mostra a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati,
Michele Tavola
Di fronte al clamore e alla ricerca del sensazionale di
tanta arte contemporanea, le opere realizzate dai giovani artisti del Premio
San Fedele e presentate nella mostra Ricerche nel quotidiano. Andrea
Francolino, Afran e Silvia Inselvini a confronto appaiono al contrario
meditative, riflessive, ponendo al mondo contemporaneo domande concrete, seri
interrogativi, senza clamore né sterile desiderio di stupire o sbalordire.
Andrea Francolino, vincitore del Premio San Fedele giovani
artisti 2014, realizza piante di centri commerciali che si presentano come
reperti archeologici, con crepe e fenditure lasciate dal tempo. Da un lato
esprimono l’attualità del nostro tempo presente, presentandoci luoghi oggi
molto noti e affollati, dall’altro dichiarano una storia passata, facendo
emergere come tutti gli spazi in cui si celebra un rapido e affrettato
«consumo» siano destinati a svanire nel tempo, a perire, a dissolversi. Non
solo, Francolino crea scaffali pieni di prodotti sbiancati, che paiono giungere
a noi come da un tempo indefinito. Quasi fossero statue antiche, sembrano posti
in un qualche scaffale della nostra memoria, rivelandosi come oggetti di un
tempo perduto di cui sono consegnate pallide ombre.
Molto diversa è la ricerca dell’artista africano Afran,
giunto secondo classificato e vincitore del Premio Rigamonti. Ispirandosi alla
cultura Fang da cui proviene, il giovane autore realizza un totem,
re-interpretandolo in chiave pop, attraverso l’utilizzo di frammenti di jeans,
tessuto oggi particolarmente conosciuto e diffuso in tutto il mondo. Arte e
antropologia si uniscono così in modo indissolubile, nella realizzazione di
un’opera che si presenta come una colonna ambigua e inquietante, che il giovane
autore presenta come una Torre di Babele. Si tratta forse della denuncia del
consumismo contemporaneo che pervade ogni angolo del globo, diventando così
simbolo dell’idolatria che l’uomo pone verso quanto produce e rapidamente
distrugge?
Con l’opera I giorni, Silvia Inselvini, segnalata dai
curatori del Premio, presenta un lavoro che nasce da un lungo percorso di
riflessione, come se fosse la messa in atto di un rituale. Due grandi stampe
fotografiche riproducono i cento fogli di carta semitrasparente sui quali
l’autrice ha fatto in modo che i singoli chicchi di riso, da lei intinti
nell'inchiostro e poi passati sulla carta, lasciassero traccia della pressione
esercitata. Accanto alle stampe fotografiche, da un lato una scatola di carta
contiene i fogli che hanno accolto il passaggio della mano e del riso, mentre
dall'altro lato, gli stessi chicchi di riso, anneriti, si fanno testimonianza
del lavoro compiuto. Il gesto assume un ruolo fondamentale: giorno dopo giorno,
la ripetizione dell’azione diventa meditazione sul senso del nostro agire, che
come il ripetersi di una preghiera si fa denso di senso. Si tratta dunque di
una mostra tanto «silenziosa», quanto intensa e profonda nella sua capacità di
farci riflettere su alcune dimensioni fondamentali del mondo di oggi.