Brani organistici dopo l'omelia
del compositore Ruggero Laganà
all'organo Francesco Catena
Chiesa di San Fedele
Domenica 14,
21 e 28 Novembre, Messa delle ore 11:00
Domenica 5, 12 e 19 Dicembre,
Messa delle ore 11:00
Sei momenti musicali per l’Avvento 2010, continuando il ciclo dei commenti musicali creato a San Fedele nel 2006: ogni domenica di Avvento, nel corso della celebrazione eucaristica, all’omelia seguirà un breve brano organistico inedito di Ruggero Laganà con lo scopo di far risuonare, in linguaggio musicale, alcuni punti forti del Vangelo del giorno.
“Ho scritto le Letture pensando al passaggio che va dalla parola del Vangelo, all’omelia e all’interiorità dei fedeli, ovvero a quel lento posarsi del senso della lettura del Vangelo con il suo riverbero acustico e spirituale nel commento del celebrante, che a sua volta prepara il mio commento musicale, che infine echeggia e scende nell’interiorità del fedele che tutto ciò ha ascoltato.
Questo passaggio comunicativo l’ho integrato nella struttura generale del ciclo dei sei brani. Essi si concludono ogni volta con una corona di prolungamento su un’unica nota, su un accordo, o su una pausa. Il silenzio che ne segue è comunque lento a venire, ritardato, il suono è sempre consegnato alla suggestiva acustica della navata.
E’ un particolare silenzio cui ho cercato di giungere alla fine di ognuna delle sei brevi composizioni: mai come in questo caso è per me importante che ci sia, pur breve, un momento in cui il suono possa avere lo spazio/tempo di estinguersi e lasciare pronto il fedele a lasciar risuonare in sé le parole del Vangelo e alcuni spunti dell’omelia.
Il ciclo è un percorso unico verso il raccoglimento, è un solo brano suddiviso in sei momenti: dal tumulto della prima pagina musicale, alla semplicità intima dell’ultima, seguendo quindi un unico tracciato. Le sei brevi meditazioni musicali formano quindi un unico più ampio componimento musicale e meditativo, partendo dalla dirompente prima Lettura e dal conseguente fragore del primo brano e giungendo all’intimo sussurro di Maria nell’accettazione della volontà del Signore in un semplicissimo frammento melodico che chiude l’ultima composizione; passando dalla terribile visione dell’Apocalisse e dal trionfante e sonoro annuncio della potenza e gloria del Figlio dell’Uomo, al mistero dell’Incarnazione, da me visto come rinuncia a tale clamore per condurci al silenzioso annuncio di una gestazione nel grembo di una donna, umile ancella di Dio.
Ho concepito il lavoro come un melologo immaginario: la Lettura mi riporta ad un “registro/colore” che ammanta tutto il brano. Nella sua brevità l’immagine musicale è unica, ma con sfumature interne che trascolorano ed evolvono simboleggiando il passaggio dall’impatto direi quasi emotivo/sensoriale e un poco grezzo, all’elaborazione interiore più meditata e contenuta. Inoltre alcune frasi e parole sono sottolineate particolarmente e tradotte musicalmente in frammenti quasi descrittivi di eventi esteriori ed interiori.
Prima Lettura: La venuta del Signore / Primo brano, domenica 14 novembreQui l’organo è usato nel pieno della sua sonorità. Dal centro della tastiera (DO centrale) irrompono verso il registro grave scale ed accordi dissonanti discendenti. Per otto volte l’evento si ripete in concomitanza con le otto frasi del testo, da me scelte come immagini-guida, annuncianti l’Apocalisse. Segue un passaggio che si espande sia sopra sia sotto il Do centrale (tenuto nella pedaliera dello strumento) con un susseguirsi tumultuoso di accordi molto ricchi e potenti che invadono tutto il campo sonoro a disposizione e propongono nella parte più acuta una “melodia” ascendente poi ripresa nel brano successivo.
Seconda Lettura: I figli del Regno / Secondo brano, domenica 21 novembreInizio qua la sottrazione dei registri dello strumento con una precisazione e differenziazione di timbro e l’avvio del percorso verso il “depauperamento” della quantità di suono, fino al silenzio finale. Dal medesimo accordo del brano precedente avviene una concentrazione verso la zona centrale della tastiera con una figurazione disadorna di tremolo lento: il deserto di Giovanni il Battista. Da questo paesaggio sonoro spoglio dirompe la “melodia” precedentemente citata del “tema” del Battista (un elemento melodico ed armonico che si rifà all’Invocazione dell’Harmonies poétiques et religieuses per pianoforte di Franz Liszt). La predicazione gridata di Giovanni si manifesta nei passaggi precipitati che si arrestano sulle note ottavate isolate prese dalla sequenza melodica suddetta per otto volte (ritorna anche qui il numero otto, corrispondente alle domande e risposte della folla al Battista, nel testo evangelico). Conclude il brano un dialogo fra un’ “acquea” figura arpeggiante nella regione sotto al Do centrale e un “fiammeggiante” passaggio nella zona sovrastante questa nota, suono che segna la divisione di due ambiti (terreno e celeste nel mio immaginario) distintissimi (anche dalla divisione meccanica della tastiera dell’organo della chiesa di S.Fedele in due ambiti di registri differenti proprio sotto o sopra il Do).
Terza Lettura: Le profezie adempiute /Terzo brano, domenica 28 novembreAll’asperità infuocata e urlata del “tema” di Giovanni segue il più pacato “tema” del Cristo (altra elaborazione da una breve sequenza tratta dalla stessa raccolta di composizioni per pianoforte lisztiana citata, in particolare dal brano Pater noster). Tolti altri registri il tono tralascia di essere “grido”; anche se, ribaltata, si crea una situazione musicale simile a quella del brano precedente in cui i passaggi precipitati sono più brevi, disposti nella regione grave e conclusi da una sequenza ottavata, salmodiante, poiché essendo meno diluita nel tempo riesce a formare un unico discorso melodico.
Anche qui lo stesso numero di ripetizioni: le domande che il Cristo fa alla folla ritornano nelle otto note ottavate che si susseguono. Il finale prepara il brano successivo: trilli nella regione grave si vanno rarefacendo velocemente diventando mordenti/impulsi quasi percussivi, ritmici e meccanici che alludono ai passi di marcia dell’entrata in Gerusalemme di Gesù nella Domenica delle Palme.
Quarta Lettura: L’ingresso del Messia /Quarto brano, domenica 5 dicembreIl fremente episodio trillato del finale del pezzo precedente annuncia il nuovo brano che con la semplicità del materiale diatonico utilizzato e la ripetizione quasi regolare di piccoli mordenti “descrive” l’incedere tranquillo e mansueto dell’asina che il Cristo cavalca nella sua entrata in Gerusalemme. Ho sottolineato con un ulteriore riduzione dei registri inseriti nell’organo e la semplicità della figura musicale l’umiltà dell’ingresso del Messia, completamente diversa dalla gloriosa visione del arrivo del Figlio dell’uomo sulle nubi dei Cieli nell’Apocalisse della prima Lettura. L’Osanna della folla impronta il finale del brano: la ritmica presenza dei bicordi trillati diviene proliferazione rapida di accordi ricchi e giubilanti, ma senza mai raggiungere la potenza sonora dei primi brani e restando in una dimensione direi più umana e contenuta.
Quinta Lettura: Il Precursore /Quinto brano, domenica 12 dicembreI due “temi” del Battista e del Cristo confluiscono in un pacato episodio dialogante e fluido con melodia ed arpeggi armonicamente coerenti, secondo una lettura quasi di impronta diatonico/tonale continuamente negata: tutta la tastiera è coinvolta , tutto lo spazio è invaso dai due ambienti sonori simbolo dei personaggi evangelici. Qui si aggiunge , ancora nascosta, una terza sequenza (di nuovo tratta da Liszt nelle prime note dell’Ave Maria per pianoforte), che preannuncia la terza figura presente nelle Letture dell’Avvento: la Madonna. Una scala discendente cromatica molto lunga che raggiunge la zona più grave dell’organo, seguita da un’irregolare salita al limite estremo acuto della pedaliera (il Fa centrale) alludono alla discesa, all’incarnazione, all’avvento, e alla risalita dalla condizione umana nella Resurrezione e Ascensione successiva.
Sesta Lettura: Dell’Incarnazione del Signore o della Divina Maternità della Vergine Maria / Sesto e ultimo brano, domenica 19 dicembreLa stessa discesa cromatica, qui dall’estrema zona acuta della tastiera, leggerissima e veloce “descrive” l’arrivo dell’angelo annunciante a Maria l’incarnazione in lei di Gesù. La tastiera (senza pedaliera) è simbolicamente qui divisa in tre parti ed in ognuna di esse è affidato il materiale sonoro dei tre “temi”: nel registro grave si espande e sale verso l’alto l’invocazione e il grido del Battista, in quello centrale si arcua (in una piccola salita e discesa) la semplice sequenza di Maria, nel registro acuto la celeste declamazione del Cristo, che prosegue nell’ascesa, ma partendo dalla zona in cui si ripiega il tema di Maria: dal centro, dunque, alla regione più acuta.
Nel finale spogliatasi da ogni figurazione strumentale/tastieristica, in un contrappunto quasi vocale, i tre temi si danno nella loro semplicità, depauperandosi ed estinguendosi il primo e il terzo, e restando, unico ed umilissimo nel registro centrale, il sussurro di assenso della Vergine alla volontà del Signore. La sua sequenza monodica, ormai con un unico registro dell’organo inserito, termina il brano e l’intera composizione, vicinissima al silenzio che volevo raggiungere, al mistero che non si può spiegare e prepara al raccoglimento/accoglimento del Natale.