Evasioni creative a San Vittore, complice l’Accademia di Belle Arti di Brera. Volti nascosti, mani che lavorano, un mondo spesso sconosciuto. Scopino, spesino, portavivande, tabelliere: parole anonime che assumono significato attraverso la verità del racconto fotografico grazie al progetto Uomini Dentro, inedito laboratorio creativo nato per raccontare la vita e il lavoro quotidiano del carcere.
Un progetto/laboratorio fotografico risultato dell’incontro tra Carolina Farina, Filippo Messina e Gloria Pasotti con 21 detenuti e detenute della Casa Circondariale Milano “San Vittore”, che hanno accettato di essere guardati nell’interezza di un incontro non accidentale ma cercato.
E così, il lavoro e la quotidianità dei ristretti, dopo un calendario di workshop teorici e pratici di fotografia base, sono stati raccontati attraverso immagini in bianco e nero di grande intensità espressiva.
L’esposizione è infatti solo il coronamento di un lungo percorso che ha visto svilupparsi una forte sinergia fra studenti e detenuti, impegnati prima in una serie di workshop teorici e pratici sulle basi della fotografia e, successivamente, nella realizzazione di scatti che fossero testimonianza della vita e del lavoro all’interno del carcere. Da questo incontro non casuale, è nata una fotografia cruda ma sincera: scatti in bianco e nero dalla forte valenza simbolica, primi piani senza volto, dettagli di mani a lavoro che ci raccontano un mondo sconosciuto ai più;
Questa fotografia cruda e senza fronzoli rivela, nella sua semplicità, un mondo interiore pregno di sentimenti e speranze; come scrive Mirna, detenuta a San Vittore, riguardo al suo lavoro nel laboratorio di sartoria del carcere: “Per me è come un rifugio. Quando sono al lavoro dimentico dove mi trovo e mi fa evadere con la mente. Grazie a Dio che c’è!”
Gli scatti in bianco e nero, i soggetti senza volto, gli abiti da lavoro, i dettagli degli strumenti, ci restituiscono uno spaccato di vita inedito e ricco di dignità, un urlo strozzato in gola di uomini e donne fragili che non si arrendono e cercano il loro riscatto anche attraverso l’arte. La macchina fotografica diviene in questo contesto un’affermazione di esistenza per chi, invisibile e rimosso, desidera un’opportunità di riscatto e integrazione attraverso il lavoro e, perché no, attraverso l’arte.
“Noi esistiamo”: è questo il primo messaggio che ci trasmettono le detenute e i detenuti attraverso l’esposizione dei loro scatti. Ma ci sono tante altre emozioni in questa mostra tutta da scoprire.
In occasione delle festività di novembre (chiusura nei giorni 1-2-3), la galleria aprirà il giorno lunedì 29 ottobre (al mattino su richiesta). Fino al 14 novembre 2012.