Il cielo sopra Berlino di W. Wenders
Proiezione acusmatica del film
Der Himmel über Berlin (1987) di
Wim Wendersinterpretazione acusmatica di
Giovanni Cospito e
Dante Tanzi.
Per l'acquisto dei biglietti:
- direttamente in Auditorium San Fedele, lun-ven 10.00-12.30 e 14.00-18.00
In collaborazione con il Goethe-Institut Mailand Per
la prima volta, tre film di Wim Wenders verranno proiettati con
un sistema audio di 40 altoparlanti (l’Acusmonium SATOR). Lo scopo non è
quello di creare effetti fonici speciali o di aggiungere sonorità non
previste dal regista. Si tratta di spazializzare, durante le proiezioni,
unicamente le colonne sonore e il materiale audio dei tre film.
L’Acusmonium non ha dunque la funzione di potenziare il suono, ma
contribuisce a rendere più percepibile l’unità immagine/suono
nell’esperienza cinematografica. L’elemento sonoro, nel linguaggio del
cinema, viene spesso concepito come un elemento esterno, aggiunto
successivamente al film, nella fase del montaggio. Non è così per Wim Wenders che auspica, da parte dei registi, una maggiore
compenetrazione tra suono e immagine.
Nell’ambito del progetto
“Ascolto dell’angelo, ascolto dell’immagine L’arte di Wim Wenders tra suono e colore” ciclo di mostre, dibattiti e proiezioni di film con Acusmonium dedicati al grande cineasta tedesco, il Centro Culturale san Fedele propone forse l’opera più originale e visionaria del cineasta tedesco. Pietra miliare del cinema degli anni '80, vincitore del 40° Festival di Cannes,
Il Cielo sopra Berlino conta vari legami con la letteratura. L’opera si ispira alle “immagini” evocate dalle poesie di Rainer Maria Rilke e il regista ha collaborato con lo scrittore e drammaturgo Peter Handke per la stesura dei dialoghi. Film di grande respiro narrativo e musicale, ambientato nella Berlino - in quel tempo – immersa nel clima della Guerra Fredda. Colpisce la tematica del film, risultato di una svolta di visione nella vita di W. Wenders: la ricerca di comunicazione tra gli uomini isolati nel flusso esistenziale urbano, l’intervento di alcuni angeli che si innamorano dell’umano.
SINOSSI
Due angeli, Damiel e Cassiel, mescolandosi non visti tra la popolazione di Berlino, scoprono che la tristezza diffusa è dovuta alla incapacità degli umani di comunicare. Un problema simile si pone anche a Damiel che si innamora di una trapezista da cui non può nemmeno essere visto perché è puro spirito. Ma un ex angelo lo aiuterà a diventare un semplice mortale e a farsi così amare dalla donna (da Il Mereghetti • Dizionario dei Film, Milano, Baldini e Castoldi, 2006).
APPUNTI
Appena superati i quarant’anni si può meritare il laticlavio anche nel cinema. Al Senato del cinema europeo appartiene ormai di diritto il tedesco Wim Wenders, che dopo avere già vinto tutti i maggiori premi nei festival lo scorso maggio [1987], a Cannes, si è visto onorato come massimo regista grazie a quest’opera notevolissima: una fiaba dettata a Wenders e al suo cosceneggiatore Peter Handke dalla persuasione che il compito dell’arte è di conservare l’infanzia che è in noi.
Poiché sono gli angeli ad avere bisogno degli uomini, eccone due scesi sulla terra (o forse rimastivi dai tempi dell’ultimo conflitto mondiale) a prendere nota di quanto accade a Berlino. Si chiamano Daniel e Cassiel, visibili soltanto ai bambini e a qualche anima pura. Leggono nel cuore degli uomini, ascoltano i pensieri, incoraggiano gli sfiduciati, assistono alle riprese di un film americano ambientato nel ’45 – un Germania anno zero – interpretato da Peter Falk, il «tenente Colombo».
L’incontro dei due angeli con la realtà è così ricco di promesse, nonostante abbiano raccolto tante prove della sofferenza inflitta dalla solitudine e dalla memoria, che uno di loro, Damiel, si risolve a perdere le ali. Innamoratosi della trapezista Marion, che lavora in un circo ambulante, vuole essere uomo per godere le gioie della vita: quelle, pur semplici, che ti fanno partecipe della storia e dell’esistenza di tutti, e con l’amore ti ripagano della morte. È quanto accade, dopo che i due si sono sfiorati in discoteca al ritmo del rock e l’angelo si è comprato un orologio.
Con in più la sorpresa di sapere che anche Peter Falk era venuto dal cielo e aveva scelto la terra… Interpretato dal grande Bruno Ganz nella parte dell’angelo Damiel (il De Niro europeo, come non a torto lo chiama Wenders), da Otto Sander in quella di Cassiel, da Solveig Dommartin in quella di Marion, Il cielo sopra Berlino […] ha molte bellezze, per l’atmosfera sospesa che Wenders come sempre sa creare e per la levità sorridente di certe scene. La morale della favola è che dobbiamo guardare la realtà ad altezza d’uomo, e non dall’alto, perché sulla terra è possibile persino essere felici.
Quanto più colpisce lo spettatore sensibile alle virtù del cinema non è tuttavia l’eco della commedia sentimentale alla Frank Capra o il sospetto d’una polemica irreligiosa bensì l’aria trasognata che si respira in una messinscena semplicissima e talvolta ineffabile, la qualità di immagini malinconiche e dolci con puntate nel tragico (non a caso la fiaba è collocata a Berlino, ove più forti sono ancora le cicatrici della guerra, e Damiel «nasce» uomo davanti al Muro, terra di nessuno). Tornando a girare a Berlino dal ’69, l’anno di Estate in città, il suo film di diploma, Wenders spinge dunque a fondo il pedale struggente già sfiorato con tanta sapienza in Paris, Texas.
Torna a goivarsi come pochi altri della bellissima fotografia del veterano Henri Alekan (gli angeli vedono il mondo in bianco e nero: è quando divengono mortali che colgono i colori), e della musica molto funzionale di Jürgen Knieper, utilizza con intelligenza il meglio dei dialoghi di Peter Handke e dà prova superba di creatività, persino nell’ordine del documentario. Ciascuno di noi, dice Wenders, chiude in sé il proprio angelo: sforziamoci di ritrovare l’innocenza dimenticata. Questo suo film può aiutarci, almeno, a cercarla (da Giovanni Grazzini, Cinema ’87, Bari, Laterza, 1988).