IL CORREGGIO, SINGOLARISSIMO GENIO PADANO
Pittore di visioni d'aria e luce.
Antonio Allegri da Correggio (1489 - 1534), fu protagonista di una rivoluzione artistica tutta padana, entro i confini di Mantova, Parma, Reggio e Modena. Una straordinaria sintesi linguistica di naturalismo lombardo, cromatismo veneto e sfumato leonardesco, grazia raffaellesca e fragore michelangiolesco, questi ultimi conosciuti attraverso il tanto dibattuto viaggio a Roma. Un talento che Giorgio Vasari così stigmatizza: "Nessuno meglio di lui toccò i colori, né con maggior vaghezza o con più rilievo alcun artefice dipinse meglio di lui tanta era la morbidezza delle carni ch'egli faceva e la grazia con che e' finiva i suoi lavori". Pittore capace non solo di ritrarre la sensualità e la grazia di ninfe e Madonne, di dipingere mitologiche visioni (gli Amori di Giove) e mistiche assunzioni in cielo, ma soprattutto di restituire in pittura lo splendore della luce e l’impalpabilità dell'aria. Nel corso della sua fulminante carriera Correggio rappresentò e interpretò lo spazio superando in modo assolutamente nuovo la bidimensionalità dell'immagine dipinta. Grazie al vivace gioco di sguardi dei personaggi ritratti; ai tagli angolati della composizione; agli arditi scorci che, insieme ai prodigiosi sfondati delle sue cupole, rappresentano la più grande eredità lasciata al Barocco. Una pittura di affetti, sacri e profani; d'immaginazione e visione; d'aria e luce.
Una spettacolare mostra-evento ha recentemente celebrato a Parma il genio padano del pittore attraverso l'esposizione di un nutrito nucleo di opere esposte presso il Palazzo della Pilotta e la visita "ravvicinata" alle cupole della Camera della Badessa nel Monastero di San Paolo e quelle di San Giovanni Evangelista e della Cattedrale, affrescate fra il 1509 e il 1513. Il video ripercorre l'itinerario storico-artistico di Correggio attraverso i dipinti giunti per l'occasione da numerose sedi italiane e dai maggiori musei del mondo: il giovanile Compianto sul Cristo morto (1512) di ascendenza mantegnesca, da Mantova; la Madonna Campori (1518) da Modena; il Matrimonio mistico di Santa Caterina (1518) da Capodimonte; la pala dei Quattro Santi (1517 ca) dal Metropolitan di New York. E, quali testimonianze del "decennio d’oro": il Compianto sul Cristo morto (1524) che preannuncia Caravaggio; la pala nota come Madonna di San Girolamo o Il Giorno (1528); l'Educazione di Cupido della National Gallery di Londra e tre dei quattro "Amori di Giove”, commissionati a Correggio nel 1530 da Federico Gonzaga come omaggio a Carlo V: Il ratto di Ganimede e Giove ed Io dal Kunsthistorische di Vienna e la Danae dalla Galleria Borghese (assente la Leda e il cigno di Berlino).
Ma la vera rivoluzione si compie sui ponteggi delle cupole della chiesa di San Giovanni Evangelista e della Cattedrale di Parma, nella rappresentazione della Visione di Gesù e della vorticosa Assunzione della Vergine, dove il cielo inghiotte e rapisce lo spettatore in una visione estatica, mozzafiato, ancora oggi sorprendentemente reale e "tangibile".