Dolore di Dio, storia dell'uomo

Chiesa di S. Fedele lunedì 27 marzo 2023 ore 20.45

Drammatizzazione musicale della Via Crucis del Cardinal Martini


Musiche di J.S. Bach e Franz Liszt
Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

Il canto di Orfeo diretto da Gianluca Capuano
Francesco Zago, chitarra elettrica

Lettori: Adele Pellegatta, Fabio Pizzul

 

in collaborazione con la Fondazione Carlo Maria Martini
con il sostegno di Fondazione Cariplo
   
Al cuore della stagione primaverile di San Fedele, dal titolo “echi di speranza”, il 27 marzo nella Chiesa di San Fedele, una drammatizzazione musicale della Via Crucis con testi del Cardinal Martini scritti per il Centro San Fedele nel 2010. Arie solistiche e corali tratti dalle Passioni di J.S. Bach si alterneranno con brani di Liszt, tra strumenti antichi, quartetto vocale di solisti, voci recitanti, chitarra elettrica e transizioni di musica elettronica. Una sintesi musicale per rappresentare il mistero della morte e risurrezione di Gesù, centro e fonte della speranza cristiana.

Due tradizioni spirituali a confronto in una prospettiva di sintesi, quella pietista luterana e quella cattolica. Musicisti e lettori saranno disposti lungo la parete sinistra della chiesa a navata unica. I solisti si recheranno nel pulpito ligneo seicentesco per cantare le arie di Bach, luogo architettonico centrale che esalta la chiarezza acustica e predispone la piena visibilità da ogni punto della chiesa.
La drammatizzazione è stata commissionata dalla Fondazione Culturale Carlo Maria Martini che sostiene da diversi anni progetti di creazione musicale ispirati da tematiche bibliche.

 

APPROFONDIMENTI

Momento centrale delle attività musicali di San Fedele nel tempo liturgico della Quaresima. Una proposta meditativa attraverso la musica, della Passione di Cristo, con i testi del Cardinal Carlo Maria Martini, appositamente scritti nel 2010 per rappresentazioni musicali della Via Crucis. In questa nuova drammatizzazione, dopo la prima che era stata presentata nell’Auditorium San Fedele nel 2011, il materiale sonoro proviene dalle composizioni più emblematiche che hanno tematizzato i misteri dolorosi di Gesù: alcune arie per voci soliste tratti dalle Passioni di J.S. Bach e una rielaborazione parziale della Via Crucis di Franz Liszt.

 
Da una parte, il canto d’Orfeo diretto da Gianluca Capuano, un ensemble di musica antica con basso continuo e quartetto vocale per intonare corali e arie del maestro di Lipsia, dall’altra, il suono epurato della chitarra elettrica di Francesco Zago, corredata da una serie di dispositivi elettronici per gli effetti, per ricolorare le tinte e i timbri dell’opera lisztiana in una nuova veste espressiva, inizialmente prevista per pianoforte, ma senza rinunciare all’originaria motivazione devozionale del compositore ungherese.

Le meditazioni del cardinal Carlo Maria Martini non seguono l’ordine tradizionale della Via Crucis, ma presentano una successione biblica, alla stregua di un uso già attestato nel XVIII sec. e poi ripreso da papa Giovanni Paolo II nel 1991 al Colosseo. Colpisce il carattere sobrio e comunicativo del testo, capace di esprimere in maniera personale – al modo del salmista – la voce del credente e il suo canto di speranza davanti al mistero del dolore dell’abbandono di Dio. Il tono e il contenuto dei commenti di Martini fanno da contrappunto ai brani evangelici come corde di risonanza che vibrano attorno al suono fondamentale.

 

Lo svolgimento della drammatizzazione, di novanta minuti circa, prevede un’introduzione strumentale alla chitarra elettrica con le note dell’antico inno alla croce, il Vexilla regis di Venanzio Fortunato (VI sec.), posto da Liszt come portale d’ingresso alla sua Via Crucis.
Seguono una decina di stazioni con un andamento quasi sempre identico dall’una all’altra. Ogni stazione è composta dalla lettura del Vangelo, un corale di Bach (a volte continuato da brevi accenni all’opera lisztiana), la lettura della meditazione di Carlo Maria Martini e un’aria tratta dalle Passioni di Bach. Le stazioni VII, VIII e IX, sono raggruppate in un ampio intermezzo strumentale che rielabora alcune parti della Via Crucis di Liszt. Momento di respiro senza parole, pausa che consente all’ascoltatore di riportare alla memoria le prime scene della Passione con l’aiuto di immagini musicali. Dalla decima stazione riprende il percorso che alterna testi e musica. La conclusione della drammatizzazione è affidata alla chitarra elettrica con la trascrizione di un brano organistico di Liszt: Recordare pie Jesu, cui segue il saluto alla croce Ave crux, dello stesso autore per quartetto vocale e harmonium.

 

DUE TRADIZIONI A CONFRONTO
Le arie e i corali di J.S. Bach sono tratte dalle Passioni secondo Matteo e secondo Giovanni e corrispondono ai testi evangelici associati alle diverse stazioni della Via Crucis. Si crea così un ricco percorso che mette a confronto il pietismo luterano di Bach, mutuato da Johann Arndt (1555-1622) e Rostock Heinrich Müller (1631-1675), e la spiritualità di tradizione cattolica di cui sono impregnate le meditazioni di Carlo Maria Martini. Una doppia lettura contemplativa della Passione di Cristo. Da una parte, quella inserita nella nuova devozione pietista che rilegge il luteranesimo insistendo sull’esperienza personale dei fedeli attraverso una riforma di vita nel quotidiano. Ogni giorno il cristiano legge la Parola di Dio e la canta sia nel tempio, con l’assemblea, che a casa, in modo personale, affinché la comprensione della Scrittura lo conduca a una conoscenza, a un sentimento intimo e a una nascita di Dio in lui, secondo la terminologia cara al pietismo. Il ruolo della musica su testi sacri per Bach è quello del “raccoglimento”, come egli stesso lo ha appreso dal suo maestro spirituale, Heinrich Müller: “Il raccoglimento è il vero nocciolo della preghiera e dei canti di lode, senza i quali in nulla sono graditi al Signore Dio. Per questo non basta che la bocca canti un cantico sacro senza che il cuore si raccolga. Quindi il cuore è richiesto in primo luogo”.
Dall’altra parte, le meditazioni del Cardinal Martini suggellano l’esperienza spirituale del pastore che parla alla prima persona plurale perché è unito alla comunità di credenti e vive con la sua comunità il mistero della Passione di Cristo, indirizzando a Dio, a nome di tutti, l’intercessione della Chiesa, inserendosi, in questa operazione, nell’alveo della grande tradizione cattolica.

La Via Crucis è un’opera fondamentale dell’ultima produzione di Franz Liszt, scritta quattordici anni dopo aver ricevuto la tonsura e gli ordini minori a Roma. Stupisce la sobrietà e il carattere scarno di quest’opera, colma di momenti di silenzio, ridotta all’essenziale di una linea melodica, talvolta punteggiata da qualche accordo o dalla forma corale. Ma una costante tensione espressiva, resa viva dalla moderna scienza armonica di Liszt, fa da contraltare all’apparente semplicità compositiva. Originale è il ruolo del pianoforte o dell’organo in questa Via Crucis, lo strumento a tastiera infatti funge da sostituto della voce narrante, disegnando, attraverso cellule tematiche e frasi accennate, alcuni personaggi fondamentali del racconto evangelico della Passione.

Nella lunga prefazione alla partitura l’autore scrive fra l’altro: “ebbi modo di vivere la più solenne celebrazione di questa devozione, partecipandovi un Venerdì Santo al Colosseo, questo luogo il cui terreno è imbevuto del sangue di tanti martiri.” I testi delle parti cantate (originariamente in francese, nella versione definitiva in latino e tedesco) erano stati scelti da Liszt e da Sayn Wittgenstein e comprendono brani del Nuovo Testamento, inni gregoriani e corali luterani (con qualche tema della Passione secondo San Matteo di J.S. Bach) elementi che attestano una direzione musicale ecumenica. Completata nel 1879, la Via Crucis fu creata solamente dopo la morte di Liszt, nel 1929. L’opera si compone di un inno e 14 stazioni, in essa domina una profonda austerità e interiorità. I canti sono sia a cappella sia accompagnati con semplicità all’organo. Esiste una versione per pianoforte solista.

 

DUE ESTRATTI DALLE MEDITAZIONI DI CARLO MARIA MARTINI

Quarta Stazione

Gesù è rinnegato da Pietro
“Anche l’amico in cui confidavo anche lui che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Salmo 40 (41),10).
Più ancora che per Giuda, tu ripeti, o Gesù, queste parole di delusione per il discepolo per cui avevi mostrato tanta cura! Ora egli ha paura, una paura che si impadronisce del suo corpo e fa tremare tutte le sue membra!
Gesù Signore, anche noi facciamo fatica a riconoscere pubblicamente la tua regalità. Talvolta non ci siamo dichiarati apertamente cristiani semplicemente per paura.
Ma il fatto che Pietro, che aveva avuto tanti segni di amore da parte di Gesù e che sembrava un uomo coraggioso e deciso sia stato vittima della paura, è anche motivo di conforto nelle nostre debolezze. Pietro aveva detto poco prima: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”, e aggiungeva con grande insistenza “Se anche dovessi morire con te non ti rinnegherò”. Ora per pochissimo si smarrisce e si perde.
Signore Gesù, manda anche per noi qualcosa come il canto di un gallo che ci faccia riflettere; perché anche se abbiamo tradito il Signore possiamo piangere i nostri peccati ad averne il perdono.

 

Quattordicesima Stazione
Gesù è deposto nel sepolcro
Gesù che nel buio sulla terra e nel buio del sepolcro, hai chiesto a Dio perché ti aveva abbandonato, e nel buio del sepolcro rimani in attesa della risurrezione, facci intravedere che non c’è abisso fra cui non sia possibile invocare Dio. Ricordaci che le nostre prove sono parte del tuo venerdì Santo e che tu le vivi con noi e le superi in noi. Tu che lacerato e straziato dal dolore, hai elevato un alto grido prima di morire, accogli il nostro grido, concedici di giungere all’ultimo giorno della nostra esistenza terrena con la volontà di consegnare nelle mani del Padre il nostro spirito, la nostra vita e la nostra morte.
Signore della croce, aiutaci a riconquistare ogni giorno la legge del morire a noi stessi per vivere il primato assoluto di Dio, di te e del tuo Vangelo.
Il sabato santo è vissuto dai discepoli nella paura e nel timore del peggio. Il futuro sembra riservare loro sconfitte e umiliazioni crescenti. Il loro maestro è nella tomba. Maria vive una attesa fiduciosa e paziente, ella sa che le promesse di Dio si avverrano. Anche nel sabato del tempo in cui noi ci troviamo a vivere è necessario riscoprire l’importanza dell’attesa, gettare luce sul compito che ci aspetta e che ci è reso possibile dal dono dello Spirito del risorto.
Signore, nel tuo dono d’amore, in te riconosciamo il verbo di Dio fatto uomo. Noi abbiamo compreso la verità, la bellezza, la forza della fede, che tu offri a ciascuno di noi e a tutti quelli della famiglia umana, rimani con noi per sempre.

BIOGRAFIE

Il canto di Orfeo

L'ensemble vocale e strumentale Il canto di Orfeo, fondato nel 2005 e diretto da Gianluca Capuano, intende raffinare l'esperienza maturata da lui e dai suoi collaboratori negli anni di intensa attività concertistica. Uno dei punti di forza del gruppo è la musica di Carissimi (di cui Capuano è uno dei massimi studiosi), dei suoi allievi e dei compositori attivi a Roma negli stessi anni, non disdegnando comunque i capolavori del '600 italiano (Monteverdi innanzitutto) e il meglio della produzione europea tra il 1600 e il 1750 nonché incursioni nel repertorio tardo-rinascimentale e contemporaneo.
Con il mezzosoprano inglese Catherine King Il canto di Orfeo ha pubblicato per l'etichetta Avie (2006) un Cd interamente dedicato ad arie di Galuppi (“Editor's choice” di “Gramophone”). Nel 2012 ha pubblicato per la rivista italiana “Classic Voice” un CD dedicato alla produzione madrigalistica di Matnova e Ferrara nel XVI sec. Nel 2017 ha pubblicato per Deutsch Harmonia mundi in collaborazione con l'organista Kei Koito un CD dedicato alla musica della Germania settentrionale del XVII secolo.
Punto di riferimento per l'interpretazione della musica vocale barocca italiana, l'ensemble ha preso parte a importanti festival specializzati (primo fra tutti, il glorioso “Musica e poesia a San Maurizio” di Milano) in Italia, Francia, Austria, Svizzera e Germania.
Alla musica antica, l'ensemble affianca un appassionato impegno per la musica vocale contemporanea: nel 2007 l'ensemble di voci maschili ha preso parte alla produzione scaligera di Teneke di F. Vacchi, con la regia di E. Olmi e la direzione di R. Abbado. Nel 2013 Capuano e Il canto di Orfeo continuano la collaborazione con la Scala cantando in Cuore di cane di A. Raskatov, fortunata produzione ripresa nel 2014 all'Opera di Lione. Nel 2015 la Scala domanda ancora la partecipazione del gruppo per il colossale Die Soldaten di Zimmermann. Nel 2018 l'ensemble maschile ha preso parte a un concerto dedicato alla musica di Kurtág nell’ambito del Festival “Milano Musica”.
L'ensemble è anche attivo sul versante operistico, in particolare in una celebrata produzione de L'incoronazione di Poppea con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier all'Opera di Nantes.
Il canto di Orfeo è stato ospite del Festival di Salisburgo nel 2019 con l'oratorio di Caldara “La morte di Abel”. Nell'autunno 2022 ha preso parte a una tournée europea con Clemenza di Tito interpretato tra gli altri da Cecilia Bartoli e diretto da Gianluca Capuano.
Prossimi impegni all'Opera di Montecarlo con Orfeo di Monteverdi (in un progetto in collaborazione con la compagnia marionettistica “Colla”) e al Festival di Salisburgo con una nuova produzione di Orfeo di Gluck (con Cecilia Bartoli, regia di Christof Loy, direzione Gianluca Capuano), una ripresa di Orfeo di Monteverdi e con L'Anima del filosofo di Haydn.
Da dieci anni l'associazione Il canto di Orfeo organizza i “Vespri musicali in San Maurizio”, rassegna di musica antica presso il coro della chiesa di San Maurizio a Milano.

 

Cantanti
Francesca Cassinari, soprano
Maria Chiara Gallo, alto
Massimo Altieri, tenore
Renato Dolcini, basso

 

Strumentisti
Enrico Casazza, violino I
Gianandrea Guerra, violino II
Jamiang Santi, viola
Antonio Papetti, violoncello
Davide Nava, violone

Marco Brolli e Anna Venutti, flauti traversieri

 

Gianluca Capuano
Nato a Milano, si è diplomato in organo, composizione e direzione d’orchestra presso il Conservatorio della sua città e si è perfezionato in musica antica alla Scuola Civica di Milano. Agli studi musicali, ha affiancato quelli classici: laureato con lode in filosofia teoretica alla Statale di Milano, si dedica alla ricerca, occupandosi di problemi di estetica musicale. Nel 2002 ha pubblicato per Jaca Book il saggio I segni della voce infinita – Musica e scrittura. Nel 2014 è stata pubblicata la sua edizione critica del Diluvium universale di Carissimi per l'Istituto Italiano di Storia della Musica. Nel 2006 ha fondato il gruppo vocale e strumentale “Il canto di Orfeo”, con il quale si dedica ai capolavori del barocco musicale europeo.
Ha iniziato la sua attività di direttore d'opera a Colonia dirigendo  Artaserse di Vinci e Leucippo di Hasse con Concerto Köln a Colonia. Ha quindi debuttato alla Semperoper a Dresda con l’Orlando di Händel e all'Opera di Zurigo con Orlando Paladino di Haydn.
Nell'agosto 2016 si è imposto all'attenzione internazionale dirigendo  Norma di Bellini con Cecilia Bartoli per l'apertura del Festival di Edimburgo: l'enorme successo ottenuto l'ha portato poi a dirigere Norma anche a Parigi e a Baden Baden e ad essere invitato a dirigere nel 2017 un tour europeo di Cenerentola, sempre con Cecilia Bartoli.
Nell'estate 2017 ha debuttato al Festival di Salisburgo dirigendo Ariodante e La donna del lago, entrambe con C. Bartoli e Les musiciens du Prince. Sono seguite le produzioni di: Cenerentola a Montecarlo; Le metamorfosi di Pasquale di Spontini alla Fenice; la Finta giardiniera all'Opera di Zurigo.
Nel 2019 ha diretto Ariodante all'Opera di Montecarlo, Orfeo ed Euridice all'Opera di Roma, Il matrimonio segreto di Cimarosa e Il Trionfo del Tempo e del Disinganno di Handel a Colonia; Weihnachtsoratorium ad Amburgo; Orfeo ed Euridice di Gluck all’Opera di Roma; sempre nel 2019 ritorna a Salisburgo per Alcina di Handel e l’oratorio La morte di Abel di Caldara; Guillaume Tell alle Choregies d'Orange; Il Matrimonio Segreto ad Amsterdam;  Il Barbiere di Siviglia al Teatro Massimo di Palermo; il Requiem di Mozart a Bari; Cenerentola, Iphigénie en Tauride alla Zurich Opernhaus, Elisir d'amore al Teatro Real di Madrid.
Nel 2021 ha diretto Trionfo del Tempo e del Disinganno e Clemenza di Tito a Salisburgo, ha debuttato al Bolshoi di Mosca con Ariodante e alla Bayerische Staatsoper con Il Turco in Italia.
Nel 2019 è stato nominato Direttore Principale dei Musiciens du Prince – Montecarlo con cui ha inciso per Decca un album dedicato a Manuel Garcia con Javier Camarena, e nel 2021 è uscito sempre per Decca un CD registrato con Varduhi Abrahamyan dedicato alla figura di Paulin Viardot. Sempre nel 2021 è stato pubblicato il DVD Unitel con l'Ariodante di Salisburgo 2017.

 

Adele Pellegatta

Attrice e doppiatrice, diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Ha lavorato in teatro con registi quali Armand Gatti, Lorenzo Grechi, Francesco Hoch, Gianni Mantesi, Glauco Mauri, Elda Olivieri, Silvano Piccardi, Luigi Squarzina, Giorgio Strehler, Gino Zampieri, Franco Zeffirelli, Bob Wilson. Ha partecipato a numerose produzioni televisive e radiofoniche di Rai e Mediaset. È docente di dizione e fonetica alla Civica Scuola D’arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano.

 

Francesco Zago è un chitarrista, compositore e produttore. Insegna chitarra elettrica e improvvisazione presso la Civica Scuola di Musica di Milano. Dopo essersi diplomato in chitarra classica, si è specializzato nel repertorio contemporaneo. Dal 1993 al 1999 ha fatto parte del gruppo prog The Night Watch, pubblicando un cd (Twilight, 1997). Fra il 2005 e il 2014 ha pubblicato quattordici cd, come compositore, chitarrista o produttore. Nel 2005 ha fondato, insieme a Marcello Marinone, l’etichetta discografica AltrOck Productions, per promuovere musiche non convenzionali. Nello stesso anno ha dato vita all’ensemble Yugen, che finora ha pubblicato quattro cd (Labirinto d’acqua, Yugen plays Leddi, Iridule, Mirrors). Altri progetti personali di Zago sono Kurai (2009) e Empty Days, quest’ultimo con la cantante americana Elaine Di Falco (2013). Con il sassofonista svizzero Markus Stauss ha fondato il duo di improvvisazione Zauss, pubblicando tre cd per l’etichetta Fazzul Rec. Nel 2012 è entrato a far parte degli Stormy Six, formazione storica del movimento Rock in Opposition, con cui ha pubblicato, insieme a Moni Ovadia, il cd/dvd Benvenuti nel ghetto. È chitarrista di Not a Good Sign, che ha debuttato per AltrOck/Fading con il suo primo cd nel giugno 2013. Dal 2008 collabora con l’ensemble elettrico RepertorioZero.