BACH LIPSIA & MAGNIFICAT
I Civici Cori, M. Valsecchi 2015
Chiesa di San Fedele Domenica 20 dicembre 2015 ore 17.00
Musiche di J.S. Bach, G.P. Telemann, C. Graupner
Magnificat di J.S. Bach al centro. Un’opera scritta a Lipsia nel 1723, la sola su testo in latino del Kantor, oltre la Missa in Si minore. Nell’ambiente di Lipsia, Bach ebbe rapporti di amicizia, reciproco rispetto e ammirazione con Georg Philipp Telemann e Christoph Graupner. Infatti, i tre furono interessati alla successione a Johann Kuhnau nel ruolo di kantor presso la Thomaskirche a Lipsia; i primi due rinunciarono lasciando spazio a Bach. I brani inediti di Telemann e Graupner sono frutto di un’apposita trascrizione per il concerto, occasione per riscoprirle.
In collaborazione con la Fondazione Milano e il Goethe Institut
I CIVICI CORI
(Francesco Girardi, maestro preparatore)
ORCHESTRA della CIVICA SCUOLA DI MUSICA Claudio Abbado di Milano
Park Dajeong, Kaori Yamada, soprani
Sofia Kriklenko, alto
Kim Hun, tenore
Ryu Dong Hwi, basso
Lorenzo Baldasso, Elisa Pezzulla, clarinetti
Mario Valsecchi, direttore
PROGRAMMA
CHRISTOPH GRAUPNER (1683 - 1760)
OUVERTURE GWV 428
per 2 clarinetti, corno di bassetto, archi e basso continuo
- (Adagio), Allegro, (Adagio)
- Air: Allegro
- Contentamento
- Sarabande
- Menuet
- L’Affanno
- Rigaudon
GEORG PHILPP TELEMANN (1681 - 1767)
CONCERTO TWV 52:d1
per 2 clarinetti, archi e basso continuo
- Largo
- Allegro
- Adagio
- (Presto)
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)
MAGNIFICAT BWV 243 in Mib Maggiore (1728/1731)
per soli (SSATB), coro (SSATB) e orchestra
SINTESI
Concerto di Natale con al centro il Magnificat di J.S. Bach, composto sull’inno di Maria al Signore (Vangelo di Luca 1,46-55) nel momento della Visitazione alla sua parente Elisabetta. In quell’incontro, Maria ed Elisabetta, sotto l’azione dello Spirito Santo, esprimono una pienezza di gioia mai sperimentata prima nella storia, la gioia che le due donne per prime vivono perché Dio ha visitato l’umanità in un modo inaspettato con la venuta del suo Figlio fatto uomo. La Vergine Maria loda Dio per la sua grandezza e i suoi doni immensi. Una lode che J.S. Bach ha reso nel suo più grande splendore nel comporre l’incipit dell’inno: Magnificat anima mea Dominum (l’anima mia magnifica il Signore). Tutta l’orchestra e il coro partecipano alla lode di Maria, in una sorta di risonanza dell’intera creazione alla gioia della Madre di Dio, diverse linee contrappuntistiche si intrecciano nel giubilo proiettato nello spazio dai sonori grappoli di note delle trombe e dagli accenti metrici ai timpani.
SVILUPPI
La stagione musicale 2015 – 2016 di San Fedele Musica pone al centro dell’attenzione l’immensa figura di Johann Sebastian Bach, accanto a Domenico Scarlatti. La Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano e i Civici Cori, che rappresentano l’attenzione della Scuola alla coralità amatoriale, hanno scelto di presentare, accanto al Magnificat in re maggiore di Bach, due opere di compositori a lui contemporanei e a lui legati da conoscenza, amicizia, rispetto e considerazione: Christoph Graupner e Georg Philipp Telemann.
Impegnato il primo presso la corte di Darmstadt e il secondo attivo ad Amburgo furono entrambi interessati a subentrare a Johann Kuhnau, morto nel giugno del 1722, nel posto di Thomaskantor a Lipsia.
Telemann e Graupner erano tenuti in grandissima considerazione nel mondo musicale tedesco dell’epoca e i reggenti di Lipsia sarebbero stati molto felici di avere alle proprie dipendenze musicisti di tale levatura.
Rinunciarono entrambi, prima Telemann e poi Graupner, quando preferirono rimanere negli incarichi precedenti, allettati dalla garanzia di migliori trattamenti economici.
La produzione musicale dei due musicisti è enorme, sia in ambito strumentale sia in quello vocale-strumentale. Le Cantate di Graupner superano di gran lunga quelle di Bach a noi pervenute, costituendo un “corpus” consistente caratterizzato da grande varietà negli organici. La maggioranza di esse giace ancora manoscritta nell’attesa di uno studio approfondito e di una adeguata e meritevole valorizzazione. Tanti sono i tratti di originalità che le caratterizzano: virtuosismo vocale strumentale, chiare intenzioni “rappresentative” dei testi mediante l’utilizzo di un vasto prontuario di figure retorico-musicali.
L’Ouverture di Graupner e il Concerto di Telemann, accomunati dalla medesima tonalità di re minore vedono in organico, oltre agli archi, anche i clarinetti: 3 clarinetti, come componenti d’orchestra, nell’Ouverture e 2 clarinetti, in ruolo solistico, nel Concerto.
Naturalmente, in partitura i “legni” contemplati sono gli chalumeaux, che si possono considerare antenati del clarinetto. Strumenti esistenti in diversa “taglia” e organizzati in famiglia: soprani, alti, tenori e bassi; dal suono caratteristico ma dalla limitata estensione. L’utilizzo degli chalumeaux in contesti puramente strumentali ma anche come strumenti concertanti nelle Cantate dimostra il gradimento e la considerazione delle capacità espressive del loro caratteristico timbro.
SPUNTI
Il testo del "Magnificat", tratto dal Vangelo di Luca (I, 46-55) è, nella liturgia cristiana, uno dei 'cantica majora', pregati nei Vespri. Comprende dieci versetti più i due versetti conclusivi, a imitazione dei Salmi, della "dossologia maggiore" (Gloria Patri) e consiste nella risposta data dalla Vergine Maria a Elisabetta quando questa, accogliendola nella casa di Zaccaria, aveva salutato in lei la madre del Signore. Intonato dal celebrante durante l'Ufficio dei Vespri, cantato a cori alterni (cantoria e comunità dei fedeli), il testo - divenuto popolarissimo sin dai tempi di San Benedetto (VI secolo) - era ben noto anche nelle comunità luterane nella versione tedesca (Meine Seel erhebt den Herrn) in uso sin dai primi tempi della Riforma. A Lipsia il ‘Magnificat’ veniva cantato in tedesco nei vespri del sabato e della domenica, mentre in occasione delle festività principali dell’anno veniva cantato nel testo latino.
L'intonazione del Magnificat tedesco rientrava dunque nella comune prassi liturgica. Un posto particolare veniva riservato, tuttavia, anche al Magnificat latino, quello ben noto a tutti nella versione della Vulgata, questa volta intonato nello stile più elaborato, quello proprio della musica figuralis, a più voci e con l'impiego di strumenti concertanti, come avveniva nelle usuali cantate per le varie festività liturgiche (Mario Valsecchi).
GUIDA ALL'ASCOLTO
1. Magnificat anima mea Dominus Coro in re mag. per coro, orchestra e b.c.
2. Et exultavit spiritus meus Aria in re maggiore per sopr., 2 violini, viola e b.c.
3. Quia respexit humilitatem Aria in si min. per sopr., oboe d’amore e b.c.
4. Omnes generationes Coro in fa# min. per coro, 2 flauti, 2 oboi d’amore, 2 violini, viola e b.c.
5. Quia fecit mihi magna Aria in la mag. per basso, b.c.
6. Et misericordia Duetto in mi min. per contralto, tenore, 2 flauti, 2 violini, viola e b.c.
7. Fecit potentiam Coro in sol mag. per coro, orchestra e b.c.
8. Deposuit potentes de sede Aria in fa# min. per tenore, 2 violini e b.c.
9. Esurientes implevit bonis Aria in mi mag. per contralto, 2 flauti e b.c.
10. Suscepit Israel suum Trio in si min. per 2 soprani, contralto, 2 oboi, organo e violoncelo
11. Sicut locus est ad patres nostros Coro in re mag. per coro, b.c.
12. Gloria Patri Coro in re mag. per coro, orchestra e b.c.
Solamente tre pagine (i nn. 1, 7 e 12) adottano l'organico completo con il coro a cinque parti e un complesso strumentale arricchito dalla presenza di tre trombe e timpani. Gli altri due cori (4, 11) realizzano due versetti: in un caso (Sicut locutus est) lo stile è quello "antico", tipicamente mottettistico. Le arie solistiche sono cinque (nn. 2, 3, 5, 8, 9), una per ciascuna delle voci impegnate (le prime due arie sono affidate rispettivamente ad un soprano II e a un soprano I), c’è un duetto (n. 6), mentre un terzetto (n. 10) per due soprani e contralto conclude gli interventi dei soli con l'impiego di una tromba che intona la melodia "corale" (cantus firmus) del Magnificat sul nono tono salmistico, il tonus peregrinus simbolicamente "coerente" col testo del Suscepit Israel.
Il brano di apertura ha carattere giubilante, con introduzione e conclusione strumentali, e si richiama esplicitamente alla struttura del concerto italiano. Segue un'aria per soprano (il secondo), accompagnato dai soli archi, subito incalzata - fatto raro in Bach - da una seconda aria (per il soprano primo), con oboe obbligato (oboe d'amore nella seconda versione) e continuo: uno splendido "adagio" (n. 3) troncato sull'ultima parola, dicent, per cedere il passo all'esplosione dell'omnes generationes affidato al "tutti"; il concetto di omnes ha suggerito a Bach la straordinaria intuizione d'isolare dal contesto quelle due sole parole e ricavarne, con l'uso d'una ossessionante iterazione, un brano a sé stante (n. 4). Di fronte al clangore della pagina risulta ben calcolata l'economia sonora del n. 5, un'aria (Quia fecit mihi magna) per voce di basso e continuo (che realizza la parte arcaicamente con figure di "ostinato"). Il duetto Et misericordia (n. 6, contralto e tenone) è sostenuto dai soli archi (ma nella seconda versione compaiono due flauti traversi, violini e viole "col sordino"). Il contrasto barocco del Fecit potentiam (n. 7), ad organico completo e a tinte sfolgoranti, non si fa attendere. Aria virtuosistica e di grande penetrazione è il famoso Deposuit (n. 8) affidato al tenore, con una parte strumentale obbligata dei violini I e II e viole all'unisono (ma le viole sono escluse nella seconda versione). Come già era successo per i nn. 2 e 3, anche i nn. 8 e 9 formano una coppia di arie: la n. 9 è per contralto con due flauti dolci (traversi nella seconda versione), formando in tal modo un vero e proprio trio. Il Suscepit Israel è un terzetto (due soprani e contralto con tromba obbligata, ma la seconda versione prevede una coppia di oboi all'unisono), chiamata ad intonare a mo' di cantus firmus - come si è detto prima - la melodia chiesastica del Magnificat nel tonus peregrinus. Chiudono la composizione due interventi del coro: uno sostenuto dal solo continuo (Sicut locutus est) e trattato in stile di fuga; l'altro (Gloria Patrì) a piena orchestra, con un mirabile disegno a terzine ascendenti e discendenti.