Durata:148'
Biglietto:7,50 € - Studenti 4€

Dolor y gloria

San Fedele 1
Auditorium 14 novembre 2019, ore 15.15 e 20.45
Regia: Pedro Almodóvar
Film
2019
Italia
Il regista Salvador Mallo si trova in una crisi sia fisica che creativa. Tornano quindi nella sua memoria i giorni dell'infanzia povera in un paesino nella zona di Valencia, un film da cui aveva finito per dissociarsi una volta terminato e tanti altri momenti fondamentali della sua vita.



Commenti del pubblico

VOTO: buono
Si presenta subito il vecchio Almodóvar, si mette a nudo dentro a una piscina e proietta le immagini delle sue lunghe malattie così come ha imparato a conoscerle attraverso grafici, radiografie e rappresentazioni in 3D tratte dai quei libri dove le malattie hanno disegno. E capiamo che è l'inizio di una lunga confessione affidata ad un attore a cui ha trasferito se stesso quasi con innocenza. Così dopo i suoi ricordi di bambino si passa a quell'età dove la paura lo ha spinto all'uso dell’eroina, quando tormentato dal desiderio subito rinnegato di continuare a fare cinema, si lascia convincere a tornare in scena e a riscoprire emozioni che pensava di aver dimenticato. Antonio Banderas è qualcosa di più dell’attore che interpreta il suo doppio, è Almodóvar che ha deciso di parlare di sé, è l’uomo che conosce così bene il suo regista da prestargli corpo e cuore, fino a confonderci e annullare ogni finzione. Tutto appunto con la massima naturalità.
Luisa Maria Alberini

VOTO: da premio
Pedro Almodóvar realizza con Dolor y gloria un gran film: regista sopraffino che utilizza molto bene l'espediente del film nel film, racconta qui della sua gioventù e di come i sentimenti sopiti o dimenticati in un cassetto possano aiutarlo a superare il degrado continuo del suo fisico, che inevitabilmente condiziona il suo spirito.
Coadiuvato da attori di grande spessore, e da una fotografia che impreziosisce la già brillante sceneggiatura, Almodóvar ripercorre le tappe della sua infanzia con tratto leggero e delicato, facendo sì che il punto di vista del bambino Salvador sia esattamente il suo oggi.
Cosi il rapporto con la madre, intenso e ricco nei passaggi di dialogo oggi, e sempre dominato dall'appoggiarsi a chi il bambino riconosce come forte guida, a differenza del padre quasi evanescente ieri, è uno dei momenti più lirici del film, assieme all'esperienza dell'eroina, al rapporto con il teatro che rimane uno dei suoi amori, ai sentimenti per i suoi amanti, ed al primo desiderio che il bambino sperimenta quando spia il muratore che si lava.
Dialoghi intensi, sonoro all'altezza, il film è opera decisamente autobiografica, e come tale viva e piena: il settantenne di oggi ha ancora l'interesse per la ricerca che il bambino aveva, e il passare degli anni è solo un modo di far maturare le esperienze ed  i sentimenti, che rimangono forti anche se leggermente mutati sopratutto nell'intensità, ma certo non nella spontanea semplicità.
Giulio Koch

VOTO: da premio
Il regista Salvador soffre per l'età che avanza, la solitudine e i problemi di salute che non gli portano solo la depressione ma anche un flusso di ricordi: la madre dal carattere molto forte, l'amante affettuoso, il primo attore inquieto. Ma è il casuale ritrovamento del ritratto che a Salvador fece un imbianchino quando era un bambino appassionato lettore, a testimoniare che il passato è sempre pronto a incombere quando meno lo si aspetta.
Film splendido in cui Almodóvar traccia il suo bilancio esistenziale che ora stupisce ora commuove. Eccellente l'interpretazione di Antonio Banderas che conduce per mano lo spettatore in questo viaggio interiore. Tutto è perfettamente bilanciato: la sceneggiatura, la fotografia e la recitazione di tutti gli attori.
Caterina Parmigiani

VOTO: ottimo        
Menzione per la regia e l'interpretazione.
Subito Banderas mi si è mostrato come la persona più adatta ad interpretare il personaggio che certamente rappresenta lo stesso Almodóvar: occhi tristi, stanchezza, un'esistenza divisa fra fare arte e vivere arte. La memoria è protagonista di buona parte del film; mi sono sembrate immagini “prepotenti”, imprescindibili. Ma nella parte centrale della narrazione altri sentimenti (rancori, dolori, preoccupazioni) occupano uno spazio significativo. Salvador ritrova chi, trent'anni prima, lo ha condizionato, lo ha trasformato. Mi ha colpito il dialogo fra due uomini in passato legati. È un dialogo inaspettatamente virile. Quando nella terza parte del film ricompare la madre, l’autenticità del racconto diventa davvero alta. Ciò che è reale. Ciò che è immaginario: due livelli che si sovrappongono e danno profondità e concretezza a questa bella narrazione. “Le scoperte tardive sono quelle peggiori”.
Alessandra Casnaghi

VOTO: da premio
Ricordi di infanzia e di amicizie. Figura materna e paesaggio natale ove donne operosamente felici lavano e stendono panni al sole. Vita vissuta a teatro e nel cinema che ormai il protagonista evita come il contatto diretto col suo pubblico. Ci viene mostrata subito, attraverso inquadrature e particolari, la predisposizione alla bellezza, al canto, alla creatività nell'insegnamento e poi anche nella scrittura e scoperta conoscenza, realizzazioni di testi e messe in scena, esperienze e attitudini ora temporaneamente lasciate ma fatte ripercorrere a noi spettatori. A partire dai paesaggi e dalla grotta-casa, ove si poteva osservare il cielo, i ricordi ritornano ai lavori eseguiti dal giovane muratore nella grotta - in accordo con la madre e come scambio per le lezioni di lui bambino. Sul retro del disegno ritrovato da adulto una dedica ed un indirizzo. La vita del protagonista sarà nel cinema e nel teatro ma quando non potrà scrivere e dirigere per i forti dolori, cerca rimedi di rifugio che saranno solo apparenti, temporanei ed estranianti. Solo riprendendo le sue capacità con il riavvicinamento all'amico detestato per anni (credeva avesse rovinato un suo film) e solo dopo avergli affidato generosamente la sua ultima sceneggiatura perché la interpreti come regista e attore, sembra ritrovare un nuovo maturo equilibrio. Ripetute inquadrature nel film mostrano gli ambienti e gli interni di una casa simbolo del benessere raggiunto. Più volte è inquadrata la lampada “Eclisse” (compasso d’oro del design italiano) composta da due semisfere ruotanti su sé stesse che possono rendere diverse intensità di luce. Chi la guardi, a lampada accesa ed a emisfero interno bianco chiuso, può vedere solo una debole luce a forma di corona circolare. Agendo e ruotando di un mezzo di giro la parte interna bianca si ottiene una luminosità data dalla metà di lampadina in mostra. La massima luminosità si ottiene solo quando la lampadina è tutta scoperta ma proseguendo nello stesso senso di rotazione si torna a vedere solo la corona circolare che simula nuovamente una eclissi. Queste inquadrature ripetute paiono essere scelte volute e l’oggetto un simbolo paragonabile a come i progetti evolvano sia nelle professioni che nella vita.
Adele Bugatti Di Maio

VOTO: da premio
Molto lontano dalle provocazioni e dai paradossi dei film giovanili, quest'ultimo film di Almodóvar si distingue per la sincerità e il pudore con cui il regista ripercorre la sua vita, i suoi ricordi, le sue emozioni. Le tinte forti di un tempo qui sono tutte risolte nei colori luminosi e squillanti della casa del protagonista, dei capi d'abbigliamento suoi e di sua mamma, dei quadri che colleziona e delle ceramiche della tradizione spagnola, e tutta questa policromia, vivace e rutilante, si affianca a un racconto più sommesso e intimista, ma vivo e maturo, in una disamina profonda e attenta a ogni minima sfumatura dei sentimenti o sussulto dell'anima. La strada verso il successo, la gloria, si è intrecciata spesso a quella della sofferenza, il dolore: l'infanzia povera, l'imposizione di una scuola religiosa mai accettata, le relazioni tormentate, la dipendenza dalla droga, i periodi artisticamente improduttivi, il rapporto stretto con la madre, che vicina alla fine gli confesserà di essere stata in parte delusa della vita del figlio. Un mosaico di tessere ricomposte con onestà e lucidità, sensibilità e poesia, una necessaria riflessione sul passato per riprendersi la vita con maggiore consapevolezza.
Lucia Donelli