DOPPIO RITRATTO: BACH-SCARLATTI

Concerto inaugurale - Chaconne Perspective
Auditorium lunedì 5 ottobre 2015 ore 21.00
CHACONNE PERSPECTIVE
Drammatizzazione musicale con acusmonium sulla Ciaccona in re Minore di J.S. Bach

musiche di J.S. Bach, D. Scarlatti, Mattia Clera, Francesco Zago

Jean Rondeau, clavicembalo
Francesco Zago, chitarra elettrica

regia acusmatica di Giovanni Cospito
(Prevendita , per informazioni 02 86352231)

SINTESI
Serata inaugurale di San Fedele Musica in due parti. Si inizia con un recital del clavicembalista francese Jean Rondeau in cui verranno eseguite alcune tra le opere più significative dell’arte tastieristica di Bach e D. Scarlatti. Nella seconda parte, Francesco Zago proseguirà con una rilettura della Ciaccona di Bach (già ascoltata nella prima parte al clavicembalo) rielaborata per chitarra elettrica e acusmonium.

PROGRAMMA
 
1) BACH-SCARLATTI “LE FONTI”

JOHANN-SEBASTIAN BACH (1685-1750)
Prélude (dalla partita in Do Minore per liuto) BWV 997

DOMENICO SCARLATTI (1685-1757)
Sonata in Re Maggiore – Allegro K. 119
Sonata in Re Minore – Andante K. 213

J.S. BACH
Ciaccona (dalla Partita violino solo n°2 en Re Minore BWV 1004

D. SCARLATTI
Sonata in La Maggiore – Adagio K. 208
Sonata in La Minore – Allegro K. 175

J.S BACH
Concerto in stile italiano in Fa Maggiore BWV 971
Allegro
Andante
Allegro Vivace

Jean Rondeau, clavicembalo


2) CHACONNE PERSPECTIVE
Musiche di J.S. Bach, Mattia Clera, Francesco Zago

Francesco Zago, chitarra elettrica
Giovanni Cospito, regia acusmatica

SVILUPPI
Concerto di apertura del ciclo Bach-Scarlatti con Jean Rondeau, giovanissima rivelazione internazionale del clavicembalo, e Francesco Zago alla chitarra elettrica, il cui suono verrà spazializzato dall’acumonsium. Si inizia con un recital clavicembalistico per ascoltare, in veste filologica, alcune opere significative dell’arte tastieristica dei due compositori del Settecento. Un dovuto ritorno alle fonti, però con un centro focale attorno alla Ciaccona in re per violino di J.S. Bach. L’opera verrà eseguita prima in una versione per clavicembalo e, nella seconda parte della serata, in una rielaborazione per chitarra elettrica, live electronics e diffusione acusmatica, di Francesco Zago. Quindi, la Ciaccona farà da ponte dal passato al presente, per le sue caratteristiche formali: il contrasto essenziale tra maggiore e minore, il suo minimalismo efficace e virtuoso e l’impatto sul piano degli "affetti" e del "sentire".

Il recital di Jean Rondeau parte da un preludiare misterioso ed esitante, una sorta di Fantasia che inizialmente sembra incespicare tre volte sull’appoggiatura della sensibile in una figura arpeggiata ascendente. Il procedere a tentoni, in costante ricerca di un punto di arrivo, del preludio in Do Minore di Bach viene ribaltato dalla successiva sonata K. 119 di Scarlatti. Il noto tema di caccia in re maggiore è tra i più apollinei del compositore napoletano. Ma il lato luminoso dell’inizio, dopo una scala rapida verso il registro grave, si dissolve all’improvviso per lasciare posto a una drammatica sequenza melodica in la minore, si apre una voragine che sembra senza fine, sempre più ampia con grappoli armonici fino a dieci suoni. Però non è questa l’ultima parola. Ritorna la solarità dell’inizio nella coda con figure a note ripetute e arpeggi. Segue la sonata K. 213 in Re Minore. Tra le più delicate pagine per tastiera. Una melodia lenta alla mano destra appare e disegna linee quasi statiche ascendenti e discendenti.  Un movimento più dinamico sembra nascere in forma di arpeggi lenti che si concludono con delle linee in terze. Ma subito ritorna il soffio melanconico ancora più sobrio e statico dell’inizio.
Ottima introduzione alla Ciaccona di Bach per violino, in versione per clavicembalo. Uno dei vertici musicali dell’arte dell’ostinato. Massimo esempio di dinamizzazione di un materiale minimale e apparentemente condannato all’immobilità. Dinamismo basato sulle figure in diminuzione, sulla drammaticità del basso ostinato cromatico, sui giochi degli accordi spezzati nei differenti registri e soprattutto sull’attrazione minore-maggiore-minore.
Al centro della ciaccona, sul piano degli "affetti" e del "sentire", vi è l'arrivo tanto sperato del maggiore. Ma non è, come si potrebbe immaginare, il raggiungimento definitivo di una stabile e gioiosa sicurezza. Il movimento comincia a intensificarsi con l’arrivo di una sezione ad accordi spezzati nei due registri. Si percepisce il pericolo di perdere una pace faticosamente raggiunta. Cresce il desiderio di restare sempre nel maggiore, e poi improvvisamente, la spirale del minore ritorna, e questa volta, nell’ultima parte della Ciaccona, proprio a causa di tanto cammino compiuto, la forza musicale del basso ostinato diventa lacerante, intensissima, ogni nota invade gli affetti in un modo indelebile.
Ritorna l’universo della Fantasia Mediterranea con due sonate di Scarlatti. La prima, la K 208, è un Adagio di grande invenzione melodica. Un canto semplice ma al tempo stesso raffinato e in costante movimento, con la sinistra che scandisce un ritmo regolare, quasi sempre, con una semplice linea del basso. Proprio un’aria cameristica, ma non di bravura, di grande intimismo e interiorità. La seconda, la K. 175, di tutt’altro registro. Tra le più drammatiche del compositore napoletano, soprattutto a causa dei giochi dissonanti e del massiccio utilizzo di cluster, in alcuni punti così robusti e densi da sfiorare l’effetto di bruitage. Però, Scarlatti non rinuncia alle schiarite in tonalità maggiore, nella più genuina e spensierata vivacità settecentesca.
Conclude il recital il Concerto in stile italiano, sorta di viaggio musicale dalla Germania all’Italia, scritto da Bach nel periodo trascorso a Köthen, quando il suo interesse era volto quasi esclusivamente alla musica strumentale. Dominano le contrapposizioni tutti-solo proprie del concerto grosso italiano, realizzate al cembalo con gli effetti di piano e forte ottenuti con uno strumento a due manuali. Concepito secondo la forma-ritornello tipica del concerto vivaldiano: un motivo principale esposto dal tutti, detto appunto ritornello, si alterna a episodi contrastanti affidati al solista. Sorprende l’unica, lunghissima, linea di canto nell’Andante, che si snoda sinuosa dall’inizio alla fine sopra un basso ritmicamente regolare ma in continua e inquieta evoluzione armonica, quasi una specie di orchestra con sordina. Anche il travolgente Presto conclusivo è scritto in forma di ritornello, con un motivo principale ascendente pieno di vita e di verve ritmica riproposto su diversi piani tonali e alternato a vivacissimi episodi «solistici»; il tutto senza soluzione di continuità, in un discorso musicale fluido e ritmicamente serrato.

La seconda parte della serata ha per titolo Chaconne Perspective e riprende l’opera centrale della prima parte, la Ciaccona in Re Minore di Bach, scritta originariamente per violino. Scrive il chitarrista Francesco Zago a proposito della sua performance che include la creazione di un brano di Mattia Clera: la Ciaccona di Bach è un trionfo del limite e del suo superamento: una rifrazione infinita a partire da un materiale minimo e, per di più, affidata a uno strumento solista. Esempio perfetto di «eterna ghirlanda brillante», la Ciaccona è un esercizio di estrema disciplina compositiva, per i vincoli imposti dalla forma rispetto alle proporzioni del risultato. Come spesso accade in Bach, la struttura numerica, perfino algoritmica e «automatica» della sua musica non esclude, anzi genera un’estrema tensione negli «affetti», che apparentemente si risolve nella pacata parentesi centrale del modo maggiore: un’illusione che rende ancora più drammatico e lacerante il ritorno al minore.
«Proiettarla», «amplificarla» – dilatandola in senso orizzontale e verticale, melodico e armonico – sfruttando la strumentazione elettrica e la spazializzazione dell’acusmomium, significa fermarla nel tempo e insieme osservarne, come attraverso un microscopio sonoro, ogni singolo sviluppo: in un organismo governato da leggi ferree, ogni cellula prolifera e vive di vita propria, ma alludendo sempre a un unico cuore pulsante e immutabile.


BIOGRAFIE

Jean Rondeau
Giovanissimo interprete al clavicembalo che si è imposto nel panorama concertistico internazionale. Ha studiato con Blandin Verlet, ha seguito corsi di basso continuo, organo, pianoforte, jazz, scrittura musicale, direzione di coro e d’orchestra. Ha vinto il Primo Premio del Concorso Internazionale di Bruges (2012) e diversi altri premi internazionali.
All’inizio del 2015 è uscito il suo primo disco da solista sull’opera di J.S. Bach per Warner Classics. Nello stesso momento, ha ricevuto il premio Rivelazione solista strumentale per le Victoires de la Musique Classique.
Suona in Europa e nell’America del Nord come solista e in formazioni di musica da camera. Ha anche formato un gruppo di jazz: Note Forget.
Artista appassionato e curioso, si dedica alla musica barocca, classica e al jazz per esplorare il rapporto tra tutte le culture musicali. Le sue parole chiavi, ereditate dai grandi maestri, sono l’ascolto e il silenzio.

Francesco Zago
Francesco Zago è un chitarrista, compositore e produttore. Insegna chitarra elettrica e improvvisazione presso la Civica Scuola di Musica di Milano. Dopo essersi diplomato in chitarra classica, si è specializzato nel repertorio contemporaneo. Dal 1993 al 1999 ha fatto parte del gruppo prog The Night Watch, pubblicando un cd (Twilight, 1997). Fra il 2005 e il 2014 ha pubblicato quattordici cd, come compositore, chitarrista o produttore.
Nel 2005 ha fondato, insieme a Marcello Marinone, l’etichetta discografica AltrOck Productions, per promuovere musiche non convenzionali. Nello stesso anno ha dato vita all’ensemble Yugen, che finora ha pubblicato quattro cd (Labirinto d’acqua, Yugen plays Leddi, Iridule, Mirrors). Altri progetti personali di Zago sono Kurai (2009) e Empty Days, quest’ultimo con la cantante americana Elaine Di Falco (2013).
Con il sassofonista svizzero Markus Stauss ha fondato il duo di improvvisazione Zauss, pubblicando tre cd per l’etichetta Fazzul Rec. Nel 2012 è entrato a far parte degli Stormy Six, formazione storica del movimento Rock in Opposition, con cui ha pubblicato, insieme a Moni Ovadia, il cd/dvd Benvenuti nel ghetto. È chitarrista di Not a Good Sign, che ha debuttato per AltrOck/Fading con il suo primo cd nel giugno 2013. Dal 2008 collabora con l’ensemble elettrico RepertorioZero.