A partire dal 1934 per anni in Italia si cantò: “Tu che sogni la dolce terra d’Ungheria, suona ancora con tutta l’anima tzigana…(…) Suona solo per me, oh violino tzigano.” Ora non si parla più romanticamente né di tzigani, né di gitani, ma solo di “zingari”, termine carico di pregiudizi nei confronti di un popolo tra i più perseguitati d’ Europa. Ebbene, nelle immagini di Andrea Ciprelli riemerge ancora quell’ “anima tzigana” che resiste nonostante tutto, nonostante la marginalizzazione, gli odi, i campi abbattuti e le ruspe. Le sue fotografie raccontano uno spaccato di vita intimo e autentico, colgono volti intensi, feste e momenti di vita quotidiana di una comunità Romanì che viveva nel campo Rom – ora smantellato – di Lungo Stura Lazio, a Torino. Sono il frutto di una lunga frequentazione (durata dal 2010 al 2016) che gli ha permesso di offrirci il ritratto partecipato e affettuoso di una comunità, privo di stereotipi e al contempo di mitizzazioni. Un ritratto da cui vibra la forza di una cultura che conserva la sua disperata energia e la sua diversità in un mondo che li rifiuta.
La mostra partecipa alla rassegna annuale di fotografia d’autore

28 settembre - 30 ottobre 2021
mar-ven 16/19; sab 14/18
(al mattino su appuntamento, chiuso sabato 9 ottobre e i festivi)