Durata:148'
Biglietto:7,50 € - Studenti 4€

La vita invisibile di Eurídice Gusmão

San Fedele 1
Auditorium 5 dicembre 2019, ore 15.15 e 20.45
Regia: Karim Aïnouz
Film
2019
Italia
Eurídice e Guida sono due ragazze che crescono nella stessa famiglia rigida e conservatrice. Quando Guida fugge una notte per incontrare il suo amante, Euridice acconsente di reggerle il gioco. Guida però non farà ritorno, sceglierà di sposarsi all'estero e la lontananza tra le due sorelle diventerà presto un abisso insuperabile quando il padre di entrambe deciderà di eliminare la peccatrice Guida dalla memoria della famiglia, impedendole di avere qualunque contatto con sua sorella.



Commenti del pubblico


VOTO: ottimo
Soltanto lettere tra Eurídice e Guida, sorelle legate da un affetto profondo, lettere spedite e mai arrivate, anche se regolarmente consegnate. A chiuderle in un cassetto la madre, che con il marito aveva deciso che Guida era morta, scomparsa il giorno in cui si era allontanata a loro insaputa per seguire l’uomo di cui si era innamorata. Euridice e Guida due donne diversissime l'una dall'altra eppure unite da un sentimento che è bastato a tenerle vicine sia pur attraverso una lontananza inspiegabile superata soltanto da una  possibile motivazione. In quelle lettere Guida rivolge alla sorella il bisogno di rivederla e intanto la immagina seduta al piano, pianista ormai affermata, a Vienna per un grande concerto. Mentre Eurídice dopo aver tentato invano di sapere dove potesse trovarsi la sorella, affida la sua ricerca ad un investigatore. E qui la storia da drammatica si trasforma in giallo. Film che disegna la personalità delle protagoniste con un rigore che possiamo
riportare agli anni in cui il femminismo stava incominciando a mettere in crisi l'idea della donna, custode della casa e proprietà del proprio uomo. O bollando come poco per bene soltanto chi, perché madre di un bambino, non aveva nome da dare a quel padre. Film prepotente nel descrivere un’attesa che rimarrà inconclusa, anche se quel pacchetto di lettere che Eurídice stringe tra le mani quando è ormai molto vecchia potrà forse giustificare. Ma non lo sapremo.
Luisa Maria Alberini

VOTO: buono
Film che il regista costruisce per coinvolgere emotivamente lo spettatore, e ci riesce grazie ad una recitazione molto buona degli attori, grazie ad una fotografia a volte intimista sui volti delle protagoniste, ed a volte a tutto campo in una Rio spettacolare, grazie al fil rouge dell'amore fra le due sorelle che continua anche dopo la morte di Guida e l'annientamento morale e fisico di Eurídice, e grazie ad un repertorio musicale di eccellenza.
Lo spettatore si coinvolge e parteggia per le due sorelle vittime di una cultura che comunque tende ad annichilire la donna, sia nel bene (Eurídice) che nel male (Guida).
Ritmo troppo lento in molte parti del film, sceneggiatura di maniera, luci troppo spesso basse, forse per sottolineare il clima di depressione in cui si svolge il film, regia a mio giudizio un po' oltre le righe, per raccontare una storia che avrebbe raggiunto un risultato anche migliore se avesse sfruttato la grande potenza del cinema che è quella di lasciar intuire le situazioni, anche le più scabrose, senza necessariamente doverle descrivere, ma semplicemente scolpendole con parole o con sguardi, come avviene per i registi più grandi.
Comunque la pellicola risulta godibile in tante parti, e lo sforzo di denunciare una situazione desolante riesce quasi appieno.
Giulio Koch

VOTO: ottimo
Una specie di mosaico, questo buon film brasiliano. L'incipit è straordinariamente vivido, quasi ipnotico. Il mare, gli scogli e poi la vegetazione rigogliosa. Il vento muove le foglie. E conosciamo le due protagoniste. Guida mi pare veda nella sorella una benevola e preziosa confidente delle proprie avventure amorose; Eurídice, invece, trova nella vivace sorella maggiore l'incoraggiamento, di cui ha bisogno, per proseguire con il proprio sogno di diventare una pianista professionista. Senza il reciproco appoggio, poiché vengono crudelmente separate, le due sorelle prendono il controllo dei propri destini, continuando a sperare di potersi ritrovare. Un film quasi melodrammatico, uno dei migliori, in questo genere, degli ultimi anni. Colorato pieno di voglia di vivere, appassionato, equilibrato anche se posto su diversi livelli narrativi. “La gente povera non ha tempo di impazzire”.
Alessandra Casnaghi

VOTO: ottimo
Due attrici splendide interpretano con intensa sensibilità una storia di forte legame di "sorellanza" e di grande dignità che evidenzia sia l'inettitudine sia la superficialità sia la prepotenza degli uomini con cui si rapportano nel Brasile degli anni '50. 
Caterina Parmigiani

VOTO: ottimo
C'è un continuo rapporto tra amore, vita e morte, un canto verso sentimenti forti e che implicano battaglia. C'è la descrizione di battaglie interiori e di gioie condivise. Ci viene trasmesso un quotidiano fatto di cose usuali e contemporaneamente di desideri belli, di aspirazioni alte. La condizione della donna sembra quella di una famiglia felice, nella quale può esprimersi qualunque idea. In realtà è sottesa una mentalità liberticida, che uccide il dialogo, in cui prevalgono convenzioni. Molto bella l'interpretazione delle due sorelle e il legame che riescono a trasmettere. Ci sono delle scene forti di sintesi, come quella di Eurídice davanti alla tomba o il ritrovo delle lettere, che evidenziano le conseguenze del vuoto degli uomini, un vuoto che può essere in parte anche inconsapevole, ma che determina conseguenze oggettive enormi, come spesso accade nella vita.
Andrea Florio

VOTO: ottimo 
Se vogliamo parafrasare il discusso filosofo Heidegger e la sua concezione della storia che progredisce non in modo lineare, ma scandita da "eventi", si potrebbe dire che nel film gli "eventi" seguono in modo indelebile la vita delle due sorelle, quasi mezze parti di un tutt'uno se Eurídice, persa la sorella, appare solo a metà nello specchio nel giorno delle sue nozze.
Poi pensiamo, come ho letto, che la nostra identità è un racconto senza il quale ci perderemmo negli "eventi" senza riuscire a dare loro un senso, ecco che il cerchio si chiude, perché gli "eventi" sono qui scanditi dalle lettere che una sorella scrive e l'altra non riceverà mai.
Film in parte autobiografico perché il regista ha confessato in una intervista che anche sua madre era una donna single, si ispira ad un romanzo di una scrittrice brasiliana trapiantata in USA, narra di due sorelle e dell'amore che le ha sempre unite, ma di fatto tratta della condizione femminile in una civiltà maschilista; ambientato in Brasile negli anni '50 descrive una realtà che in quegli anni si poteva trovare ovunque nel mondo, per analogia ricordiamoci che l'abolizione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore in Italia e avvenuto nel 1981!
Premiato a Cannes e forse in odor di Oscar è molto ben interpretato e nonostante la sua lunghezza, che in alcuni momenti rallenta il racconto, fondamentalmente non fa mancare nulla alla narrazione. Nella vita, quelli che sono considerati errori si pagano cari e se poi li fanno le donne il loro prezzo è ancora più elevato, forse ancora oggi!
Edoardo Imoda

VOTO: da premio
Bellissimo e dolorosissimo film sulla condizione della donna in una società patriarcale, in cui le due protagoniste, due sorelle legatissime l'una all'altra, pur con percorsi diversi e irrimediabilmente divergenti, sono condannate all'infelicità e alla sofferenza più profonde solo e unicamente per la chiusura mentale, l'insensibilità e la crudeltà psicologica degli uomini della loro stessa famiglia, quelli poi che dovrebbero essere loro più vicini: il padre in primo luogo e poi i mariti. Con grazia magistrale, con tocchi leggeri il regista ci accompagna lungo la storia tenendoci agganciati e col fiato sospeso, con ritmo costante e senza cadute, mentre seguiamo le alterne vicende di Guida ed Eurídice che al padre-padrone si rapportano in modo opposto: l'una, più risoluta, sceglie, si ribella e scappa, l'altra, più mite e accondiscendente, si adegua, si adatta e lo asseconda. Eppure nessuna delle due si salva da un destino inesorabile e spietato, che la svolta del finale non rende meno amaro e che impone una seria e onesta riflessione sui danni che causano le rigide convenzioni sociali, l'ottusità e la sopraffazione di genere.
Lucia Donelli