Età consigliata:Maggiori di 14 anni
Biglietto:5 euro

Drag Me to Hell

San Fedele 3
Auditorium 26/02/2010 20:30
Un film di Sam Raimi. Con Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver, David Paymer, Dileep Rao. Horror, Ratings: Kids+13, durata 99 min. - USA 2009

Il personaggio centrale delle vecchie storie gotiche era la damigella in pericolo: ed è ancora così; salvo che la fanciulla, adesso, lavora per una banca come specialista in credito immobiliare. E qui cominciano le sue disgrazie; perché Christine, pur di far carriera, rifiuta di prorogare il credito della signora Ganush, vecchia gitana che le lancia una maledizione. C’è in gioco un posto all’inferno per l’ambiziosa Christine; che, tra vomitate di sangue e vermi, e ombre artigliate, deve affrontare anche un pranzo con la ricca mamma del fidanzato, strega borghese ma non meno malefica della zingara. Tra uno Spider-man e l’altro, Sam Raimi torna a quel misto di orrorifico gore e humour a denti stretti che lo fece conoscere con la serie “La casa”. Una serie B con i fiocchi; in cui, volendo, il “cattivo” è la banca: diventata, dopo lo scoppio della bolla speculativa, una minaccia ben peggiore delle streghe.

R. Nepoti, La Repubblica, 18 settembre 2009

 

Il nuovo film di uno dei maestri dell’horror diverte più che fare paura. I colpi di scena si susseguono ma sono il più delle volte attesi e quindi suscitano quel tipo di brivido che è causato dal gratificante pensiero di avere previsto l’accaduto.

Come però sa fare chi conosce bene le dinamiche del genere Raimi non si limita a trasportare lo spettatore nel tunnel degli orrori di un parco divertimenti a 35 millimetri (nel quale è bene stare attenti a tutto e, in particolare, alle mosche) ma affronta anche un livello più alto.

Christine rappresenta quei tanti che,pur essendo fondamentalmente onesti, in questo mondo in cui la precarietà del lavoro domina si trovano quasi costretti a far tacere un angolino della loro coscienza, per andare avanti. L’horror molto spesso, al di là di quello che ne pensano i detrattori che però non lo conoscono, punta a una morale finale. Anche in questo caso lo fa.

Christine ha fatto del male a qualcuno, trovando delle giustificazioni che sono comprensibili ma non sufficienti. Basta questo per trascinarla trascinarla all’Inferno ? Sembrerebbe di sì.

Giancarlo Zappoli, MyMovies

 

“Mentre stavamo scrivendo Darkman nel 1989, io e mio fratello decidemmo di scrivere anche un breve racconto horror, che abbiamo poi trasformato, allungandolo, in Drag Me To Hell a metà degli anni ‘90”, dice Raimi. “All’epoca eravamo entrambi molto impegnati in altri progetti e non avevamo la possibilità di continuare a lavorarci su. Poi sono arrivati i film di Spider-Man, ed è stato solo quando ho completato la serie che mi sono reso conto che volevo tornare a girare un thriller”.

 

Alison Lohman: «Per girare la scena della colluttazione in macchina ci sono volute circa due settimane. In particolare è necessario essere precisi e allo stesso tempo far sembrare tutto caotico, frenetico e il più spontaneo possibile, come quando faccio saltare la dentiera della signora Ganush sul sedile anteriore. Sono momenti tipici del cinema di Sam Raimi, con questa donna anziana, Lorna Raver, che ti rosicchia il mento e ti sbava sulla faccia. In effetti, quando leggi la sceneggiatura, c’è tutto descritto dentro: “lei le succhia il collo”. E io pensavo ‘Oh, sì, d’accordo, sta solo rendendo più fiorita una scena da leggere’. No, lui intendeva proprio succhiare il collo. Non avevo idea che l’avrebbe fatto sul serio fino a quando non abbiamo girato (ride)».

 

Scheda (de)genere

a cura di Andrea Lavagnini, Francesca Mazzini e Giuseppe Zito S.I.

invia le tue integrazioni a sf3@sanfedele.net

 

Introduzione

Il film che stiamo per vedere è un vero e proprio horror, che può suscitare reazioni molto diverse: paura, risate, orrore. Lo scopo di questo cineforum è proprio quello di confrontarci, come pubblico, con generi molto diversi. Questo film, acclamato nel suo genere, probabilmente entusiasmerà alcuni e disgusterà molti. Proviamo però ad andare oltre il nostro gusto personale e a domandarci perché il film genera in noi certe sensazioni e se abbiamo qualcosa da impararne.

Il genere horror serve a esprimere le paure più profonde di una società. Non a caso uno dei grandi classici degli anni ’50 fu L'invasione degli Ultracorpi di Don Siegel (1956), che cercava di portare lo spettatore in un'atmosfera della Guerra Fredda. Gli alieni vengono usati come metafora per parlare della paura dell’invasione del pericolo rosso. In un mondo sempre più influenzato dalla scienza si va anche affermando l’archetipo dello scienziato pazzo, che perde il controllo della propria scoperta: La maschera di Frankenstein (1957), L'esperimento del dottor K, Ultimatum alla terra. Nel anni ’60 l’horror assume più i tratti del thriller psicologico alla Hitchcock, dove il male viene dalle profondità dell’uomo o da una natura impazzita (Gli uccelli). C’è poi il grande fenomeno degli zombie, il cui caposaldo è La notte dei morti viventi (1968), di George Romero, una critica sociale alla cultura militarista e repressiva. Negli anni ’80 torna la paura degli alieni (Alien), a questo punto più simili agli immigrati che ai comunisti. Insomma l’horror serve a dare un volto alle paure che serpeggiano nell’inconscio di un’epoca e a mettere in guardia contro i pericoli di una società. Un po’ come una volta si assisteva con gusto a processioni macabre o sacre rappresentazioni, che servivano a suscitare paura ed orrore nei confronti del peccato, del male.

Quali sono le paure e i mali su cui fa leva questo film?

 

Elementi di senso

La maledizione si sviluppa come una malattia: viene contratta per un’azione o un contatto e ha un suo tempo di incubazione (tre giorni), dopo di che porta i suoi effetti nefasti. La maledizione agisce inoltre dall’esterno (percosse e infine rapimento) e dall’interno (mosca che causa allucinazioni).

Il male viene associato ai soldi, ai mutui sub-prime che hanno innescato la recente crisi finanziaria, al carrierismo, all’avidità, ma anche agli zingari e alla magia nera. Il bene, potremmo dire, o comunque il rimedio al male, viene associato al mondo religioso (indiano e cattolico latino) e ad altri stranieri (sensitivo indiano, e medium latina). I protagonisti sono estranei a tutti questi mondi, sono cittadini medi americani, piccolo borghesi poco religiosi, che però non possono sfuggire dal contatto con questo mondo misterioso.

Viene poi molto sottolineata la libertà di scelta della protagonista nel non dare un’altra proroga alla signora. Lo fa per fare carriera, ma quell’azione di mancanza di misericordia porterà delle conseguenze ineluttabili. Viene sottolineato un fortissimo legame causa-conseguenza di carattere morale: a un’azione cattiva segue una conseguenza (punizione?) altrettanto cattiva, ma in un ordine di grandezza sproporzionatamente superiore. È legato forse all’immaginario della formazione religiosa (cattolica) di Raimi, che minacciava punizioni terribili per peccati tutto sommato veniali. Anche la confessione finale della colpa col fidanzato non serve a salvarla.

Del film si potrebbe dare anche una lettura psicologica, per cui la protagonista viene rosa dall’interno dei suoi sensi di colpa.

Hitchcock viene citato in più punti, soprattutto per le somiglianze con la protagonista di Psycho, la causalità morale e la scena della doccia. Anche Hitchcock era di formazione cattolica.

 

Giudizi

Suggestivo esorcismo del male del nostro tempo, puro divertimento per amanti del genere, o inutile idiozia per perditempo?