Pasolini e Caravaggio. Un’affinità percepita per alcuni
fatti quasi coincidenti nella vita: le controversie giudiziarie, la passione
per l’umanità emarginata e povera, la frequentazione dei quartieri della malavita, la fama di maledettismo e
perversità e,
infine, la morte disperata, nel pieno dell’attività e del
successo, a 39 anni Caravaggio e a 53 Pasolini, su una spiaggia a 40 km da
Roma, in circostanze mai del tutto chiarite.
Ma oltre ai fatti biografici, l’affinità più significativa
emerge dalle modalità di espressione del sentimento della vita e del sacro. Per
entrambi la natura e il mondo sono sacri; la luce e le tenebre, il dolore e la
miseria sono dimensioni trascendenti; l’impegno sociale e morale un momento
religioso.
L’opera di Caravaggio s’inserisce nei movimenti pauperisti della Riforma cattolica, Pasolini
nell’ideologia marxista e gramsciana. Entrambi raccontano una ricerca personale
di salvezza all’interno della storia che inizia con una Vocazione di Cristo e
culmina con la rappresentazione delle opere di Misericordia che Caravaggio dipinge
a Napoli e con la messa in scena di valori evangelici in Pasolini, dalle poesie
ai romanzi ai film.
Cristo splende tra le tenebre che incatenano l’umanità e che
pure lo travolgeranno:
è Uomo Dio per Caravaggio, Uomo divino per Pasolini, che è
innamorato di lui pur dichiarandosi ateo.
Carla Sanguineti propone un itinerario di immagini e di testi emblematici, accostando
dipinti di Caravaggio a lavori di Pasolini, dimostrando come le raffigurazioni
del primo siano nate da una sensibilità analoga a quella del secondo,
e abbiano agito in lui
così profondamente da diventare poesia o da riproporsi come figura,
pittorica o filmica.