DOM 13 aprile Stabat Mater di Haydn

per soli, coro e orchestra
Chiesa di San Fedele  ore 17
testo/musica
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Stabat Mater (1767) per soli, coro e orchestra

I CIVICI CORI
Francesco Girardi, maestro preparatore del coro

Orchestra della Civica Scuola di Musica di Milano
Mario Valsecchi, direttore

 In collaborazione con la Fondazione Milano - Milano Civica Scuola di Musica

   Continua, dopo l’esecuzione de La Creazione nella passata Stagione, l’esplorazione del corpus di composizioni sacre e d’ispirazione religiosa di Franz Joseph Haydn.
   San Fedele Musica propone alla città di Milano per la Domenica delle Palme un momento musicale meditativo sulla Passione di Gesù, attraverso lo sguardo di Maria, sua madre. Con il testo dello Stabat Mater si sono cimentati centinaia di compositori di ogni epoca. Nel XVIII è sicuramente quella di Pergolesi (1736) la composizione più diffusa ed ammirata. Lo stesso Haydn doveva averla conosciuta nel periodo in cui ha vissuto a Eisenstadt, visto che la chiesa parrocchiale ne possedeva una copia.
   Nell’affrontare il testo medioevale della Vergine addolorata, Haydn era ben consapevole di avventurarsi in un’impresa difficile. Il grandioso risultato ottenuto, forte di una sorprendente varietà di intonazioni ed ispirazioni, divenne successivamente un modello cui guardarono con interesse altri compositori come Rossini che scelse, per il suo capolavoro sacro, la stessa tonalità di sol minore.
   Nello Stabat Mater, Haydn raggiunge un esito del tutto originale rispetto al filone dominante della tradizione italiana, riuscendo ad offrire al testo musicato la dignità propria di un dolore misurato, interiore, sublimato e silenzioso, fedele specchio della tradizione cattolica austriaca. La prima esecuzione dello Stabat Mater avvenne nello stesso anno di composizione a Eisenstadt, ma il vero battesimo della composizione si ebbe successivamente a Vienna.
   Era accaduto che Haydn avesse inviato a J.A. Hasse, il principale compositore allora attivo in Austria, una copia del lavoro da poco ultimato “con la sola intenzione che, nel caso qua e là io non avessi reso adeguatamente parole tanto significative, il maestro, tanto bravo in ogni genere musicale, potesse rimediare a queste carenze”. In segno di stima Hasse lo invitò ad eseguire lo Stabat Mater nella capitale. E fu proprio da Vienna che, dopo i successi del 1771 che lo Stabat Mater conquistò l’Europa. Le copie presenti nelle biblioteche di Roma, Napoli, Madrid, Parigi, Londra confermano l’estrema popolarità dell’opera.
   Nelle epoche successive, come accadde a molte altre composizioni di Haydn, lo Stabat Mater cadde in oblio per essere, solo di recente, ricollocato nell’evidenza che merita. Gli strumenti stilistici impiegati, la ricerca continua di precisione espressiva, l’aderenza delle figurazioni al testo, la costruzione di piani sonori profondamente antitetici e repentini, il ricorso ad armonie ardite intrise di cromatismi estremi collocano lo Stabat Mater nella poetica preromantica dello “Sturm und Drang”.
   Colpisce come l’eccezionale efficacia e penetrazione della composizione sia ottenuta con un ampio ricorso agli andamenti lenti e con un magistrale impiego delle tonalità minori delle quali lo stesso Haydn non era solito avvalersi. Eppure, grazie ad una fervida immaginazione musicale che utilizza sapientemente le diverse tonalità in base allo specifico carattere affettivo che la teoria estetica settecentesca attribuiva loro, ogni brano ha un carattere unico, inconfondibile.
   Un risultato ancor più ammirevole se si considera la sobrietà dell’organico orchestrale che prevede, oltre alle quattro voci degli archi, due oboi, sostituiti dal suono più malinconico di due corni inglesi nei due brani in mi bemolle (O quam tristis et afflicta e Virgo Virginum praeclara), ed un fagotto facoltativo a rinforzo del basso. L’architettura del lavoro utilizza come punti di snodo 5 brani corali ben tre dei quali prevedono comunque ampi interventi dei solisti. Altro elemento di rilievo è la ricchezza di immagini musicali associate alla parola. Nel primo brano, forse il più riuscito dell’intera opera, questa abilità raggiunge vertici che sarà difficile per lo stesso Haydn eguagliare anche nella più avanzata maturità.