Durata:102'
Biglietto:7,50 € - Studenti 4€

Le invisibili

Diritti...al cinema
Auditorium 19 gennaio 2022 ore 19.45
Regia: Louis-Julien Petit
Film
2018
Francia

Lady D, Édith Piaf, Brigitte Macron, Beyoncé, Salma Hayek e le altre scalpitano davanti al cancello dell'Envol, centro di accoglienza diurno ubicato nel Nord della Francia e destinato a ricevere donne senza fissa dimora. Nascoste dietro agli pseudonimi celebri che si sono scelte per preservare il loro anonimato, cercano e trovano per qualche ora riparo tra quelle mura. Una doccia, un caffè, qualche ora di calore umano le confortano e le rimettono in piedi. Almeno fino al giorno in cui Audrey e Manu, che dirigono con polso e benevolenza il centro, non ricevono lo 'sfratto'. I fondi sono sospesi secondo le disposizioni della municipalità che ritiene il tasso di reinserimento insufficiente e non vuole più dispensare senza risultati. Ma Audrey e Manu con l'aiuto di Hélène, psicologa trascurata dal marito, non si arrendono e decidono di installare clandestinamente un laboratorio terapeutico e un dormitorio.



Commenti del pubblico

VOTO: buono
C’è il giorno e c’è la notte, e c’è un posto dove stare di giorno e un altro dove passare la notte: due luoghi ben distinti per chi non ha una casa. Sono i senza tetto, o anche i senza fissa dimora, per la società ufficialmente gli invisibili. Divisi in due precise categorie: gli uomini e le donne, più che mai lontani gli uni dalle altre. Alle otto del mattino il Centro d’accoglienza Envol apre i cancelli e un gruppo di donne preme per entrare: troveranno un pasto, una doccia e un letto per riposare fino a sera, quando i cancelli torneranno a chiudersi. Ma ad attenderle ci sono soprattutto quattro assistenti sociali che vogliono conoscerle, sapere quello che sanno e possono ancora continuare a fare per essere reinserite nella vita. Quattro donne che un giorno si ribellano alle severe disposizioni  imposte al centro sul quale grava un costo non più sopportabile e per tutti arriva lo sfratto. Film che racconta l’apparente normalità di chi ha perso tutto fuorché la speranza di ricostruire la propria vita con l’aiuto di chi è ancora in grado di capire. Donne vere a cui il regista ha chiesto solo di essere se stesse, attrici non attrici che per un momento hanno voluto appropriarsi di un nome celebre: Brigitte Macron, Lady D, Edith Piaf, Beyoncé.
Luisa Maria Alberini

VOTO: buono
La lotta di un gruppo di donne senza fissa dimora che tenta di r-esistere in un mondo "contro" che difficilmente vorrebbe dare loro una seconda occasione. Le assistenti sociali del centro diurno che le supporta, non riescono nell'impresa di un loro reinserimento sociale che tanto sarebbe gradito al comune che per questo elargisce fondi. Ne consegue la fine della vita ufficiale di quello spazio che risorge però clandestinamente plasmandosi con le abitanti e le stesse assistenti sociali coinvolte in un unico destino. L'uscita dagli schemi e dalle convenzioni, è per qualcuna di loro occasione di rinascita.
Chiara Ghioni

VOTO: buono
Un buon film che ha nell'impegno sociale un contenuto forte ed esplicito. Si ha chiaramente l’impressione che il regista non si sia limitato ad una semplice narrazione di fatti, di situazioni problematiche, ma che mostri ed espliciti chiaramente la propria precisa volontà di agire e di spingerci ad agire sull'aspetto sociale delle nostre relazioni. Un’altra sottolineatura che mi ha suscitato riflessione riguarda il tema dell’obsolescenza, che caratterizza gli elettrodomestici che le protagoniste riparano, ma anche quella che riguarda loro stesse, ritenute irrecuperabili. Le quattro assistenti sociali (anche loro invisibili) combattono, aiutano, consigliano ed ottengono, con fatica e sacrificio, la riconquista della dignità che pareva perduta. La regia mi è sembrata efficace, le interpretazioni quasi sempre credibili, il montaggio - soprattutto nella fase iniziale - un po’ concitato. "Adesso a chi tocca? A tutte, a tutte!"
Alessandra Casnaghi

VOTO: ottimo
Parla del "bene ostinato" il film di Louis-Julien Petit, quello che non si fa bloccare da regolamenti burocratici costruiti su pregiudizi e va diritto al cuore del bisogno dell'altro, del suo dolore che può essere lenito. Le quattro protagoniste presenti a vario titolo nel Centro di Accoglienza diurno rispondono, nel rispetto della Legge, alle esigenze di un gruppo di donne che i casi della vita hanno privato di tutto e quasi della loro identità: spaventate di fronte ad una società da cui si sentono giudicate e condannate, che a malincuore tollera la loro presenza e offre percorsi di reinserimento, preferiscono camuffarsi dietro famosi nomi altrui. Tocca alle quattro protagoniste, pur non prive di difficoltà a livello personale, trovare il coraggio di seguire "l'eccedenza del desiderio" di aiutare, andando oltre le regole cui dovrebbero attenersi e oltre la maschera delle donne, guidandole nel disseppellire dalla loro storia nome, capacità, competenze che ricostruiscano autostima e quindi speranza. Poi tutto sembra ancora una volta infrangersi contro il muro di "coloro che guardano i numeri e non i volti", ma le brecce restano aperte e la rete di solidarietà continua a tessersi piano piano. Contro il pregiudizio di chi sostiene che l'attenzione e la cura gratuitamente offerte deresponsabilizzano e non favoriscono l'autonomia delle persone, alla responsabile del Centro e della disobbedienza civile basterà dire al suo capo di osservare i volti, gli sguardi di quelle che sono state accolte, per coglierne la bellezza, la motivazione, la speranza!
Il film è un susseguirsi di brevi sintetiche sequenze che costringono lo spettatore a un districarsi continuo fra volti, nomi e pseudonimi; ben si adatta ai frammenti di vita che cercano di ricomporsi, ricuciti nelle identità, grazie al lavoro consapevole, silenzioso ed essenziale di chi si pone come intermediario tra l'individuo e la società organizzata e che sa disobbedire ad ogni smantellamento.
Miriam Mazzoleni 

VOTO: buono
Attrici non attrici interpretano con maestria, perfettamente calate nella parte, donne sfortunate ridotte a vivere di carità e di espedienti. Le assistenti sociali disposte a tutto pur di aiutarle da un lato risultano molto apprezzabili, da un altro sembrano poco verosimili perché troppo buone. Anche i numerosi inserti musicali tipo "musical" non giovano al film.
Caterina Parmigiani

VOTO: ottimo
Con garbo e fermezza il regista Louis-Julien Petit confeziona un film di denuncia delle lacune e delle inefficienze dello Stato, la Francia moderna e occidentale, nei confronti delle persone più fragili, in questo caso donne senza fissa dimora, costrette a vivere miseramente per strada, abbandonate a se stesse e senza prospettive di migliorare la loro posizione sociale: “Le invisibili” appunto. Un prezioso spiraglio di speranza viene loro offerto dal centro diurno Envol, programmatico già nel nome, in cui esse possono trovare aiuto pratico, supporto e ascolto, e in cui soprattutto hanno la possibilità di ritrovare fiducia e dignità grazie all'efficienza e alla grande disponibilità delle assistenti sociali che lo gestiscono. Quando il comune deciderà di chiudere il centro perché considera troppo basso il tasso di reinserimento delle ospiti per continuare a sostenerlo economicamente, con coraggio e determinazione le assistenti sociali non esiteranno a disobbedire alla legge e terranno aperta la struttura illegalmente, organizzando per le loro ospiti un laboratorio di attività per incoraggiarne il rientro nel mondo lavorativo e un dormitorio clandestino. Quasi un film documentario, in cui le “invisibili” lo sono state per davvero, avendo vissuto di persona la condizione di senza-tetto, che ci convince e ci tocca profondamente per la sua autenticità, eppure sempre lieve, delicato, in cui la drammaticità dei vissuti e lo scavo psicologico delle protagoniste non è disgiunto dall'ottimismo e dall'autoironia, rendendo la visione armonica, coinvolgente e piacevole.
Lucia Donelli

VOTO: da premio
Il racconto è di un energico gesto di insubordinazione di donne, molto fragili e troppo spesso dimenticate, utenti di servizi pubblici insieme alle loro addette di giorno. Donne certo difficili - gestite dall'alto secondo regole definite che non colgono le discrepanze di distanza tra i luoghi (il giorno in un ambente diverso e distante da quello per la notte). Donne non facili certo, molto diverse tra loro, che trovano però sostegno ed accoglienza nelle operatrici del giorno - persone attente capaci di sostenere ciascun caso, anche difficile - ci riusciranno ma con un gesto di energica insubordinazione. L'obiettivo comune, di assecondare l'individualità di ciascuno, trasforma le donne in individui capaci di iniziare ad ampliare le proprie inclinazioni nel rilanciare le singole dignità. Questo film mi ha ricordato, con ottimismo, come spesso gli addetti ai lavori vedano e riescano a produrre soluzioni migliori per una società più attenta dall'interno e non solo dall'alto discriminatoria.
Adele Bugatti Di Maio

VOTO: ottimo
Viaggio nel mondo ora visibile ora nascosto dei senza fissa dimora. È una realtà presentata molto bene in cui si passa dal documentario al quotidiano alla narrazione più tradizionale. All'interno di questo mondo si è poi scelto lo spaccato di un ambito solo femminile. Generalmente le donne sono molto meno degli uomini in queste condizioni e delinquono anche molto più raramente. Il fenomeno però esiste e tutto diventa più difficile quando non si è più pienamente lucidi e quindi non si accettano percorsi di ricostruzione oppure ci si scoraggia, si passa da un degrado all'altro. Le attrici sono molto brave e anche i personaggi maschili, più lontani dalla passione civile, vengono descritti molto bene nella loro linea evolutiva.
Andrea Florio