DOM 7 aprile Salmi di Benedetto Marcello

Per soprano, mezzosoprano e basso continuo
Chiesa di San Fedele  ore 17.00
testo/musica

Salmi di Benedetto Marcello

Solisti:
Beatrice Palumbo, soprano
Marta Fumagalli, mezzosoprano
Basso continuo:
Marco Testori, violoncello
Francesco Catena, organo

PROGRAMMA

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1750)
Preludio, dalla Suite No. 3 in do maggiore per violoncello, BWV 1009

BENEDETTO MARCELLO (1686 - 1739)
Da L’Estro poetico-armonico
Salmo XIV
O signor, chi sarà mai, per soprano e basso continuo

JOHN STANLEY (1712 - 1786)
Volountary op. 5 n. 7 in sol minore per organo

BENEDETTO MARCELLO
Salmo XV
Signor, dall’empia gente che m’assale, per contralto e b. c.  

JOHN JAMES (? - 1745)
Volountary in la minore per organo

BENEDETTO MARCELLO
Salmo III
O Dio perché cotanto è mai cresciuto, a 2 voci e b. c.

SPUNTI
Tre salmi di Benedetto Marcello di cui due di risurrezione tratti dalla sua raccolta intitolata l’Estro poetico-armonico, Parafrasi sopra li primi [e secondi] venticinque Salmi (1724-26). Autore delle “parafrasi” dei salmi fu il nobile Girolamo Ascanio Giustinian, del cui salotto letterario veneziano, Marcello era un frequentatore. Insieme alla pregevole fattura della scrittura contrappuntistica, quella del basso continuo è qui portata da Marcello a un mirabile livello di elaborazione e di cesello. Nel Salmo XV in programma, Marcello svincola il violoncello dalla funzione del basso continuo e gli destina una parte musicale autonoma, che si può addirittura definire ‘concertante’.
Altra particolarità dei Salmi di Marcello è la vocalità, che, oltre al cantus firmus della liturgia romana, fa proprie le inflessioni del canto armeno e greco-ortodosso, nonché ebraico di vari paesi, come testimoniano i Salmi XIV-XV, i quali, in due rispettive sezioni, prevedono l’intonazione del salmo alla maniera degli «Ebrei spagnuoli» e «tedeschi». In questo senso, oltre a essere una delle più ambiziose opere del barocco musicale, L’Estro poetico-armonico è una vivida testimonianza del multiculturalismo proprio della Serenissima Repubblica di Venezia.
Il momento musicale sarà introdotto dal Preludio in do maggiore BWV 1009 di J.S. Bach. Tra i tre salmi di B. Marcello verranno intercalati due brani organistici per la liturgia anglicana di autori del Settecento: John James e John Stanley.

Spunti di Gianfranco Ravasi sui salmi 3, 14 e 15
Salmo 14 Atto penitenziale prima dell’ingresso nel tempio, dove è richiesta la purezza non esteriore ma morale per soggiornarvi. La processione dei fedeli domanda di ottenere l’accesso al culto. I sacerdoti rispondono elencando 11 condizioni di ammissione legate all’etica dell’alleanza. Esse riguardano l’impegno esistenziale permanente che abbraccia l’arco intero dell’esistenza. I primi tre impegni sono di ordine generale: il camminare senza colpa, l’agire secondo giustizia e il parlare lealmente. Seguono tre impegni orizzontali nei confronti del prossimo: l’importanza della sincerità nelle testimonianze pubbliche, la generosità nei riguardi del prossimo, la denuncia di ogni contumelia lanciata contro il prossimo. Gli impegni del v. 4 riguardano sempre la vita sociale ma sono illuminate verticalmente d a Dio: il giusto si deve dissociare dal malvagio e deve allinearsi con chi teme il Signore, non rinnega mai la parola data. L’ultima serie di impegni rigetta l’usura e la corruzione.
Solo questa fedeltà totale e integrità può rendere stabili come Dio e permettono di partecipare al suo culto all’intimità con lui.

Salmo 15 Salmo che annuncia la Pasqua di Cristo con un accenno all’immortalità ai vv. 9-11, fatto raro nell’Antico Testamento. Splendida preghiera di fiducia.  La preghiera si apre con un sì gioioso a Dio attraverso una stupenda professione di fede: “Signore, sei tu il mio bene, sopra di te non c’è nessuno”. Il salmista attraverso cinque immagini esprime la totalità di dedizione del sacerdote al suo Dio: il Signore per lui è parte dell’eredità, il suo calice (il suo ospite, il suo familiare che lo accoglie e anche il suo destino ultimo, un luogo delizioso, l’eredità suprema. Agostino interpreta così: “Signore, sii tu stesso la mia eredità; sei tu che io amo”.
L’intimità goduta con Dio dal sacerdote non può spegnersi con la morte. Abbiamo qui una professione di fede nel destino glorioso del fedele. Tre sono i simboli per esprimere la sua fiducia nella comunione piena con Dio: il sepolcro e lo Sheol (gli inferi); il cammino della vita (la via della giustizia già percorso dal saggio durante la sua esistenza terrena, la cui meta è solo Dio stesso); il volto e la destra di Dio mentre accolgono il giusto. “vedere il volto” di Dio significa accedere al tempio per l’intimità della preghiera e “stare alla sua destra” significa essere da lui tutelati e protetti contro il male e il nemico. Il salmista canta ora l’ingresso nel tempio celeste là dove il nemico per eccellenza, la morte, non ha nessuna cittadinanza.

Salmo 3 Salmo usato come preghiera del mattino nelle liturgie orientali, il v. 6 si riferisce alla passione e alla risurrezione di Cristo. Il salmista entra in scena con una descrizione dal vivo della sua situazione drammatica in cui imperversano gli avversari. Il gran numero dei nemici fa da contrasto stridente con la solitudine del protagonista che è immerso nella palude dell’angoscia e persino dell’abbandono apparente di Dio. La frase ironica di questi avversari rievoca la frase urlata contro Gesù in croce: “Ha confidato in Dio; lo liberi ora se gli vuol bene!”
Il centro del Salmo è nel fondamentale “ma” del v. 4 che segna il passaggio dall’oscurità alla luce e marca la svolta dall’invocazione dal lamento alla fiducia, dall’incubo alla speranza. Il tu di Dio domina ora la scena e crea un mutamento di atmosfera (v.5). Il Signore si avvicina e “solleva” alto il capo del suo fedele perché dall’umiliazione passi alla gloria del trionfo. Immagine dell’esaltazione gloriosa del Cristo risorto: egli, umiliato nella sofferenza e nella morte, viene innalzato nella gloria divina.
Alla notte (immagine del dolore da cui si spera di essere salvati) segue il giorno, segno di vita, testimonianza della vittoria sfolgorante di Dio sul nulla e sul male.
In conclusione un inno con l’implorazione “sorgi!” a Dio dopo il “sonno” del suo silenzio. I nemici fuggono atterriti perché su di loro sta per incombere il Giudice supremo, il Creatore.