La Galleria San Fedele propone la mostra Wurmkosfigure di Wurmkos, laboratorio di arti visive, creato nel 1987 da Pasquale Campanella con gli utenti della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione di Sesto San Giovanni.
Si tratta di un gruppo composto da persone disagiate e non, da artisti, da critici, da chi è interessato alla realizzazione di un progetto. Il desiderio è quello di creare opere collettive in cui le singole individualità possono esprimersi al meglio delle loro possibilità, all’interno di una dinamica comunitaria. Una sfida, dunque, che appare rivolta contro tanti aspetti dell’arte contemporanea e alla sua idolatria verso gli artisti “star”, che si creano e si disfano secondo le esigenze del mercato, del gusto...
Il rapporto tra arte e disagio psichico è il luogo di un’esperienza comune. Al centro della creazione artistica è la relazione con l’altro, con tutte le sue differenze e prerogative. La produzione dell’opera nasce nel momento in cui le persone, insieme, danno avvio a un iter creativo che si sviluppa nel tempo, in una continua progettazione e ri-progettazione, come se l’opera si svelasse, lentamente, grazie all’apporto di ciascuno. “Il lavoro di Wurmkos - spiega Pasquale Campanella - si configura come un work in progress, dove le scelte progettuali vengono determinate in itinere seguendo una pratica che si fonda sull’indeterminatezza, intesa come capacità di scelta che si sviluppa momento per momento. L’attività del gruppo prende forma come evento e non come costruzione di opere fini a se stesse: si configura come un’opera in divenire in cui è importante il processo come esperienza”. Si tratta di un lavoro in cui anche le persone esterne possono partecipare al progetto. In questo senso, la proposta di Wurmkos assume un forte carattere etico. Non ci può essere arte nel momento in cui le finalità sono prevalentemente di tipo economico o in cui la preoccupazione è la creazione di un’arte autoreferenziale senza contenuti. L’espressione estetica di Wurmkos, al contrario, è il luogo in cui una “comunità” esprime attraverso l’arte una ricerca di senso che va comunicata, un’urgenza espressiva che non può essere sottaciuta, in quanto parla dell’esistenza dell’uomo. È l’esperienza di chi ha il coraggio di sondare e di vivere le dimensioni più profonde della vita. È l’esperienza dell’elogio della relazione.