Biglietto:5 euro

Nel paese delle creature selvagge

San Fedele 3
Auditorium 19/02/2010 20.30
Un film di Spike Jonze. Con Max Records, Catherine Keener, Mark Ruffalo, Lauren Ambrose, Chris Cooper, James Gandolfini. Titolo originale Where the Wild Things Are. Fantastico, Ratings: Kids, durata 101 min. - USA 2009
Film

È dall’inizio degli anni Sessanta che nella biblioteca per ragazzi delle case di molte famiglie campeggia un piccolo libro gigantesco, illustrato e raccontato da un ebreo polacco nato a Brooklyn nel 1928, Maurice Sendak: Nel paese dei mostri selvaggi. Ora al cinema con un film appassionante di Spike Jonze, si compone di sole 40 frasi e altrettante tavole nelle quali con un incanto e una magia straordinarie si racconta la storia di Max, bambino travestito da lupo, che ne combina di tutti i colori, e viene spedito dalla mamma a letto senza cena e con l’epiteto di «mostro selvaggio»! Max si ritira rabbioso nel suo antro e da lì a poco la cameretta diventa il luogo di una misteriosa trasformazione, cedendo il passo a una rigogliosa esotica foresta. Max felice ci si addentra per trovare una piccola barca a vela e un mare improvviso, su cui veleggia «per mesi e mesi, infine dopo un anno e poco più» fino alla terra dei mostri selvaggi, enormi creature spaventose che eleggono Max loro Re. In quella terra tutto è permesso, financo l’attacco alla «ridda selvaggia».

Questa piccola storia di formazione ha fatto per anni sognare bambini di diverse generazioni, ha influenzato gran parte della storia dell’illustrazione, ed è stata oggetto di molti studi, non ultimo quelli di Bruno Bettelheim. I temi sono quelli del «passaggio », della transizione tra veglia e sonno, del rapporto con il diverso, della crescita e della consapevolezza, ma anche – e più specificamente – l’accesso di ira dei bambini e la frustrazione conseguente alla censura dell’aggressività. Il regista americano Spike Jonze (autore di Essere John Malkovich e Adaptation – Il ladro di orchidee) è un cultore delle «creature selvagge» di Sendak e sognava di farne un adattamento cinematografico. Ci ha lavorato per anni, con non pochi i problemi legati alla realizzazione di quest’opera complessa che si fonda sul senso sfrenato dell’immaginazione di un bambino, quando libero da costringimenti educativi. La versione di Jonze è piuttosto aderente allo spirito del racconto e vi aderisce completamente nella ricostruzione dei mostri selvaggi, che sono tali e quali ai disegni di Sendak. Ora, mettere in immagini cinematografiche il sogno cristallizzato di un furetto bambino che si crea un altro mondo per dare sfogo alla sua natura irrequieta non è certo facile. Jonze ci riesce, anche se il film è assai strano e ondivago, con momenti di grande emozione e altri di strana osservazione, come se si sospendesse ulteriormente e per un attimo su quel mondo selvatico di mostri mostruosi. Nel paese delle creature selvagge è inafferrabile, per certi versi. Si fatica a capire qual è il suo target. Non è un film per bambini, nel senso che non si rivolge a loro e non tanto perché ci sono situazioni e scene davvero paurose, quanto per i tempi di una narrazione ondivaga e sottilmente filosofica. È un film per grandi, ma non per tutti grandi. Forse per quelli ancora che hanno mantenuto un cenno delle loro represse paure e fantasie.

Dario Zonta, L’Unità, 30 ottobre 2009

 

Scheda (de)genere

a cura di Andrea Lavagnini, Francesca Mazzini e Giuseppe Zito S.I.

invia le tue integrazioni a sf3@sanfedele.net

 

Introduzione

I film di Spike Jonze non sono mai molto facili e neanche questo fa eccezione. Se vi aspettate il film di avventure fantasy (La storia infinita, Il signore degli anelli) resterete delusi. Non è certamente un film per bambini, ma forse più sui bambini e sul loro mondo interiore, popolato di cose selvagge (wild things). Il titolo originale è Where the Wild Things Are. È un film di profonda introspezione, che riporta alla luce i vissuti dell’infanzia che abbiamo dimenticato, le rabbie, le incomprensioni, il desiderio di riconciliazione, la nostalgia del grembo materno, la gelosia. Preparatevi dunque a un viaggio di questo genere, più interiore che esteriore, e non resterete delusi.

 

Elementi di senso

Da notare tutti i rifugi che Max si costruisce, l’igloo della scena iniziale, la tenda in camera sua, il forte sull’isola selvaggia e infine la stanza segreta nel forte, che manda su tutte le furie Carol. E i rifugi vengono distrutti, dagli amici della sorella, dagli esseri selvaggi, da Max stesso, oppure trascurati, come dalla mamma, troppo impegnata col fidanzato per prestare attenzione alla tenda costruita da Max. È l’archetipo della casetta sull’albero, dove il bambino sogna di rifugiarsi quando non capito o assecondato dagli adulti.

Il mondo del bambino è ricostruito in modo magistrale nelle prime scene del film, dalla lotta col cane, al gioco dell’igloo, il parlare con la staccionata, etc. E questo mondo viene letteralmente calpestato dagli adulti, presi da problemi da adulti (sesso e lavoro soprattutto).

Dopo lo scatto di rabbia, dovuta alla scarsa attenzione che la madre gli dedica (è più presa dal fidanzato), Max fugge e finisce in un luogo selvaggio. Per la verità ci viene sbattuto da un mare inferocito, come il suo mondo interiore. In questo luogo c’è qualcuno che si comporta come lui, Carol, che distrugge le case altrui, come Max aveva voluto distruggere la stanza della sorella, che a sua volta non aveva impedito al ragazzo di distruggere l’igloo che Max aveva appena costruito. Max e Carol si trovano subito. Più difficile è la relazione con gli altri esseri. C’è KK, una sorta di fidanzata di Carol, che però vuole sempre andarsene, non si lascia catturare e preferisce la compagnia di due gufi. È una sorta di figura materna per Max (lo nasconde dentro di sé per salvarlo dalla furia di Carol che voleva mangiarselo). Il desiderio di mangiare l’altro, infatti, è insieme somma manifestazione d’amore o di odio (mangiare o mordere per gioco o per davvero). “Ti mangerei da quanto ti amo” e “ora ti mangio” (per distruggerti). Anche la causa della rottura tra Max e la mamma è un morso.

C’è poi un’altra coppia tra gli esseri selvaggi: Ira e Judith. Lei è “pesante”, nel senso che è polemica, difficile, attacca brighe. Lui, invece, dal carattere flemmatico e pacifico, passa il suo tempo a fare buchi, scavare tunnel. Il tema della coppia, della ricerca di un padre assente, del desiderio di stare con la madre, è ovviamente centrale nel film.

Non appena arrivato nell’isola selvaggia Max assiste a ciò che sta avvenendo dentro di sé: un incendio che distrugge. Per questo simpatizza subito con Carol, mentre dagli altri viene accusato di essere egoista e minacciato di essere mangiato. A salvarlo è la sua capacità di inventare storie (di cui aveva già dato prova con la mamma). Gli esseri selvaggi hanno bisogno di un re (ne hanno già fatti fuori molti), che vorrebbero li liberasse dalla tristezza e dalla solitudine. Max promette di poterlo fare, e in parte ci riuscirà, anche se non ha i super poteri di cui si era vantato.

Ciò che Max vorrebbe, invece, e che chiede ai gufi amici di KK è come “accontentare tutti”: la mamma, la sorella, se stesso, gli esseri selvaggi. Peccato che la risposta dei gufi sia incomprensibile.

 

Giudizi

Fantastico viaggio interiore nel mondo selvaggio dei bambini o interminabile delirio noioso?