerisce il termine greco pathos, nel dolore siamo colpiti. Ci sentiamo privati di un qualcosa che viene a noi sottratto, come la salute, una persona cara, l’uso di una parte del corpo. Come nel caso di Giobbe, quando vede, in poco tempo, cancellato quanto ha di più caro. E questo accade senza poterlo decidere, controllare. Lo subisce. Passivamente. Può anche ribellarsi, ma si ritrova inerte di fronte a quanto risulta a lui imponderabile e incomprensibile.

In questo senso il dolore è scandalo, perché riporta a una dimensione di non-senso, all’abisso dell’uomo di fronte al limite. A una barriera insuperabile, insormontabile. Segna l’esperienza notturna della vita. Non a caso la città santa, la Gerusalemme celeste descritta nel libro dell’Apocalisse, alla quale è destinato l’uomo alla fine dei tempi, è avvolta da una luce perenne. La notte è scomparsa. Il dolore e il dramma dell’esistere umano sono risolti nella beatitudine della contemplazione di un Dio che è luce. Tutto qui si fa gioia, festa, pienezza di vita.

Tuttavia, il dolore è una dimensione ineliminabile della vita. E il dolore schiaccia, opprime. È come un peso che impedisce di vivere. Un fardello di cui ci si vorrebbe liberare. Il nostro corpo si trova separato rispetto al mondo. Se, nel Fedone, Platone parla del corpo come di una prigione, forse è per il motivo che all’uomo la sofferenza può risultare intollerabile e insopportabile? Come dare senso a quanto si presenta come “non senso”?

Con la mostra Al termine della notte si intende riflettere sul lavoro di tre artisti per i quali il dolore costituisce una trama di fondo, un filo rosso che tocca le dimensioni più intime dell’uomo. Non si offrono soluzioni, ma esperienze.


Fino al 21 aprile, 16 - 19

La mostra resterà chiusa dal 27 marzo al 10 aprile