INNER_SPACES Autunnale 2024

Auditorium & Chiesa dal 16 settembre al 2 dicembre 2024 
#1 LUN 16/09 ore 20.30

- NADIA STRUIWIGH (NL)
- HUERCO S. (US)

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#2 LUN 30/09 ore 20.30 - in collaborazione con Forum Austriaco di cultura

(Chiesa di San Fedele)

Laus Angelorum - prima esecuzione assoluta

- ARS DISCANTICA (I)

- CHRISTIAN FENNESZ (AT)

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#3 LUN 14/10 ore 20.30
- WATA IGARASHI (JP)
- DREW MCDOWALL (UK)

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#4 LUN 4/11 ore 20.30
- GABRIEL FAURÉ - PASQUALE CORRADO
- SHACKLETON con Takumi Motokawa

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#5 18 e 19/11 ore 20.30 – in collaborazione con Linecheck Festival
- ÉLIANE RADIGUE (F)
- LORENZO SENNI (I)

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#6 LUN 02/12 ore 21– in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand
- LISA MORGENSTERN (D)
- KEVIN RICHARD MARTIN (UK)

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BIGLIETTI

#1,#2,#3,#4

21€ (+1 prevendita) / €17 studenti (da acquistare in bligetteria)

 

#5, #6

23€ (+1 prevendita) / €19 studenti (da acquistare in bligetteria)


ABBONAMENTI
È possibile acquistare l'abbonamento dell'intera stagione autunnale di Inner_Spaces, usufruendo della tariffa scontata di 99 € anziché 130 € e senza spese di prevendita con posto in platea. L'abbonamento può essere acquistato online CLICCANDO QUI

oppure in biglietteria (via Hoepli 3/b 20121 Milano, orari Lunedì-Venerdì dalle 10 alle 16, tel 02 86352231).


Acquisto biglietti mediante il link: https://www.webtic.it/#/shopping?action=loadLocal&localId=5213

info e prevendite: Biglietteria Auditorium lun-ven 10 / 16 - tel.0286352231

musica@sanfedele.net
Auditorium San Fedele Milano, Via Hoepli 3 /b

 

INNER_SPACES AUTUNNALE 2024 CHIAROSCURO
Dal 16 settembre al 2 dicembre 2024 all’Auditorium San Fedele e nella Chiesa di San Fedele di Milano si svolge l’edizione autunnale di Inner_Spaces, la rassegna di musica elettronica e arti audiovisive dal 2012 punto di riferimento per la sperimentazione e la ricerca interdisciplinare. Sei nuovi appuntamenti dove figurano delle prime esecuzioni assolute, commissionate da San Fedele Musica: Laus Angelorum di Christian Fennesz, Requiem di Fauré-Corrado e Canone infinito extended di Lorenzo Senni, quest’ultima in coproduzione con il festival Linecheck.
    
Alcuni protagonisti imprescindibili della musica elettronica presentano dal vivo progetti inediti, come Drew McDowall (Psychic TV, Coil), Kevin Richard Martin (The Bug) e Shackleton, insieme a nomi sempre più affermati nel panorama internazionale, quali TBC e Huerco S., o in rapida ascesa, tra cui Nadia Struiwigh, Lisa Morgenstern e Wata Igarashi, senza dimenticare le pioniere del genere (Èliane Radigue).
    
Il tema del programma autunnale trae ispirazione dal procedimento pittorico del chiaroscuro: oltre al significato tecnico nelle arti visive come gioco di variazioni di luminosità e proiezioni d’ombra per dare rilievo a un’immagine, è anche il termine per definire il risalto che si vuole dare nell’esecuzione di opere musicali ad alcune sezioni mediante un opportuno contrasto di toni, timbri armonici. Si tratta dunque di un artificio che mette in evidenza l’esistenza della dimensione simbolico-coloristica nella percezione sonora.

In alcuni eventi della nuova stagione di Inner_Spaces la componente chiaroscurale viene impiegata nella giustapposizione di elementi opposti (generi musicali, fonti sonore). In altri, nella presenza di tonalità contrastanti tra le due parti della serata a tema, talvolta in termini di passaggio graduale dall’ombra alla luce e viceversa. Infine, il chiaroscuro può assumere un’accezione di ordine metaforico, di rappresentazione di realtà simboliche contrapposte, come il buio e la luce, la vita e la morte.

PROGRAMMA

Il concerto inaugurale, lunedì 16 settembre, affianca due versanti ben distinti di matrice ambient con due giovani artisti ormai affermati nella scena internazionale. L’olandese Nadia Struiwigh, al sintetizzatore modulare, si sofferma su paesaggi onirici e sintetici, riprendendo il materiale musicale del suo ben accolto LP Birds Of Paradise. Costruito su elementi introspettivi, il discorso musicale del suo live si muove su un percorso in cui affiora un’articolazione sonora ricca di sfumature, con un flusso narrativo che conduce in spazi acustici differenziati e in un’esperienza di ascolto coinvolgente.
La parabola artistica di Brian Leeds, Huerco S., è invece più coesa, anche se generalmente a cavallo tra due generi: da una parte, l’ambient minimale statica e rarefatta, dall’altra l’uso di una tavolozza ritmica, reduce da approcci house e volteggi IDM, ma trasfigurati come in una prospettiva simbolica. Proprio attorno a questa tensione irrisolta, l’ambivalenza diventa il nodo del dilemma creativo di Huerco S.

La serata speciale del 30 settembre nella Chiesa di San Fedele vede il ritorno di Christian Fennesz a Milano, figura emblematica nella storia recente della musica elettronica e anche riferimento costante nella programmazione di Inner_Spaces. Il musicista viennese presenta un live set commissionato da San Fedele Musica sulla tematica specifica degli angeli custodi, in riferimento al film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino. Riprendendo le parole del regista tedesco riguardo alla genesi del film: “Riflettevo su come in questa città convivano, si sovrappongano i mondi del presente e del passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d'infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti e invisibili”. Ma soprattutto, in riferimento alla concezione architettonica delle chiese barocche, come la chiesa di San Fedele, popolate da numerosi angeli scolpiti e dipinti in diversi punti per significare la presenza delle creature spirituali che partecipano alla lode di Dio delle celebrazioni liturgiche insieme ai fedeli e per sottolineare la visione barocca dell’unione tra cielo e terra nello spazio sacro.
Introduce la serata un solo organistico dal titolo Laus Angelorum composto da Ars Discantica (Massimo Colombo, Antonio Pileggi) con Alessandro La Ciacera all’organo meccanico Tamburini e live electronics. Un continuum in progressione verso il registro acuto, con accordi a sette note in lenta evoluzione, corredato da interventi elettronici di spazializzazione quadrifonica.

L’artista scozzese residente a New York Drew McDowall, il 14 ottobre, porta una versione live del suo nuovo album A Thread, Silvered and Trembling, in cui prevale il timbro oscuro e l’atmosfera crepuscolare. Sonorità arcaiche e toni modali provenienti da registrazioni di un ensemble strumentale (violino, viola, violoncello, arpa e corno) si fondono con interventi soffusi e tenui dell’elettronica, sorta di trasformazione quasi impercettibile del timbro che conduce dall’acustica all’elettronica. Ne risulta una stratificazione ambient suggestiva, a volte cupa ed evocativa delle antiche saghe nordiche, altre volte aprendo scorci luminosi appena accennati. Per il musicista quest’opera rappresenta nell’arco della sua produzione, una transizione, una sorta di "incantesimo per fare una pausa e inaugurare un nuovo inizio".
La prima parte comporta un registro sonoro più luminoso ed etereo e offre l’occasione di scoprire Wata Igarashi, un musicista giapponese molto apprezzato nei grandi festival internazionali per i suoi dj set ma raramente presente sulla scena italiana. A San Fedele espone i frutti della sua delicata e seducente produzione nel settore dell’ambient sperimentale. Estrema finezza nell’uso dei suoni sintetici, con timbri e pennellate che riecheggiano la leggerezza delle stampe giapponesi ma anche con apporti ironici provenienti dal jazz e dal soul.

Una grande meditazione sulla morte e sulla vita impernia il programma del 4 novembre.
Requiem (35’ ca), il nuovo lavoro composto da Pasquale Corrado per voce, ensemble, sintetizzatori ed elettronica, è eseguito in prima assoluta dal Syntax Ensemble, composto da nove musicisti, e diretto dallo stesso autore. Si tratta di una rielaborazione di un capolavoro della storia della musica, il Requiem che Gabriel Fauré scrisse nel 1886 in memoria del padre. Il brano segue le orme del Requiem di Fauré ricalcandone i contorni e perdendosi nella suggestione dei momenti peculiari. La partitura di Corrado si articola nello stesso numero di sezioni del Requiem di Fauré ma con durate differenti. Le figure gestuali ed articolative del Requiem, sia vocali che strumentali, riecheggiano all’interno della scrittura filtrate da processi che ne evidenziano tessiture timbriche, progressioni armoniche, pulsazioni ritmiche e densità di colori. Il mistero della morte è contemplato alla luce della speranza cristiana, in una forma musicale che segue la preghiera liturgica per i defunti. Nel Requiem di Fauré è assente ogni violenza e ogni contrasto; in esso prevale un sentimento di rassegnazione e di abbandono, a volte si potrebbe addirittura dire un desiderio di assenza e di silenzio, infatti Fauré ha centrato il suo Requiem sull'idea dell'eterno riposo. Il suo lavoro comincia e finisce con la parola requiem, che è d'altronde messa nel massimo rilievo ogni volta che ricorre nel testo. Decisamente lirico è tutto il Requiem, di un lirismo sommesso e intimo, che rifugge da ogni esteriore amplificazione sonora, ed è invece animato da una profonda melanconia. La raffinatezza delle tinte, la sobrietà del canto, l'eleganza dell'esposizione, la discrezione del porgere non nascondono nel Requiem dì Fauré la solitudine amara di chi ha preso coscienza della sconsolata impotenza dell'uomo e ne esprime una dolente, equilibrata accettazione.
Nella seconda parte, il britannico Shackleton, residente a Berlino, torna dopo due anni al San Fedele questa volta in compagnia del musicista Takumi Motokawa alle percussioni per un nuovissimo lavoro in uscita a ottobre. Il mondo sonoro di Shackleton fa pensare a viaggi notturni, alle ore crepuscolari o alle prime ore dell’alba quando la luce è soffusa, tenue e ancora non permette di distinguere bene i contorni, in cui appaiono visioni musicali suggestive, oniriche, a volte familiari a volte inquietanti, con immagini di tempi antichi che riemergono nella penombra. La spazializzazione della musica di Shackleton con il sistema audio di San Fedele è particolarmente efficace vista la tendenza dell’artista a procedere mediante una composizione stratificata degli elementi con diversi piani sonori sovrapposti. In generale, emergono in primo piano elementi melodici o di voce parlata o sussurrata ed elementi ritmici spesso in poliritmia, e in secondo e in terzo piano altri elementi che possono essere risonanze o elementi evocativi, come ad esempio frammenti frapposti, che stanno in mezzo, nelle pieghe di un ampio tessuto. In uno spazio acusmatico come questo, la ricchezza dei differenti piani sonori della musica di Shackleton invece di essere compattata e compressa viene al contrario dispiegata, allargata, amplificata e manifestata in tutta la sua poliedricità.

Martedì 19 novembre, insieme al festival Linecheck per il suo evento di apertura, viene proposta in anteprima una nuova opera commissionata a Lorenzo Senni: Canone infinito extended. Senni riprende il materiale del singolo brano Canone infinito, apparso nell’ultimo LP Scacco Matto pubblicato da Warp, per svilupparlo in un ampio live set. La struggente melodia iniziale poggia su un'illusione percettiva in cui l'armonia sottostante si muove e sembra trovare un punto di riposo, ma viene invece costantemente riavviata creando un circolo suggestivo di tensione armonica arricchita da un intreccio melodico in contrappunto con un alto grado di coinvolgimento emotivo. Musica che dialoga in modo efficace con la dimensione degli affetti e dei sentimenti attraverso l’utilizzo del registro melodico e della raffinatezza dei timbri colorati dei suoni sintetici.
L’introduzione all’opera inedita di Senni, in netto contrasto con essa, vede un ammirevole monocromo sonoro di Éliane Radigue. Si tratta del secondo brano estratto da Triptych del 1978, composto inizialmente per una coreografia di Douglas Dunn, ma alla fine è stato creato nella sua veste puramente musicale. Un continuum di 25 minuti caratterizzato da un semplice movimento circolare della frequenza in vibrazione, ripetuto a spirale in un missaggio che a ogni ritorno mette in luce una gradazione differente, giocando soprattutto in ampiezza.

L’ultima serata, lunedì 2 dicembre, regala la presenza eccezionale di Kevin Richard Martin, meglio noto con il nome The Bug, per l’esecuzione del suo ultimo album da solista, Black. Un lavoro intenso che omaggia Amy Winehouse, tragicamente scomparsa nel 2011, come un “tombeau” di barocca memoria, opera dedicata alla morte di un personaggio defunto. Domina la composizione la ripresa del materiale sonoro della canzone Back to Black pubblicata dalla cantante britannica nel 2007. Kevin Martin presenta il progetto come una meditazione sull’evanescenza, sul mistero del vuoto lasciato dalla scomparsa tragica dell’artista. Rimane l’emozione evocatrice provocata dai fantasmi sonori che ritracciano in filigrana la carcassa di Back to Black, come scrive l’autore: “Stati d'animo frammentati e droni ipnotici si fondono insieme, mentre il suo incanto circolare va alla deriva, fluttuando in un vuoto infinito... dove l'originale rimane solo nello spirito”. Continua il musicista con queste parole pregnanti: “Se n'è andata troppo presto, se n'è andata troppo giovane, una voce stanca del mondo, trascinata in una spirale discendente, Amy Winehouse sembrava intrappolata nella sua discesa autodistruttiva... L’album è un trattato sulla mancanza d'amore, sulla tragedia e sulla perdita, che fa eco all'assenza di una rete di sostegno essenziale durante una tale caduta libera. Ho lavorato a questa idea per più di un anno, le lentissime immagini oniriche rimangono tanto sfocate e impressionistiche quanto ripetitive e inquietanti... Un angoscioso cocktail di jazz spettrale, drone shoegaze e ambient riverberato”.

 

INNER_SPACES è la prestigiosa stagione milanese di musica elettronica sperimentale e arti audiovisive, divenuta in pochi anni un riferimento nello scenario internazionale per alcune caratteristiche che la contraddistinguono: la sintesi tra musica elettronica colta e accademica e la produzione sperimentale di artisti contemporanei, la scelta accurata dei musicisti tra i più significativi del momento, la proposta originale che presenta il concerto al pubblico come un itinerario di ascolto, un percorso esperienziale.

 

BIOGRAFIE
    
Ars Discantica
Il duo composto da Massimo Colombo e Antonio Pileggi porta avanti progetti musicali legati alla vocazione originaria del Centro Culturale San Fedele: il dialogo tra arte e fede. Il duo ha realizzato un Mottetto elettronico e ha partecipato al progetto Hieremias Propheta con Nicolás Jaar nella Chiesa di San Fedele l’11 e il 12 marzo 2024.

 

Pasquale Corrado (1979)
Compositore, direttore d’orchestra e produttore artistico, tra il 2001 e il 2008 si diploma in Composizione (con A. Solbiati) con il massimo dei voti e la lode, Direzione D’Orchestra (con D. Agiman), Pianoforte (con G. Ottaiano), Musica Corale e Direzione di Coro presso i Conservatorii di Milano, Potenza e Bari.
A Parigi frequenta l’IRCAM e continua il perfezionamento in Composizione con Ivan Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma diplomandosi con il massimo dei voti e la lode e ricevendo il Premio Petrassi 2011 consegnato in Quirinale dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. E’ fondatore e direttore del Syntax Ensemble con il quale ha iniziato una intensa attività concertistica che ha avuto il suo debutto nel Gennaio 2019.
Premiato in diversi concorsi sia nazionali che internazionali (tra i quali Basel Composition Competition 2017, Expo Competition Nutrire la Musica Milano, 7ma Biennale di Brandeburgo) ha ricevuto commissioni da importanti enti internazionali, tra i quali E n s e m b l e Intercontemporain – IRCAM, Fondazione Orchestra e Coro Nazionale di Santa Cecilia Roma. Ha realizzato colonne sonore e quattro opere liriche. I suoi lavori, editi da Suvini - Zerboni Milano e sono stati diretti, tra gli altri, da Antonio Pappano, Susanna Mälkki, Matthias Pintscher, Pascal Rophé, Marco Angius, Emilio Pomarico, Fabio Maestri, Jean Deroyer, Carlo Boccadoro, sono stati eseguiti all’interno di vari festival internazionali”.
Nella veste di direttore d’orchestra ha debuttato al Ticino Music Festival con il “Signor Bruschino” di G. Rossini. Il suo percorso lo ha portato a dirigere produzioni operistiche, sinfoniche e cameristiche in diversi festival nazionali ed internazionali.
Attualmente insegna Composizione presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di COMO e presso la Scuola Civica “Claudio Abbado” di Milano.

Gabriel Fauré (1845-1924)
Gabriel Urbain Fauré (Pamiers, 12 maggio 1845 – Parigi, 4 novembre 1924) è stato un compositore e organista francese. Con Debussy, Ravel e Saint-Saëns, è uno dei grandi musicisti francesi della fine del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo. A nove anni va a Parigi per studiare alla Scuola Niedermeyer, che allora preparava gli organisti di chiesa e i maestri del coro. Vi studia undici anni con diversi musicisti di primo piano, fra cui Camille Saint-Saëns che gli illustra la musica dei compositori contemporanei (Robert Schumann, Franz Liszt). Nel 1870, Fauré si arruola nell’esercito e partecipa ai combattimenti per togliere l’assedio di Parigi durante la Guerra franco-prussiana. Durante la Comune di Parigi, si rifugia prima a Rambouillet e poi in Svizzera, dove insegna alla Scuola Niedermeyer che era stata trasferita lì. Torna a Parigi nell’ ottobre 1871 e diventa organista titolare della chiesa di Saint-Sulpice pur continuando a frequentare regolarmente il circolo di Saint-Saëns e di Pauline Garcia-Viardot. Vi incontra i principali musicisti parigini del tempo e fonda con loro la Société Nationale de Musique. Nel 1874, Fauré smette di lavorare a Saint-Sulpice e sostituisce alla Église de la Madeleine Saint-Saëns spesso assente. Quando quest’ultimo va in pensione nel 1877, Fauré diventa maestro del coro. Nello stesso periodo si fidanza con Marianne Viardot, la figlia di Pauline, ma il fidanzamento è presto rotto da Marianne. Deluso, parte per Weimar, dove incontra Liszt, poi va a Colonia per assistere alle rappresentazioni dei Nibelunghi di Richard Wagner. Fauré ammirava Wagner, ma fu anche uno dei pochi compositori della sua generazione a non risentire del suo influsso. Nel 1883, Fauré sposa Marie Fremiet, dalla quale ha due figli. Per mantenere la famiglia, Fauré prosegue nel suo lavoro di organista della Chiesa della Madeleine e dà lezioni private di pianoforte e d’armonia. Riesce ad avere il tempo per comporre solo in estate e con le sue composizioni non guadagna molto. In questo periodo Gabriel Fauré scrive diverse opere importanti, numerosi pezzi per pianoforte e canzoni, ma le distrugge quasi tutte dopo averle fatte eseguire, di esse conserverà solo qualche movimento per riutilizzarne i motivi. Durante la giovinezza, Fauré era molto felice, ma la rottura del suo fidanzamento e la sua sensazione di uno scarso riconoscimento dei suoi meriti musicali lo portarono alla depressione che egli, alla moda dell’epoca, chiamava “spleen”. Tuttavia, nel 1890, la fortuna gli arride. Fa un viaggio a Venezia, dove incontra degli amici e scrive diverse opere. Nel 1896 è nominato organista capo della chiesa della Madeleine e succede a Jules Massenet come professore di composizione al Conservatorio di Parigi. Insegna allora a grandi compositori come Maurice Ravel, George Enescu, Lili e Nadia Boulanger. Dal 1903 al 1921, Fauré fa anche il critico musicale per Le Figaro. Nel 1905 succede a Théodore Dubois come direttore del Conservatorio di Parigi. Vi porta numerose innovazioni. La sua situazione finanziaria diviene più rosea, cresce la sua reputazione di compositore e la sua depressione è solo un lontano ricordo. Fauré è eletto all’Institut de France nel 1909. Rompe allora con la vecchia Société Nationale de Musique. Ma il suo udito diminuisce e percepisce male le alte e le basse frequenze. La sua responsabilità al Conservatorio, unita alla diminuzione del suo udito, fanno sì che la produzione di Fauré si riduca molto. Durante la Prima guerra mondiale, resta in Francia. Nel 1920, a 75 anni, va in pensione dal Conservatorio. Malgrado ciò, continua a seguire i giovani compositori, in particolare i membri del gruppo dei Sei. Gabriel Fauré muore a Parigi nel 1924. Compositore prolifico, da menzionare tra le sue opere senz’altro sono il suo Requiem, l’opera Pénélope, la suite per orchestra Masques et Bergamasques (basata su musica per un dramma teatrale, o divertissement comique), e la musica per Pelléas et Mélisande. Scrisse anche musica da camera; i suoi due quartetti con pianoforte sono molto conosciuti. Altre opere di musica da camera comprendono due quintetti, due sonate per violoncello e pianoforte, due sonate per violino e pianoforte ed un certo numero di opere per pianoforte solo. È noto anche per alcune sue mélodies, quali Clair de lune, Après un rêve, Les roses d’Ispahan, En prière e alcuni cicli di mélodies, tra cui La Bonne Chanson su poesie di Verlaine.

Christian Fennesz (1962)
Il chitarrista, compositore e musicista elettronico austriaco Christian Fennesz è riconosciuto come una delle voci più significative della musica elettronica odierna. All’inizio degli anni ’90, Fennesz partecipa alla scena techno viennese. Sebbene studi formalmente chitarra ed etnomusicologia, Fennesz decide di dedicarsi alla composizione e allo sviluppo del proprio mondo sonoro nel linguaggio elettronico. Collegando la sua chitarra al suo computer, mediante trasformazioni ed elaborazioni, riusce a creare un suono unico. Nel suo primo album da solista, Hotel Paral.lel (1997, Editions Mego), introduce un insieme di sonorità grezze e suoni di chitarra distorti. L’album è premiato con il Prix Ars Electronica. Due anni dopo, plus forty seven degrees 56‘ 37” minus sixteen degrees 51‘ 08”, viene pubblicato da Touch. Il suo terzo album Endless Summer (2001, Editions Mego) è riconosciuto come una pietra miliare del decennio, contribuendo a cambiare la percezione della musica elettronica. Un’enfasi speciale viene assegnata alla melodia, apparendo delicatamente sotto (o sopra) il suo scintillante paesaggio sonoro elettronico, spesso descritto come “sinfonico” per la sua vasta gamma e la complessa musicalità. Nel 2004, Fennesz pubblica Venice, in cui combina trame sonore ricche di atmosfera con elementi pop. Black Sea (2008) si dimostra un passo importante nella sperimentazione di composizioni più lunghe che delineano e costruiscono lo spazio sonoro senza necessariamente riempirlo con una narrativa musicale o un concetto predefinito. Successivamente pubblica nel 2014 Bécs e nel 2019 Agora. Negli ultimi dieci anni, Fennesz collabora con molti musicisti, registi e ballerini. Registrato e suona con Ryuichi Sakamoto, David Sylvian, Keith Rowe, Mark Linkous degli Sparklehorse, Mike Patton e molti altri. Fennesz lavora anche al fianco di Peter Rehberg e Jim O’Rourke nel trio di improvvisazione Fenn O’Berg.

Huerco S. (1991)
Seguendo un’intuizione personale, Brian Leeds nel produrre musica cerca un coinvolgimento all’ascolto pieno del pubblico, utilizzando artefatti desueti e costruendo suoni che suggeriscono dimensioni alterate della coscienza. Musica dall’andatura sbilenca, che rimette in discussione i punti di riferimento, cionondimeno la sua musica rimane ben radicata nella stratificazione della memoria, procedendo come un'esplorazione personale. Dopo aver suonato in gruppi punk e metal da adolescente in Kansas, Brian Leeds inizia a dedicarsi alla musica dance perché costituisce l’esatto contrario di quello che era stato il suo interesse musicale originario. In effetti era alla ricerca di "qualcosa di più tangibile, meno abrasivo e più sensuale”. I suoi lavori con lo pseudonimo Huerco S. – pubblicati su Software, Proibito, Opal Tapes e Future Times – impiegano una tavolozza sonora e un carattere da tempo assenti nel genere: bassa fedeltà e un sottile senso dell'umorismo. L’atmosfera velata e l’insistenza nell’uso di campionamenti e sintetizzatori, nel suo album di debutto Colonial Patterns, fanno sì che non si distinguano i confini tra il genere dance e una musica più elaborata. Le tracce sonore risuonano nella memoria in modo prolungato, ma al tempo stesso tendono ad evaporare. I suoi successivi lavori ambient, sia come Huerco S. che come Pendant, segnano un passaggio dal club a un paesaggio variegato senza un orizzonte chiaro. L’ascolto è caratterizzato da una sensazione incerta ma accogliente, tra l’inquietudine e la calma, cercando una via di mezzo. Il ritmo è organizzato in modo astratto esplorando la dimensione meditativa dell’oblio, attraverso itinerari senza pulsazione, viaggiando nelle profondità interiori della mente. Questa direzione è ulteriormente esplorata e rivendicata nei lavori apparsi nella sua etichetta, West Mineral Ltd., il cui obiettivo è "pubblicare tutto tranne le forme tradizionali e comunemente accettate della musica dance della fine del XX e dell'inizio del XXI secolo". Gli album prodotti rimangono a volte in uno spazio senza ritmo, altre volte integrano schemi ritmici intensi che seguono dinamiche ascendenti di coinvolgimento emotivo per poi tornare a momenti acquietati, i quali a volte risultano convulsi e instabili, pur permettendo alla mente di meditare mentre il flusso musicale è ritmato. Si tratta di escursioni uditive come risultato di un metodo compositivo e di un’etica che cerca di "scavare sempre nelle fondamenta, riassemblare e ricontestualizzare".

Wata Igarachi (1979)
Produttore e dj, trascorre la sua infanzia assorbendo l'eclettismo culturale di Tokyo, Londra e Madrid. A quindici anni, inizia la sua carriera musicale a Madrid come chitarrista punk per una band skate-rock chiamata F.O.D., suonando spesso in campionati di skate e live-house e comparendo nelle riviste spagnole di Skate. Dopo il suo ritorno a Tokyo, si focalizza sulla libera improvvisazione e sul jazz meno convenzionale, formando una band strumentale sperimentale chiamata Indigo Cage Airlines che pubblica due album, "Indigo Cage Airlines" e "Occupied Vacant". Recentemente, si orienta sulla produzione techno. Così Igarachi descrive la propria musica: "Quando produco un nuovo brano voglio assicurarmi che sia abbastanza intrigante da farti viaggiare e portarti da qualche parte". La musica che produce è composta da una miriade di elementi provenienti dal suo diversificato background musicale, fondendo e rimodellando le originarie influenze del punk con un jazz dalla forma libera, con groove techno di avanguardia.  Il suo approccio riflette una certa estetica giapponese, attraverso l’estrema cura dei dettagli. I suoi lavori sono pubblicati dalle etichette Figura, Semantica, Time to Express, The Bunker NY, Omnidisc, Bitta e Midgar. L’artista ha anche sviluppato WIP, una piattaforma per la propria musica.

 

Alessandro La Ciacera (1979)
Si diploma col massimo dei voti in Organo e Composizione Organistica presso il Conservatorio di Milano, sotto la guida di Luigi Benedetti, perfezionandosi successivamente nel repertorio organistico con Alessio Corti e Patrick Delabre; per diversi anni poi, studia improvvisazione organistica a Parigi con Sophie-Véronique Cauchefer-Choplin. Vincitore di diversi concorsi organistici nazionali (Roma, 2001; Viterbo, 2002; Vanzaghello, 2002), nel settembre 2009 si aggiudica il «Troisième Prix d’Interpretation» all’International Organ Competition «Organ without borders» di Luxembourg e il primo Premio al Concorso internazionale di Interpretazione organistica «Città di Ovada».
Nel 2005 la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano lo nomina Secondo Organista del Duomo di Milano e nel 2022 Organista del Duomo di Milano. Nel 2005 è chiamato a collaborare con Karlheinz Stockhausen alla stesura finale del brano «Himmelfahrt», unico brano per organo del noto compositore tedesco, eseguendolo in prima assoluta mondiale nel Duomo di Milano e riscuotendo unanimi consensi della critica italiana e straniera; parallelamente svolge attività didattica presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di musica Sacra (2003-2013) e presso la Scuola Diocesana di Musica e Liturgia di Como (2013-2021). Ritenuto tra i migliori improvvisatori italiani della sua generazione, il suo repertorio spazia egualmente dal barocco al novecento. Ha realizzato incisioni per l’etichetta italiana «Bottega Discantica» e per l’etichetta svizzera “VDE-Gallo”.

Kevin Richard Martin (1966)
Kevin Richard Martin è l'uomo dietro The Bug, King Midas Sound, Techno Animal, Zonal e una serie di altri progetti tosti e senza compromessi che ha avviato a partire dagli anni '90. Dopo aver pubblicato il personalissimo Sirens, primo disco a suo nome su Room40 di Lawrence English nel giugno 2019, e una suite di album in cinque volumi intitolata Frequencies For Leaving Earth durante il lockdown, il 2024 lo vede farsi avanti come compositore elettronico con grandi novità in termini di pubblicazioni e progetti live. Disconnect è il primo disco in collaborazione tra KRM e Joseph Kamaru (KMRU), in uscita su Phantom Limb il 24 giugno. Con Kamaru alla voce per la prima volta, l'album è un potente studio di terrore, speranza e sonorità profonde che sposano profondità dub trascinanti con voce angosciante, sensibilità ambientale e spazio negativo. Quest'anno viene pubblicato e suonato dal vivo in concerti selezionati anche Black, l'inaspettato e sentito elogio musicale di Kevin ad Amy Winehouse, un album dall'atmosfera prevalentemente senza ritmo posseduto dal fantasma dell'album Back to Black di Winehouse. Stati d'animo frammentati e droni ipnotici si fondono insieme, mentre la sua bellezza circolare va alla deriva, fluttuando in un vuoto infinito... dove l'originale rimane solo nello spirito.

Drew McDowall (1961)
Compositore e musicista scozzese residente a New York. Negli anni ’80 è membro degli Psychic TV (poi Throbbing Gristle) e successivamente dei Coil, contribuendo ad alcuni dei loro lavori più importanti. Oltre al suo percorso di solista, vanta collaborazioni con Kali Malone, Caterina Barbieri, Robert Aki Aubrey Lowe, Hiro Kone, Varg, Puce Mary, Shapednoise e Rabit. Nel 1978 con Rose McDowall forma il trio art-punk Poems. Dopo l’esperienza con i Psychic TV, si esibisce regolarmente con i Coil per diversi anni, diventandone membro ufficiale nel 1994. Si trasferisce a New York all'inizio degli anni 2000, creando Compound Eye, un progetto in collaborazione con Tres Warren degli Psychic Ills. Dal 2012 McDowall si concentra sulla produzione solista, pubblicando quattro album e facendo tournée in Nord America, Europa, Medio Oriente, Asia e Australia. A partire dal 2018 presenta in numerosi festival internazionali una reinterpretazione audiovisiva dal vivo di un’opera fondamentale dei Coil: Time Machines. Nel maggio 2023 la Dais Records pubblica Lamina, un cofanetto retrospettivo di 6 CD del suo lavoro. L'interesse permanente di Drew McDowall per uno stile elegiaco di cornamusa solista chiamato pibroch (ceòl mòr in gaelico) è fonte di ispirazione per gran parte dei suoi lavori precedenti. Questa forma, tradizionalmente usata per i tributi ai morti, fonde droni modali con dissonanze tremolanti e melodia lamentosa che evoca uno stato d'animo antico e solenne. Il suo ultimo lavoro uscito a maggio 2024, A Thread, Silvered and Trembling, incorpora e trasforma questi elementi attraverso un'elaborazione elettronica esplorativa, tessendo un arazzo elettroacustico di archi, brividi, vuoti e voci, alternativamente disincarnate e spostate. Coprodotti con l'ingegnere Randall Dunn ai Circular Ruin Studios di Brooklyn, i quattro pezzi della collezione catturano McDowall nella sua forma più elevata e sfuggente, schiavo dell'ineffabile, “ciò che rifiuta di essere detto". La tavolozza di McDowall qui è insolitamente eclettica, proveniente da un dinamico ensemble orchestrale arrangiato da Brent Arnold e composto da violoncello, viola, violino, arpa (Marilu Donovan di LEYA) e corno francese. Oscillando tra elettronica nascosta e orchestrazioni enigmatiche, a volte spettrali, l'album si muove con un'energia ribollente, impennandosi in crescendo eleganti e inquieti. I primi due pezzi sono ispirati da un dirottamento liberatorio e dall'inversione di una cupa storia biblica (e da un criptico e strano marchio di sciroppo semplice nel Regno Unito). La traccia di apertura Out of Strength Comes Sweetness porta brividi con brevi eco e pad risonanti, prima di spostarsi nel fulcro dell'album: la saga di 14 minuti And Lions Will Sing with Joy. Una mormorante tempesta elettrica di archi striduli e droni disorientanti diventa gradualmente più oscura e densa, finché all’improvviso c’è una crepa tra le nuvole, rivelando voci corali mutate e un’arpa scintillante. McDowall descrive la traccia come "un incantesimo per aiutare a inaugurare una pausa e un nuovo inizio". La seconda metà del disco evoca un profondo animismo selvaggio attraversato da una luminosità a spirale. In Wound and Water ondeggia con arpa, corde pizzicate e inquietanti risacche di violoncello mentre rigogliosi strati di elettronica disorientata pendono nel crepuscolo. Non c'è alcuna risoluzione, solo un debole gradiente di fragile dissipazione, che porta allo straziante e culminante finale dell'album, A Dream of a Cartographic Membrane Dissolves. Le voci elaborate (accreditate nelle note di copertina di The Ghosts Who Refuse to Rest) si contorcono, sussurrano e si riuniscono mentre il resto dell'ensemble si affina, pronto a colpire. Poi grandi, tragici colpi di corde e corni sferzano il cielo, assalendolo con la forza. La ricaduta è poetica e inevitabile, fa piovere braci in un mare oscuro. Ma il viaggio e la catarsi di A Thread persistono a lungo anche dopo il silenzio. Come gran parte del poliedrico catalogo di McDowall, questa è musica di immanenza e alchimia, in sintonia equamente con il sacro e il profano, con la piastrella e il mosaico.

 

Lisa Morgenstern
Compositrice, cantante, pianista bulgaro-tedesca, appassionata del synth vintage. Si è resa nota al pubblico con l'autoproduzione nel 2019 di Chameleon: una raccolta di brani in cui si staglia grazia e meraviglia, in cui la voce estesa dell'artista si libra sulle frasi enunciate dal pianoforte e dal sintetizzatore. Abbinando il suo approccio lungimirante sia ai synth sia al piano con il suo background nella musica classica, l’album è stato registrato in collaborazione con il produttore e violoncellista argentino Sebastian Plano, con sede a Berlino, in nove ambiziosi brani di Chameleon mettono in mostra la sua straordinaria voce su più ottave in una collezione che combina eleganza glaciale (Atlas), synth-pop barocco (My Boat), elettronica intensamente atmosferica (Levitazione)e strumenti espressivi per pianoforte (Codice).Da quel momento si è esibita in tutta Europa in vari Festival assieme ad artisti quali Ólafur Arnalds e Max Cooper.Ha collaborato alla composizione della colonna sonora della serie di Netflix, The Empress (2022),ha anche partecipato a lavori in studio con Casper, Balmorhea e Aukai, ad alcuni spettacoli dal vivo con il mondialmente conosciuto coro femminile Bulgarian Voices Berlin e con l'Orchestra della Radio di Monaco. Ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di 5 anni e poi ha seguito una formazione come ballerina. A quindici anni ha scelto di dedicarsi interamente alla musica. Isuoi autori di riferimento sono Čajkovskij, Prokofiev e Stravinsky, ma apprezza anche l’ambiente punk e metal. Nel fare musica, Lisa Morgenstern guarda alle sue radici con la stessa innovazione ed entusiasmo con cui guarda al futuro. Si avvale della sua voce con tratti al tempo stesso inquieti e caldi, comunque straordinariamente versatili e corredati da paesaggi sonori di synth, intensi arrangiamenti orchestrali, delicate melodie di pianoforte, senza tralasciare il folk dei suoi antenati.

Éliane Radigue (1932)
Tra le pioniere della musica elettronica, Éliane Radigue nasce a Parigi. Studia tecniche musicali elettroacustiche presso lo Studio d’essai della RTF, sotto la direzione di Pierre Schaeffer e Pierre Henry (1957-1958). Nel 1967-1968 lavora di nuovo con Pierre Henry, come suo assistente presso lo Studio Apsome. Utilizzando come fonte sonora un sintetizzatore ARP e il nastro magnetico, la sua musica è caratterizzata da un intreccio di superfici sonore dalla purezza levigata con elementi più ruvidi e laboriosi. Nel 1973 è in residenza presso gli studi di musica elettronica dell’Università dell’Iowa e del California Institute of the Arts. Avvicinandosi al buddismo tibetano nel 1975, Radigue si ritira e smette di comporre per qualche tempo. Nel 1979 riprende il suo lavoro con il sintetizzatore Arp. Compone Triptych per il Ballet du Théâtre de Nancy (coreografia di Douglas Dunn), Adnos II e Adnos III, e inizia il ciclo di opere basato sulla vita del maestro e poeta tibetano Milarepa. Per quindici anni, Radigue si dedica a una serie di lavori acustici dal titolo Occam Ocean: musicisti di tutto il mondo studiano con lei nuove tecniche microtonali e subarmoniche, estendendo al dominio dell’interpretazione strumentale le indagini delle sue storiche composizioni elettroniche.

Lorenzo Senni (1983)
Nasce a Cesena, studia musicologia a Bologna e ha le sue prime esperienze musicali suonando la chitarra e la batteria nel circuito harshcore romagnolo. Successivamente, Senni si trasferisce a Milano dove inizia a organizzare le Hundebiss Night, serie di concerti a cui suonano vari artisti sperimentali fra cui Wolf Eyes, Emeralds, U.S. Girls, Peaking Lights e Kode9. Dopo aver nutrito un crescente interesse nei confronti dell'elettronica delle case discografiche Mego e della PC Music, Senni inizia a comporre musica glitch per giradischi nel 2007, anno in cui registra con gli Harmarcy un EP condiviso con i Talibam! Nel frattempo, inaugura la sua personale etichetta Presto?! e incide il primo album Early Works (2008), uscito per la Kesh di Simon Scott degli Slowdive. L'acclamato Quantum Jelly (2012), uscito per Editions Mego è caratterizzato da un suono che destruttura la musica trance e segna una rottura con lo stile musicale degli esordi. In seguito, Senni diventa un membro dei One Circle con Daniele Mana e Francesco Fantini e pubblica Superimpositions (2014). Nel 2016, dopo essere stato scritturato dalla Warp, l'artista pubblica l'album Persona, anch'esso destinato a ricevere buoni giudizi da parte della critica. Il suo ultimo album è Scacco matto (2020). Senni è anche attivo nell'ambito delle arti visive. Definisce il proprio stile come "pointillistic trance", ovvero una techno-trance destrutturata e minimale che viene privata del ritmo. Per comporre la sua musica, si serve soprattutto di un sintetizzatore Roland JP-8000.

Shackleton (1973)
Sam Shackleton nasce nel Lancashire, in Inghilterra. Partecipa a vari progetti musicali nel corso degli anni, suonando da adolescente in gruppi punk e in seguito esibendosi come parte di un duo dancehall con Earl Fontainelle (aka Vengeance Tenfold). Inizia a produrre musica su computer nel 2003, in un momento in cui si sta familiarizzando con il grime e il dubstep grazie agli incontri con Laurie Osborne (alias Appleblim). Nel 2005 fonda l’etichetta discografica Skull Disco con Appleblim, per conto della quale escono dieci LP nella movenza dubstep. Tuttavia i due cofondatori si discostano rapidamente dal solco del dubstep, con sonorità dei bassi sempre più aggressive e oscillanti, cercando qualcosa di più profondo, strano e sperimentale. Inoltre, brani come Blood on My Hands di Shackleton – remixato nel 2007 dal pioniere della minimal techno Ricardo Villalobos – spingono le cose più in là, gettando inavvertitamente le basi degli innumerevoli ibridi dubstep-techno sorti alla fine degli anni 2000 e nei primi anni del 2010. L’etichetta Skull Disco chiude nel 2008, ma in quel momento Shackleton sta già tracciando il proprio percorso personale mediante l’uso di complessi strati percussivi con modelli ritmici provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’India, dai Caraibi e dal sud-est asiatico. Nello stesso anno Shackleton si trasferisce a Berlino dove pubblica l’album Three EPs per Perlon, un’etichetta nota nell’ambito della techno minimale. La sua opera successiva, Music For The Quiet Hour / The Drawbar Organ EPs, del 2012, è un lavoro monumentale di 137 minuti in cui spinge le sue strutture di ritmi complessi e le sue esplorazioni dub molto più in là che in precedenza. Negli ultimi dieci anni, continua a disegnare con personalità il suo mondo sonoro unico, a cavallo tra la sfera elettronica e quella sperimentale producendo una serie di LP collaborativi, con Pinch, Ernesto Tomasini, Vengeance Tenfold, Anika e Waclaw Zimpel.

 

Syntax Ensemble
Syntax Ensemble nasce a Milano nel 2018 come gruppo di musica contemporanea. Si afferma rapidamente come un riferimento nel panorama musicale italiano. L'ensemble è composto da musicisti provenienti dall'Italia e da alcuni paesi europei, tra cui Valentina Coladonato (voce), Fernando Caida Greco (violoncello), Maurilio Cacciatore (elettronica), Pasquale Corrado (direttore d'orchestra), Anna D'Errico (pianoforte e tastiere), Francesco D'Orazio (violino e violino elettrico), Marco Ignoti (clarinetti e fiati), Dario Savron (percussioni), e Maruta Staravoitava (flauti). Nel 2019 Syntax tiene la sua stagione concertistica inaugurale al Teatro Dal Verme di Milano, riscuotendo consensi di critica e un grande riscontro di pubblico. La serie di concerti dell’ensemble all’Auditorium San Fedele ottiene riconoscimenti per i suoi formati concertistici innovativi. Incorpora collaborazioni con artisti multimediali e crea dialoghi tra diversi repertori, risultando un'esperienza coinvolgente e stimolante per il pubblico. Syntax Ensemble si esibisce in festival come Milano Musica, Traiettorie Parma, Nuova Consonanza Roma, Amici della Musica di Firenze e Accademia Filarmonica Romana. Collabora con alcuni dei più importanti compositori del nostro tempo, ovvero Ivan Fedele, Toshio Hosokawa, Unsuk Chin, Beat Furrer, George Benjamin, Michael Jarrell, Marco Stroppa, Alberto Posadas, José Manuel López López, Klaus Lang, Dimitri Kourliandski, Francesco Filidei, Alessandro Solbiati, Gabriele Manca, a.o. Nel dicembre 2020 l’ensemble è insignito del premio “Vivere all’italiana in musica”, patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Il premio consente al gruppo di realizzare Una sola moltitudine, un progetto audiovisivo con opere e nuove commissioni di compositori italiani. Syntax Ensemble si dedica anche a progetti didattici: dal 2019 al 2021 appare come ensemble in residenza alle masterclass internazionali di composizione tenutesi al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, nonché ai corsi internazionali del Festival Pontino di Sermoneta. Nel 2024 l’ensemble avvia una collaborazione con la Scuola Civica di Milano, collaborando con la classe di composizione di Giovanni Verrando.

 

Nadia Struiwigh (1989)
Musicista di Rotterdam che vive a Berlino, nota nell’ambito techno per i suoi dj set intensi e dinamici, ma attiva anche nell’uso live di sintetizzatori, Nadia Struiwigh riesce a creare un universo sonoro personale attraverso l’uso della sintesi e del sequencing. La sua produzione registrata appare su etichette come Central Processing Unit, Nous'klaer Audio e Dekmantel, album ed EP che vanno da scricchiolanti ritmi sequenziati a vaste fasce di toni puri e melodici. Inizialmente affascinata dalla scuola elettronica dell’etichetta Warp e dal downtempo alternativo, l’artista olandese intraprende una ricerca in cui la complessità della produzione si incontra con un approccio appassionato e intuitivo della composizione. Manifesta un’attenzione esigente verso gli aspetti tecnici, conservando tuttavia il bisogno umano di comunicare e connettersi soprattutto mediante dei live set che spaziano da immersioni ambient calmi e senza ritmo a impennate ritmiche di spiccato dinamismo. L’impostazione dei suoi concerti dal vivo cambia di volta in volta. È dj resident per Tresor ed è presente, per una serie di mix, su diverse piattaforme musicali come RA, Phantasy, Bleep e Red Light Radio. Struiwigh esplora costantemente nuove dimensioni del suono. Con eleganza e chiarezza, che deriva sia dall'abilità tecnica che dall'intenzione lucida, la sua musica integra la sperimentazione e l’aspetto interiore dei sentimenti.