DOM 18 maggio - Salmi di Benedetto Marcello

Dalla supplica alla lode
Chiesa di San Fedele  ore 17.00
testo/musica
PSALLITE ENSEMBLE 

Beatrice Palumbo, soprano 
Marta Fumagalli, mezzosoprano 
Matteo Magistrali, tenore 
Anna Camporini, violoncello 
Francesco Catena, organo 

Coro Femminile Madonna di Fatima
Amos Mariani, maestro del coro
 
Programma
 
Benedetto Marcello (1686 - 1739) 
Da L’Estro poetico-armonico 
Salmo XXXVIII In mezzo alle miserie, per soprano e basso continuo

Domenico Scarlatti (1685-1757) 
Sonata in re maggiore K 288 per organo 

Benedetto Marcello 
Salmo XII Deh sino a quando o Dio, per contralto, tenore e b.c. 

Domenico Scarlatti
Fuga in re minore K 41 per organo

Benedetto Marcello 
Salmo VIII O di che lode, di che stupore, per contralto e b.c.


Continua a San Fedele il ciclo dei Salmi di Benedetto Marcello tratti dalla sua raccolta intitolata l’Estro poetico-armonico, Parafrasi sopra li primi [e secondi] venticinque Salmi (1724-26). Questa volta la tematica dei tre Salmi offre un percorso che va dalla supplica aspra di colui che non vede nella vita che miseria e dolori (Salmo 38) alla lode del fedele che si meraviglia davanti all’immensità della Creazione e al posto di rilievo che occupa l’uomo nell’Universo (Salmo 8). Autore delle “parafrasi” dei Salmi fu il nobile Girolamo Ascanio Giustinian, del cui salotto letterario veneziano, Marcello era un frequentatore. I 50 Salmi occupano un posto di rilievo nella considerevole produzione musicale del musicista veneziano. La raccolta si discosta dagli altri suoi lavori, spesso impregnati di una scrittura e di una retorica di routine: nei Salmi emerge un nuovo afflato caratterizzato dalla continua alternanza nell'utilizzo delle voci soliste (impiegate tra assoli, duetti, terzetti o quartetti), dalla ricchezza di passaggi contrastanti, dalla varietà del canto (mutuata da diverse tradizioni liturgiche), dall'alta fattura degli episodi fugati e dalla sorprendente fantasia delle soluzioni armoniche (che si impone, peraltro, sin dal titolo della raccolta). Tutto ciò conduce a una sintesi poetico-melodica che rappresenta uno dei massimi vertici dell'intera letteratura musicale barocca. «Quanto alla musica, è materia ch’esige in primo luogo la espressione delle parole e de’ sentimenti, quindi si è per lo più composta a due sole voci, ad oggetto di più felicemente effettuarsene le intenzioni. Nulladimeno, essendosi in oggi avvezzo l’orecchio nostro allo istituito concerto di più voci non si è giudicato disconvenevole il comporre a tre e quattro parti». (B. M.)