L’ostensione della Sindone, esposta a Torino fino al 23
maggio, offre l’occasione per trattare uno dei temi artistici più avvincenti e
al tempo stesso più delicati: quale è la vera immagine di Cristo? Vedere il
volto del Redentore è un desiderio a cui ogni uomo aspira. Sono le immagini che
riproducono il santo Volto a essere oggetto di particolare devozione, di culto
e di studio. Questa tradizione arriva a Roma dall’Oriente e affonda le sue
origini da un episodio dei Vangeli Apocrifi in cui si dice che, durante la
Passione, mentre Cristo sale al Golgota, una donna di nome Veronica gli deterge
il viso con un telo quadrato, sul quale resta impressa l’immagine del Suo
volto. Inizia così la tradizione profana che vede nella Veronica la “vera
icona”, cioè l’immagine originale, del volto di Cristo. Il telo dipinto con il
volto di Cristo (mandylion) viene considerato, quindi, come un vero ritratto.
La fede popolare attribuisce all’icona potere miracoloso, così come accadeva
per tante reliquie che circolavano in quel tempo in Oriente e in Europa. Celebri sono i teli di Edessa, in Mesopotamia, di santa
Maria Maggiore, a Roma, di san Giovanni in Laterano (ora in Vaticano), sempre a
Roma, della chiesa di Santa Croce a Gerusalemme. Numerose sono anche le tele
dipinte e le sculture nelle quali molti artisti si sono cimentati nella
rappresentazione del santo volto, prendendo spunto dalle prime icone orientali
e da quelle romane, con grande perizia stilistica e dovizia filologica.