Sopravvivenza del Barocco Andino nelle opere pittoriche della Scuola di Cuzco

Galleria San Fedele 2 maggio, ore 18,00

Con la “conquista” dell’America, al seguito dei missionari europei, giunsero nel Nuovo Continente alcuni artisti, con il compito di decorare le chiese che si stavano costruendo ovunque e le abitazioni dei governanti. Presto, la grande richiesta di opere d’arte impose la necessità di formare alcuni artisti locali. In questo modo nacque in Cuzco (Perú) la più importante scuola di pittura in America. I modelli da seguire furono il Manierismo tardo rinascimentale e poi il Barocco. Le prime opere importanti furono eseguite da alcuni italiani: il fratello gesuita Bernardo Bitti, dal 1575, poi Matteo Perez de Alessio e Angelino Medoro. Diego Quispe Tito, l’artista più famoso di Cuzco, introdusse il paesaggio nella pittura peruviana e inserì le sue figure in rigogliose vegetazioni irreali, con prospettive distorte e l’aggiunta di uccelli tropicali, tutti elementi iconografici che poi divennero caratteristici di quella Scuola. Poco alla volta gli artisti di Cuzco si staccarono dai modelli europei e abbandonarono il mondo reale per inoltrarsi nella fiaba. Così cominciarono a dipingere Arcangeli avvolti in abiti regali e che impugnavano armi da fuoco, decorazioni preziose su tutti gli abiti, raggiere dorate, ricche collane e gioielli sulle Madonne, dando origine al “Barocco Andino”, o “Stile Meticcio”. I missionari, intanto, nella loro opera d’evangelizzazione, trasformarono le divinità locali nella Trinità, nella Madonna, negli Angeli e nei Santi. In questo modo si permise il mantenimento e la trasmissione dei miti religiosi originali, determinando la creazione di una precisa iconografia locale.