Le Mans '66
San Fedele 1
Auditorium San Fedele 6 febbraio 2020 ore 15.15 e 20.45
Regia di James Mangold
Carroll Shelby è il pilota che nel '59 ha vinto la 24 ore di Le Mans, la più ardua delle gare automobilistiche. Quando scopre di non poter più correre per una grave patologia cardiaca si dedica a progettare e vendere automobili. Con lui c'è il suo fedele amico e collaudatore Ken Miles, dotato di uno spiccato talento per la guida, ma anche di un carattere complicato. Insieme accetteranno la sfida targata Ford di sconfiggere la Ferrari e si batteranno per vincere una nuova 24 ore di Le Mans, contro tutti, a bordo di un nuovo veicolo messo a punto da loro stessi.
Commenti del pubblico
VOTO: ottimo
Sono due i messaggi che intervengono nella trama di questo film: per vincere una grande gara ci vogliono una grande macchina e un grande pilota. Un'idea quasi ovvia, se non fosse che dietro una grande macchina occorrono un progettista e un uomo capaci di dargli anima e di imporla a chi dovrà costruirla e metterla in pista, superando gelosie e decisioni già prese alle quali non si vuole rinunciare. È in sintesi la storia di Le Mans '66, o anche della sfida Ford-Ferrari, i due team che si confrontano per arrivare primi al traguardo di quella che è considerata la competizioni sportiva più prestigiosa e faticosa del mondo.
A costruire la vittoria sono due amici, ma poco in linea rispetto alle grandi squadre che compongono la Ford e la Ferrari, poco amati e anche poco stimati, perché lontani dalle regole che reggono lo stile e le esigenze di immagine dei due grandi marchi. Inoltre il primo, nonostante i grandi successi raggiunti e per ragioni di salute è ormai considerato un ex, il secondo ha fama di essere intrattabile, di carattere difficile. Amici soprattutto con una passione comune che è la ricerca della velocità, una specie di demone che non pone ostacoli e che diventa premessa e conclusione dell'intero film: "quella unica sensazione che porta fuori del corpo. Quando ti trovi senza peso e sei solo con te stesso al di là del tempo e dello spazio”. E tutto il film è appunto il tentativo di trasferire a noi spettatori l’emozione che vive un pilota quando la lancetta dei giri del motore arriva al limite del quadro e tutto può succedere.
Luisa Maria Alberini
VOTO: ottimo
Avvincente ed emozionante anche per chi non è appassionato di automobilismo, il film, ispirato a fatti reali, racconta la storia della corsa 24 ore di Le Mans che vede impegnate Ferrari e Ford. Per quest'ultima casa automobilistica, corrono tre auto e la rivalità interna ci tiene col fiato sospeso nella sfida tra un pilota-meccanico talentuoso e appassionato, che "sente" la macchina ed è un tutt'uno con essa, e uno degli altri due concorrenti, che è sostenuto dai potenti colletti bianchi della Ford e che con un loro escamotage risulterà essere il vincitore: un confronto impari in cui il protagonista, pur perdendo, in realtà è un vincente, appagato semplicemente dal fatto di aver corso e partecipato, pronto a rimettersi in pista per la prossima gara.
Lucia Donelli
VOTO: ottimo
Ho concluso le mie prime note dopo la visione del film, con un "America First" concetto molto più antico e complesso di quello che una squallida politica attuale ed un giornalismo poco informato hanno ridotto a semplice slogan allontanandolo dal suo significato più profondo. Ma questo, se mai, può avere influenza sul l'esito dei premi Oscar a cui il film è candidato. Vedremo. A guardar bene però il film è molto più "frastagliato", e non tradendo la storia vera a cui si ispira, passa da uno studio del carattere delle persone, al comportamento, più o meno romanzato, di personaggi famosi nel periodo in cui è ambientato il film, fino all'analisi di quella che è la passione che il singolo mette nel proprio lavoro. In fondo il nostro "eroe buono" lo incontriamo la prima volta mentre cerca di far capire ad un cliente che, se con i soldi si è potuto comprare un splendida vettura, la sua smania di esibizionismo contrasta con il piacere della guida ed il miglior utilizzo del mezzo. Nel proseguo, per arrivare al successo nella gara che dà il titolo al film, saliamo nell'organizzazione e nella gerarchia, scopriamo un gestore di macchine ed uomini, impersonato da un Matt Damon meno brillante che in altre occasioni; ma sopratutto un Ford, uno Iacocca, che forse avranno saputo gestire i grandi numeri, ma in fatto di rapporti umani in qualche occasione cascavano nel ridicolo.
Complessivamente un ottimo film che forse potrebbe trovar posto in qualche corso di management sopratutto per far capire che il concetto di "squadra" deve sicuramente tener conto dei mezzi e delle capacità complessive e degli obiettivi che vengono posti, ma senza il feeling fra i vari componenti del gruppo e la passione dei singoli per e nel proprio lavoro, non si va da nessuna parte!
Edoardo Imoda
VOTO: ottimo+
Menzione per l’interpretazione.
Una storia vera, al limite dell'incredibile; l'aspetto puramente tecnico mi è sembrato ineccepibile, le interpretazioni sono eccellenti... in una normale annata, questo ottimo film avrebbe fatto incetta di premi Oscar. Ma questa è stata un’annata molto particolare, con una produzione di film magnifici. Perciò, se ricordo bene, solo due Oscar: per il terribile, difficilissimo montaggio e per il sonoro, realistico e coinvolgente. Christian Bale è il solito camaleontico incredibile interprete di molti e molti film: qui sa dare a Sidebite (così veniva chiamato per il modo sghimbescio di parlare) un tale realistico ritratto, da colmarci di dispiacere quando muore carbonizzato in un tragico incidente. Dietro questo sport-movie c’è qualcosa di indimenticabile, un pezzettino di storia da raccontare ai giovani e da ricordare a tutti noi.
Alessandra Casnaghi
VOTO: ottimo
Brillante, ardita l'idea dei responsabili del marketing di rinnovare l'immagine della fabbrica Ford associandola a quella della Ferrari vittoriosa nelle corse automobilistiche; esperto, competente, tenace e appassionato il lavoro dei due protagonisti, Shelby e Miles, che realizzano i prototipi permettendo alla Ford la vittoria nella competizione di Le Mans '66. Il film celebra tale vittoria, ma fa anche emergere due modi di intendere e intervenire nella realtà, due tipi di uomini sostanzialmente diversi: agli uomini del marketing, dell'APPARIRE - si potrebbe dire - sono contrapposti gli uomini dell'ESSERE. I primi sono tutti presi dalle loro teorie, dalle loro "trovate", per le quali danno ordini e muovono gli esseri umani come pedine su una scacchiera. Emblematica la figura di Ford II, sgomento e in lacrime dopo aver sperimentato un breve tragitto su un'auto a 300 Km all'ora, che mormora: "Non avevo idea che fosse così"; oppure, al traguardo, dove si complimenta con un vincitore per motivi formali e non sa riconoscere a Miles il merito di essere il reale artefice del successo. Ma a quest'ultimo si inchina un Ferrari pur dipinto un po' "rozzo".
Forse le scelte del marketing e del successo ad ogni costo erano già prevalenti nella società americana degli anni '60: lo potrebbe provare anche un'ultima osservazione: le immagini delle corse automobilistiche (gran parte del film) creano sì attese trepidanti quando il contachilometri si impenna e il traguardo è prossimo, ma non sollecitano timori e ansie dettati dal pericolo incombente, dal rischio, dalla casualità che pure sono reali e mortali in quelle situazioni. Moglie e figlio di Miles non esprimono angosce se assistono alla gara e anche la morte finale del generoso collaudatore è solo un pennacchio di fumo nero che va presto a disperdersi nell'aria.
Miriam Mazzoleni
VOTO: da premio
La sfida Ford vs Ferrari degli anni '60, vince il miglior montaggio e il miglior sonoro agli Oscar 2020. Film adrenalinico, tiene lo spettatore incollato alla sedia come se fosse nell'abitacolo dell'auto da corsa, senza far pesare le sue due ore e mezzo di lunghezza. Interessanti e ben interpretate le dinamiche di una competizione dove la vittoria è di chi apparentemente perde, perché ci ha messo passione, amore e divertimento e non invidia, arroganza e voglia di protagonismo a tutti i costi. Certamente da premio.
Chiara Ghioni