Earl Stone, floricoltore appassionato dell'Illinois, è specializzato nella cultura di un fiore effimero che vive solo un giorno. A quel fiore ha sacrificato la vita e la famiglia, che di lui adesso non vuole più saperne. Nel Midwest, piegato dalla deindustrializzazione, il commercio crolla e Earl è costretto a vendere la casa. Il solo bene che gli resta è il pick-up con cui ha raggiunto 41 stati su 50 senza mai prendere una contravvenzione. La sua attitudine alla guida attira l'attenzione di uno sconosciuto, che gli propone un lavoro redditizio. Un cartello poco convenzionale di narcotrafficanti messicani, comandati da un boss edonista e gourmand, vorrebbe trasportare dal Texas a Chicago grossi carichi di droga. Earl accetta senza fare domande, caricando in un garage e consegnando in un motel. La veneranda età lo rende insospettabile e irrilevabile per la DEA. Veterano di guerra convertito in 'mulo', Earl dimentica i principi di fiero difensore del Paese per qualche dollaro in più. Ma la strada è lunga.
Commenti del pubblico
Voto: ottimo
Anche in questo caso Eastwood non si smentisce e realizza un grande film. Nella storia di Earl Stone è raffigurata l'America, con le sue contraddizioni, con il suo conservatorismo, con la sua passione per il denaro, anche se guadagnato illecitamente (riferimento alla crisi finanziaria del 2008), con le sue passioni, con il culto del lavoro prima di tutto, con la sua generosità, con la sua ironia, e con la forza di ammettere le proprie debolezze, fra cui non nasconde certo una buona dose di ignoranza.
Ma occorre fare un monumento all'Eastwood attore, che interpreta la parte con una naturalezza sconvolgente, scavando nella vecchiaia e traendone performances insospettate, ironizzando sul politicamente corretto e ricavandone cammei di umorismo, correndo contro il tempo, ma non per allungarlo, bensì per viverlo appieno anche se lentamente.
Regia impeccabile, sceneggiatura ottima, fotografia eccellente, dialoghi e musiche all'altezza,
The Mule si fa notare per i valori umani molto ben trattati anche nel personaggio dell'Agente e dei familiari di Earl.
Giulio Koch
VOTO: mediocre
L’ennesimo film sulla senilità in America. Dopo quello con Robert Redford anche questo con Clint Eastwood sembra voler dire che delinquere da anziani meriti una certa indulgenza...! Corriere della droga per necessità e con scopi benefici (la dote nuziale della ignara nipote!) Clint rappresenta il concetto dell’uomo fedifrago e inaffidabile che per spegnere il suo senso di colpa verso la famiglia negletta ed abbandonata negli anni e verso la moglie che lo ha “ripudiato”, dopo il dissesto economico fa il corriere della droga, a cui rinuncia per una settimana a rischio (encomiabile!) della sua vita per assistere la ex coniuge morente e riscattarsi agli occhi della unica figlia che torna a parlargli. Basta per guadagnarsi un posto in paradiso? Al momento pare sufficiente solo per rinchiuderlo in carcere ad espiare i suoi peccati ma almeno là la famiglia è sicura di ritrovarlo!
Delitto e castigo alla maniera americana. Deludente, con dialoghi superficiali, ripetitivo, fa riflettere sul vuoto e la vacuità di certe esistenze. Complimenti a Clint solo perché non dimostra gli anni che ha. Per il resto, una pellicola su cui far calare l’oblio.
Cristina Bruni
VOTO: ottimo
Film splendido costruito su un'esile storia vera che offre al regista il pretesto per un'opera che costituisce una sorta di testamento spirituale. Il "mea culpa" per essere stato un pessimo marito e un pessimo padre e l'amarezza di poter rimediare molto tardi ai propri errori sono considerazioni che il protagonista espone con sincerità al poliziotto della DEA che lo sta inseguendo.
Ottimi tutti gli attori perfettamente calati nei loro personaggi e sobria ma sicura la regia.
Caterina Parmigiani
VOTO: ottimo
Menzione per la regia e per la colonna sonora.
Clint Eastwood attore è molto ben diretto da Clint Eastwood regista: sono ancora una volta in perfetta sintonia. Ogni gesto, ogni sguardo sono espliciti: non occorrono spiegazioni. La situazione, pur diversa, mi ha ricordato Robert Redford nel film “The old man and the gun”, entrambi anziani protagonisti, inafferrabili, entrambi inseguiti da giovani poliziotti. Il cinema di Eastwood è una magica non facile tessitura fra differenti concezioni della vita; le sue posizioni politiche, con il passare degli anni, sembrano via via contaminate, ammorbidite da una profonda ed onesta necessità di capire, di adattarsi ad ideologie lontane da sé. Earl è un anziano uomo di frontiera: difende l’umanità a prescindere dalle proprie ideologie. Per lui verità è in ciò che fa, nei suoi gesti, nei suoi viaggi, nella sua totale assenza di retorica. Riconquisterà la famiglia, a lungo trascurata, con un’unica scelta etica che lo redime. La colonna sonora è deliziosa ed appropriata. Andy Garcia è superlativo e lo è anche Bradley Cooper, che mi pare ottimo erede di Eastwood.
Alessandra Casnaghi
VOTO: discreto
Menzione per recitazione e regia.
Un film senza spessore, senza particolari emozioni, deprimente ed anti educativo sotto certi aspetti. Il vecchio reazionario Clint Eastwood, reduce di guerra nella vita, amareggiato e deluso, raggiunta la senilità, rappresenta un personaggio controverso nei confronti dei valori fondamentali di padre e marito, con un ravvedimento tardivo quanto enfatizzato. I rimpianti appaiono particolarmente squallidi nell'ultima corsa della sua vita. E se questo fosse il suo ultimo film, non possiamo dire che non ci lasci perplessi e amareggiati.
Anche se ben diretto e ben recitato il film lascia un retrogusto amaro, dietro alla constatazione che risulta semplicistico chiedere perdono, anche se è già un fatto positivo ravvedersi, aggiungendo un esagerato valore al pentimento.
Piergiovanna Bruni