Metamòrphosis

Saba Masoumian e Amedeo Abello, Iacopo Pasqui, Matilde Piazzi
Galleria San Fedele 17 novembre, ore 18,30

 

Il tema della metamorfosi, da greco μεταμορϕόω cioè «trasformare», formato da μετα (oltre) e da μορϕή «forma», attraversa la cultura dell’Occidente. Tutto scorre, πάντα ῥεῖ, dice il celebre aforisma attribuito a Eraclito. Tutto diviene, senza mai conoscere un momento d’arresto. Ogni cosa è soggetta a un continuo mutamento. Se da un lato nella mitologia una metamorfosi definitiva da una forma all’altra tende a fondare e a fissare le origini del cosmo, dall’altro lato una metamorfosi temporanea simboleggia spesso il superamento dei limiti e il potenziamento da parte dell’uomo. In ogni caso, un vero e proprio cambiamento è in atto. Anche per la fede cristiana l’esistenza è chiamata a trasformarsi nel tempo, non solo perché il corpo è destinato naturalmente a invecchiare e infine a morire. Tuttavia, in che modo? Attraverso una continua conversione.

Pensiamo solo a San Francesco d’Assisi. Il suo corpo è segnato, meglio, trasformato dalle stigmate, sigillo dell’amore di Dio impresso nella sua carne. Se la sua vita è continuamente tesa a un’imitazione di Gesù sine glossa, Francesco giunge ad assimilare e a vivere il senso più profondo della sua vita, fino a diventare un alter Christus. A una mutatio animi, a una trasformazione del proprio animo, segue così una mutatio corporis, un mutamento del corpo, a tal punto che vedendo Francesco riconosciamo Cristo stesso.

Il tema della metamorfosi è stato affrontato dai giovani artisti molto liberamente, soprattutto mettendo in luce il rapporto tra identità personale e realtà esterna. La nostra identità personale è in continua osmosi con gli spazi che viviamo. In che modo tematizzare la relazione io-mondo?

Saba Masoumian, persiana di Teheran, vincitrice del Premio San Fedele 2015/2016 e del Premio d'Arte Città di Treviglio 2016, ci mostra interni di un’abitazione abbandonata, in cui riconosciamo i segni del passare di un tempo che fanno emergere memorie lontane, rivelando drammi profondi, violenze subite, drammatiche lacerazioni. Tutto sembra parlare di una morte avvenuta, ma anche di un insopprimibile desiderio di riscatto, di una redenzione possibile. Come se il dolore chiedesse di trasformarsi in speranza. Se Amedeo Abello, attraverso una serie di ritratti in bianco e nero e alcune immagini visionarie che ritraggono una natura sconfinata, ci riconduce al fluido rapporto tra identità personale e mondo che ci circonda,  il fotografo Iacopo Pasqui riflette sul tema della metamorfosi, accostando tra loro una serie di immagini luminose, abitate da una luce dolce e intensa allo stesso tempo, facendo emergere una trasformazione interiore, l’aspirazione verso una dimensione assoluta, trascendente, metafisica. Matilde Piazzi presenta due progetti: se il primo è centrato su fotografie tratte da un archivio di ritratti di pazienti di un ospedale psichiatrico, in cui volti femminili sono sovrapposti a immagini della calotta celeste, come a significare il loro desiderio di proiettarsi in un mondo pacificato, il secondo è un docufilm fatto di fotogrammi ripresi in Etiopia, sui temi dell’identità e del rispetto.

I giovani artisti hanno dunque messo in scena metamorfosi interiori, passaggi dello spirito.

 

fino al 16 dicembre 2016
martedì – sabato 16,00/19,00

al mattino su appuntamento

 

Con il contributo di Fondazione Cariplo