Durata:122'
Biglietto:7,50 € - Studenti 4€

I fratelli Sisters

San Fedele 1
Auditorium 3 ottobre 2019, ore 15.15 e 20.45
Regia: Jacques Audiard
Film
2018
Francia, Spagna, Romania, Belgio

Oregon, 1851. Eli e Charlie Sisters sono fratelli e pistoleri virtuosi al servizio del Commodore, padrino locale che li lancia sulle tracce di Herman Warm, cercatore d'oro fuggito in California. L'uomo ha messo a punto un processo chimico per separare l'oro dagli altri residui minerali su cui il Commodore vuole mettere le mani. A cavallo, i Sisters avanzano verso il loro obiettivo per torturarlo e poi piantargli una pallottola in testa. A precederli nella caccia è John Morris, investigatore umanista che ha il compito di rintracciare Warm e trattenerlo fino all'arrivo dei due sicari. Ma il chimico è pieno di sorprese e finisce per sorprendere Morris, coinvolgendolo nella sua impresa: trovare l'oro e costruire una società ideale a Dallas.



Commenti del pubblico

VOTO: da premio
Con il pretesto del western, 'The Sisters Brothers' propone numerosi spunti di riflessione ed offre un panorama articolato, difficile da descrivere in breve: si spazia dalla violenza alla tenerezza, dall'avarizia alla generosità, dall'utopia ad una realtà impietosa, dal materialismo all'amore declinato in tutte le sue forme, persino in quella più alta, perché tutto viene perdonato e superato attraverso l'abbraccio della vecchia madre. Un western con l'anima, toccante e sorprendente, drammatico ed ironico, semplice eppure complesso. Da rivedere.
Giuseppe Saraceno 

VOTO: discreto
C’era una volta il film western o c’è oggi il film western? Film che si rifà a un ben preciso topos, I fratelli Sisters ripropongono il genere forse più celebre nella storia del cinema prendendone immediatamente le distanze. I colori sono quelli, i marroni dei primi piani, i grandi cappelli, il nero quando le pistole sparano ed è soprattutto al fuoco che va dato evidenza, e poi il tentativo di costruire due eroi che invece di fronte al compito loro assegnato sono due uomini pieni di dubbi. Il finale annulla ogni buona o cattiva intenzione: la caccia all’inventore della formula che dovrebbe far emergere l’oro si conclude con un patto di amicizia che porta tutti al disastro. E per i due protagonisti a un ritorno dalla mamma che è sorpresa nel vederli arrivare. A conclusione nessun applauso si è alzato dalla sala. Vorrà ben dire qualcosa.
Luisa Maria Alberini

VOTO: buono
L'elemento che più caratterizza questa pellicola western di Audiard, è una regia attenta, precisa, che tocca tutte le tonalità contrastanti del tema scelto, dal significato della fraternità, al rapporto non risolto con un padre violento, dal feeling fra Morris e Warm, che romanticamente sognano una società perfetta, alla brutale e selvaggia atmosfera che circonda i fratelli Sister, dalla bellezza dei paesaggi, alla violenza delle sparatorie, non disdegnando accenti umoristici (la morte del Commodoro) anche se noir, e avventure memorabili.
E le tocca in modo asciutto e neutro senza forzare lo spettatore, ma proponendogliele in modo piano e quasi consequenziale.
La foto è all'altezza della regia, la recitazione meno, i dialoghi non brillano per originalità, la sceneggiatura è sicuramente un po' carente. Ma il vero tema della pellicola, e cioè la nascita del mito americano sulla base della violenza e della prepotenza, viene solo adombrata e lasciata in ombra, di fronte ad un cammino dei protagonisti dalla normale bestialità ad una parvenza di umanità, senza però fare alcuna ammenda del precedente cammino: il che lascia molto amaro in bocca.
Un po' lungo il film, il montaggio direi all'altezza, le musiche praticamente irrilevanti. Certo non una pellicola da meriti speciali.
Giulio Koch

VOTO: ottimo
Il pluripremiato regista Audiard (negli anni ha vinto in tutti i principali festival), presenta una versione aggiornata della grande corsa all'oro del 1851. Il film, ben accolto da pubblico e critica al momento della sua presentazione a Venezia 2018, narra la storia dei fratelli Sisters, uomini di forza di un non meglio identificato capo manipolo, detto il commodoro, che vuole vendicarsi di collaboratori troppo perspicaci e di un novello detective di cui non si fida completamente. Del resto quali siano i sistemi usati dai nostri lo raccontano le sequenze iniziali: prima si spara e poi si chiede. Ambientato, come il libro a cui si ispira, in un Oregon, non ancora stato federale, ma oggetto di conquista dei cacciatori di pelli e dei cercatori d'oro è un film western tutto bianco, potremmo dire, visto che non vi compaiono riferimenti alle tribù locali, gli indiani di una volta, ma sopratutto ci pone delle  domande su cosa inseguano e soprattutto da cosa fuggano tutti i personaggi della storia. Se il primo punto appare subito chiaro, il motivo della fuga, che inconsciamente, intraprendono  i fratelli Sisters e gli altri protagonisti, tutti ben  interpretati, lo scopriamo poco alla volta. Tutti hanno un background familiare assai complesso soprattutto con una figura paterna troppo ingombrante, e per quanto riguarda i protagonisti, ci troviamo di fronte ad un fratello pronto allo scontro in ogni occasione, mentre l'altro è più materno e forse anche più materiale, meglio dire razionale, nell'affrontare i vari episodi in cui si imbattono. L'obiettivo comune a tutti è la ricerca di se stessi e di un qualcosa che la vita non sembra aver loro concesso. Alla fine le condizioni al contorno, l'ingordigia del tutto e subito, rovina il buono appena costruito; chi troppo vuole nulla stringe dice il proverbio. Il finale, forse un po' troppo lungo, sa di quiescenza dei tormenti vissuti, il ritorno a casa sa di logica conclusione della storia e magari del genere western più generale. Mi sono però domandato anche se, nel suo inconscio, il nostro pluripreminato di cui sopra, non abbia, con questo film, voluto cancellare, per similitudine, dalla propria vita lavorativa l'ombra di suo padre anch'esso regista e sceneggiatore!
Edoardo Imoda

VOTO: ottimo
Pur in un racconto ben strutturato il regista riesce a scardinare il genere western e a creare un film interessante con ottimi attori perfettamente calati nella parte.
Caterina Parmigiani

VOTO: ottimo
Menzione per l’interpretazione e la fotografia.
Un western serio, drammatico, ricco di contenuti. In parte anche una commedia. Audiard non ci racconta solo una storia superficiale, non ci intrattiene; profondamente ci pone sotto gli occhi e nella mente vicende che ci impongono una riflessione. Grandi cose che danno un senso alla vita. Un film di contrasti, di opposizioni (anche il titolo è contrastante). L’interpretazione dei quattro protagonisti è eccellente: John Reilly e Liz Ahmed sono perfetti. La conclusione un po’ consolatoria non mi è dispiaciuta: rimanda inevitabilmente ai sentimenti arcaici, differenti ma reali, dei due fratelli. “Possiamo uccidere chi ci pare qui. Questa è Babilonia”.
Alessandra Casnaghi

VOTO: ottimo
Un western atipico, di regia francese, che ci sorprende per il ribaltamento dei cliché tipici di questo genere cinematografico: già il titolo è emblematico, contenendo implicitamente una contraddizione, o forse, due facce della stessa realtà. In un'epoca di ridimensionamento del mito dell'uomo forte e del culto della virilità, i cow-boy protagonisti, pistoleri imbattibili, pur al soldo di un Commodore senza scrupoli, non esitano a mostrare le loro fragilità e a coltivare il tarlo del dubbio: analizzano il loro passato e parlano senza remore di rapporti conflittuali col padre, piangono la morte dell'amato cavallo, considerato non più solo come un mezzo di trasporto, ma come un fedele amico, dalle prostitute non pretendono prestazioni sessuali, ma implorano affetto e gentilezza, per tornare alla fine tra le braccia della vecchia mamma, che, non avendoli riconosciuti, li accoglie invece a schioppettate. Un film gradevole, pieno di sorprese, perché non bisogna mai dare niente per scontato.
Lucia Donelli