I martedì dell’arte

Quattro incontri tra arte e teologia
Auditorium San Fedele 5 febbraio - 5/19 marzo - 7 maggio 2019 ore 18,15

Martedì 5 febbraio 2019

La ferita: una parabola dell’arte dell’Occidente

La ferita è un simbolo che attraversa la storia dell’Occidente. Dalla lacerazione del velo del Tempio di Gerusalemme alla ferita del costato di Cristo, dallo squarcio nelle tenebre del fiat lux di Genesi allo zip di Barnett Newman e al taglio di Lucio Fontana, la ferita, se da un lato implica lacerazione e  dolore, dall'altro consente un’apertura, un passaggio nella direzione di un oltre, di un assoluto. La ferita si fa in questo modo soglia, confine da attraversare, perché possiamo accedere a una rivelazione. Di fatto, la “ferita” è un simbolo della nostra storia.

Martedì 5 marzo 2019

Masaccio e Andrej Rüblev: la Trinità

Nei primi decenni del XV secolo due grandi artisti europei elaborano una delle più controverse immagini delle fede cristiana: la Trinità. In che modo è infatti possibile rappresentare la vita trinitaria, la relazione di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? Nella Chiesa di Santa Maria Novella, con un’iconografia che si diffonde nella pittura fiorentina alla fine del XIV secolo, Masaccio rappresenta il “Trono di Grazia”: il Padre regge la croce del Figlio. Andrej Rüblev, pregando sull’episodio dell’ospitalità di Abramo, colloca invece la Trinità in uno spazio metafisico, mettendo in scena, attraverso una profonda riflessione teologica, tre angeli riuniti attorno a un altare. In pochi anni, sono realizzate due immagini che costituiranno un punto di riferimento per secoli successivi, Masaccio per l’Occidente, Rüblev per l’Oriente cristiani.

 

Martedì 19 marzo 2019

Caravaggio: La cena in Emmaus

La cena in Emmaus di Caravaggio, conservata nella pinacoteca di Brera, esprime in maniera esemplare la poetica di Caravaggio che s’incentra sull’istante. Nel racconto biblico Cristo si sottrae alla vista dei discepoli nel momento della frazione e della condivisione del pane. Dio non si fa adorare come un idolo collocato su di un piedistallo, ma si sottrae alla nostra vista, perché riusciamo a riconoscerlo nelle strade del mondo, nel pane spezzato dei volti dei nostri fratelli. L’artista lombardo riflette su questo istante, grazie all’irrompere improvviso di un fascio di luce. Sprofondandoci in una notte, illuminata da una luce misteriosa che proviene dall’alto a sinistra, radente e intensa, Caravaggio invita ogni uomo a scegliere tra luce e tenebra, vita e morte, bene e male. A riconoscerlo come Dio della vita.

 

Martedì 7 maggio 2019

La bellezza nell’arte, tra passato e presente

Si può ancora parlare oggi di bellezza?

Dal punto di vista dell’estetica, la cultura occidentale è profondamente segnata dalla filosofia greca. Il bello, che sorge come da un caos abissale, si presenta come armonia, ordine, proporzione, simmetria. Per Pitagora, attraverso un sistema di numeri, la bellezza si rivela nella perfetta articolazione delle parti, secondo un modello che imita l’ordine cosmologico dei cieli. È un bello oggettivo che si fonda sulla triade dei trascendentali del bello, vero, buono. Il bello si manifesta come luminosità, folgorazione, fa uscire da se stessi ed è guidato dall’eros, fino a condurci alla visione della bellezza assoluta. Tuttavia, oggi, dopo la “morte di Dio” proclamata da Nietzsche, i campi di sterminio della Seconda Guerra Mondiale, la crisi dei valori tradizionali, in che modo è possibile parlare di bellezza e di assoluto? In un continuo dialogo tra arte antica e contemporanea, saranno analizzate alcune problematiche dell’uomo e della sua ricerca sul senso più profondo della vita.

 

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