Durata:148'
Biglietto:7,50 € - Studenti 4€

Stanlio e Ollio

San Fedele 1
Auditorium 21 novembre 2019, ore 15.15 e 20.45
Regia: Jon S. Baird
Film
2019
Italia
Nel 1953, Stan Laurel e Oliver "Babe" Hardy partono per una tournée teatrale in Inghilterra. Sono passati sedici anni dal momento d'oro della loro carriera hollywoodiana e, anche se milioni di persone amano ancora Stanlio e Ollio e ridono soltanto a sentirli nominare, la televisione sta minacciando l'abitudine culturale di andare a teatro e molti preferiscono andare al cinema a vedere i loro capolavori del passato oppure i nuovi Gianni e Pinotto, piuttosto che scommettere sulle loro esibizioni in teatrini di second'ordine. Eppure i due vecchi compagni di palcoscenico sanno ancora divertirsi e divertire, e la tournée diventa per loro l'occasione di passare del tempo insieme, fuori dal set, come non avevano mai fatto prima, e di riconoscere per la prima volta il sentimento di amicizia che li lega.



Commenti del pubblico

Voto: ottimo
Dedicata pellicola di Jon Baird sul tema del personaggio di successo che affronta la crisi conseguente all'inesorabile declino di popolarità, con una capacità di scrutare l'animo dei protagonisti e metterli a nudo senza rischiare il ridicolo.
Aiutato da due attori eccezionali, e da una sapiente mescolanza di materiale di cineteca, assieme ad un continuo uso di battute e gag esilaranti a contrasto con amari sfoghi, il film riesce a creare forte empatia nel pubblico verso i protagonisti. L'empatia passa da un divertimento genuino ad una nostalgia struggente nel raccontarci le evoluzioni mentali dei due protagonisti, alle prese con la loro vita di tutti i giorni mentre inesorabilmente la loro popolarità declina (Ollio gioca alle corse di cavalli e perde, Stanlio scrive scene e battute per un film che non sarà mai girato, il loro rapporto con le mogli varia dal sentimentale rincorrere la soddisfazione del proprio ego di attori, all'inevitabile adattamento a chi con maggiore pratica cerca di evitare guai).
Il regista riesce a dare ritmo alla pellicola e coinvolge lo spettatore nei piccoli drammi (dalla malattia di Ollio, al diverbio pubblico che li allontana per riavvicinarli poi appena si ritrovano soli e si possono confidare da veri amici.
Ottima la sceneggiatura, brillante la fotografia, bene i valori umani.
La tesi del regista è che non c'è soluzione di continuità fra vita e finzione, ed una volta tanto riesce perfettamente nell'intento.
Giulio Koch

VOTO: buono
Storia di un’amicizia attraverso i successi: dal palcoscenico del grande cinema fino agli anni della vecchiaia quando a fermarli è intervenuta solo la malattia. Stanlio e Ollio per tutti, Stan Laurel e Oliver Hardy, ritornano in scena in un Europa che conosce le ragioni della loro notorietà e che li accoglie in piccoli teatri londinesi, senza però che loro riescano a riconoscersi. Troppa poca la gente che è andata ad applaudirli, troppe le poltrone vuole. Loro sono stati abituati a ben altri numeri. Un motivo più che sufficiente per portarli a un conflitto, a discutere sull'opportunità di insistere su quella esperienza, a dirsi che forse è arrivato il momento di chiudere. Ma a tenerli insieme c’è un’amicizia profonda, autentica che  sembra  rafforzarsi con quei passi in perfetta sintonia, il balletto, che li lega  quando davanti al pubblico che sembra aspettare solo quello si muovono al ritmo di un tap tap. Gli anni sono passati, il corpo di Ollio e appesantito da qualche chilo di troppo, Stanlio lo osserva e lo segue come sempre, interrompendo ogni tanto con quella grattatina sulla testa che è un messaggio quasi di rassicurazione lanciato senza parole. Fino al giorno in cui Ollio dopo un ultimo spettacolo, quasi un gesto di sfida davanti al mondo, si arrende e il ritorno a casa è inevitabile. Alle spalle una lunga serie di film e il ricordo di due comici che ancor oggi, nei replay delle reti televisive, sono capaci di farci ridere.
Luisa Maria Alberini

VOTO: ottimo
La situazione umoristica, che fa scattare il riso, si basa su una sequenza di gesti prevedibili interrotta da un elemento imprevedibile: l’uomo che inciampa. Nell’interpretazione di questo meccanismo Stanlio e Ollio sono stati geniali: hanno saputo rendere, attraverso dialoghi surreali e gesti in coppia magistralmente ritmati, la rottura della sequenza prevedibile, che trasforma la visione normale in un’altra visione, ogni volta sorprendente. Che anche dalla loro genialità gli spettatori si siano allontanati non è imputabile a loro bensì alla mutevolezza dell’animo umano. I due interpreti sono bravissimi e la regia ha retto bene il doppio binario tra realtà umana e finzione scenica.
Anna Piccinini

VOTO: ottimo
A dispetto del titolo che sollecita in chi è "anziano" il ricordo di spensierate adolescenziali risate, "Stanlio e Ollio" insinua la sottile angoscia dell'inesorabilità del tempo che passa e risulta tutt'altro che giocoso. I due famosi attori comici, impegnati in una nuova tournée anni dopo l'apice del successo nella carriera, vivono un episodio della parabola declinante, per il venir meno della buona salute di Ollio e, soprattutto, per il mutare della tecnologia, dei linguaggi e dei canoni della comicità nei gusti del pubblico. Il film indaga il lato privato dei due attori, le debolezze e le insicurezze, ma anche, sotto la maschera della loro conflittualità lieve, le reciproche fedeltà e lealtà nell'amicizia verso il compagno di lavoro che sono anche coerenza e fedeltà alla propria identità. 
Ha struttura teatrale il film, è di un regista inglese: non poteva che concludersi con una citazione alla lettera di Shakespeare sulla vita, "un povero attore che si pavoneggia e si affanna per un'ora sul palcoscenico e poi non è più udito", mentre Stanlio e Ollio si tramutano sul palcoscenico in walking shadows, come inesorabilmente accade a ciascun uomo. 
Miriam Mazzoleni

VOTO: buono               
Menzione per la sceneggiatura.
Chi era Stanlio in assenza di Ollio? Chi era Ollio in assenza di Stanlio? Ecco qui la risposta ad una domanda che mi ero fatta. Due persone diverse, molto condizionate, anche nella vita privata, dai personaggi che per decenni hanno interpretato. Il cuore del racconto parla del periodo in cui, calato il loro successo, sono costretti ad esibirsi in teatri inglesi per propiziare la realizzazione di un film che potrebbe rilanciarli. C’è, mi è parso, una dolcezza incredibile nel raccontare la storia di un’amicizia fra due persone che ormai si intendono al volo anche solo con uno sguardo. Litigano, si sopportano, si proteggono vicendevolmente. Ottima la sceneggiatura, che ha dato risalto al sodalizio fra due uomini che sembrano volersi bene, nonostante differenze ed intromissioni familiari. "È stato bello finché è durato, vero, Stan?"
Alessandra Casnaghi

VOTO: ottimo
Può sembrare un tema leggero quello della vicenda di questi due mitici comici, ma il genere della biografia è sempre molto interessante e arricchente. Cosa deve fare un artista? Deve essere un uomo per tutte le stagioni oppure saper uscire in qualunque momento in punta di piedi? E inoltre come gestire il successo? Deve essere difficile avere come scopo nella vita il far sorridere gli altri, farlo con intelligenza, dare un vero appagamento e non una pausa dolciastra. Tutte queste tematiche, queste scelte e queste incoerenze sono tratteggiate molto bene in quest'opera, nella quale è curata anche l'ambientazione, i costumi, la caratterizzazione anche delle figure minori.
Andrea Florio

VOTO: ottimo
Durante la tournée teatrale del 1953 in Inghilterra, quando ormai l'affermarsi della televisione e del cinema sembra travolgere anche la loro pur ben consolidata popolarità, Stanlio e Ollio si rivelano uno all'altro, e anche a noi spettatori, nel loro lato più spontaneo e quotidiano. Storia di un rapporto professionale collaudato, ma anche di un'amicizia cresciuta in sordina, all'ombra del successo, basata su rispetto, condivisione e solidarietà.
Lucia Donelli