LUN 5 Novembre Quartetto Prometeo

Preludi & Quartetti
Auditorium San Fedele, Via Hoepli 3a  ore 20.30
testo/musica

Henry Purcell (1659 - 1695)
Fantasia a 4 n. 7 in Do minore, Z. 738 (1680ca)

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Quartetto per archi in Sol maggiore n. 14, K. 387 (1782)

Giacomo Puccini (1858 - 1924)
‘Crisantemi’ (1890)

Claude Debussy (1862 - 1918)
Quatuor à cordes en Sol mineur (1893)


Quartetto Prometeo
Giulio Rovighi, violino
Aldo Campagnari, violino
Massimo Piva, viola
Francesco Dillon, violoncello

Youtube Estratto dal Quartetto di Debussy

   SINTESI

   Due momenti importanti della storia del Quartetto a confronto, una delle opere più dense e laboriose di Mozart, il Quartetto K. 387, di fronte all’unico Quatuor di Debussy, scritto a 30 anni, con evidenti ancoraggi nel passato. Un Mozart sottile, inquieto, con sviluppi dissonanti e armonie itineranti nell’Andante cantabile, che conduce il Quartetto haydiniano su nuovi sentieri. Mentre Debussy elabora una sorta di sintesi di vari elementi: i modi gregoriani, la musica zigana, il gamelan giavanese, lo stile di Franck e dei compositori russi contemporanei. Due preludi introdurranno i Quartetti, una Fantasia a 4 per viole da gamba di Purcell e la breve e accorata trenodia per il principe Amadeo di Savoia, scritta da Puccini nel 1890, unica opera significativa di musica da camera del compositore lucchese.

   APPUNTI
   ‘Preludi’ & Quartetti è il titolo del percorso attraverso il quale il Quartetto Prometeo guiderà alla scoperta di alcune pietre miliari della storia del quartetto d’archi. Il programma ha pure una sua coerente architettura: i due, elaborati Quartetti di Mozart e Debussy saranno preceduti, rispettivamente, da due, più brevi composizioni di Purcell e Puccini.
   Le nove Fantasie a 4 (1680) di Henry Purcell – delle quali si ascolterà la Settima – costituiscono un ideale punto di partenza per questo itinerario. Concepito quasi come una sorta di musica reservata, questo gruppo di Fantasie, se, da un lato, eredita il rigoroso trattamento del contrappunto vocale, dall’altro, ripristina la tradizione inglese delle composizioni per consort di viole, la cui pratica era stata relegata alla sola sfera privata durante la Repubblica puritana di Oliver Cromwell e il cui organico, negli anni successivi alla ‘Restaurazione’ e sotto l’influsso della cultura musicale di corte francese, si aprì all’utilizzo dei violini.
   Altrettanto cruciale è il Quartetto in Sol maggiore K 387 (1782), primo dei sei quartetti che Wolfgang Amadeus Mozart dedicherà a Haydn, in segno di riconoscenza e deferenza nei confronti della maestria raggiunta da quest’ultimo nella scrittura quartettistica. Questa composizione è caratterizzata dai chiaro-scuri, dalla laboriosa densità di scrittura, dalla padronanza contrappuntistica e dall’inquietudine armonica, ad esempio nel ripiegamento cromatico che dalla parte conclusiva del tema iniziale finirà per estendersi all’intera composizione o nella diffusa enarmonia del terzo movimento.
   Dopo le ultime grandi opere di Beethoven, sul finire del XIX secolo il quartetto per archi era certamente ancora considerato un genere ‘sacro’. Dopo alcuni saggi giovanili, Giacomo Puccini ritorna al quartetto con Crisantemi (1890), Elegia per quartetto d’archi dedicata in memoriam al duca Amedeo di Savoia. Successivamente rielaborata nell’opera Manon Lescaut (1893), la scrittura musicale di Crisantemi è di un languore e di una mollezza ‘floreale’ (gusto, peraltro, allora dominante nelle arti visive e applicate).
   Se però, in Francia, Franck e Fauré si cimentarono per la prima volta con un Quatuor solamente in tarda età, l’appena trentenne Claude Debussy accettò la sfida e, pur nel rispetto dell’assetto formale tramandato dalla tradizione e dell’utilizzo ‘ciclico’ dei materiali tematici d’ascendenza franckiana, vi introdusse alcuni elementi del nuovo linguaggio. Nel primo movimento la scrittura modale si apre all’esotismo di moduli melodici pentatonici. Contrastanti modalità d’attacco del suono caratterizzano il secondo movimento, ad esempio nell’opposizione che si crea tra i tre strumenti che pizzicano le corde, mentre il tema, tenacemente ripetuto, ma in perpetua metamorfosi ritmica, spetta all’arco del solista di turno. Il carattere notturno del terzo movimento è dovuto alla timbrica ottenuta mediante l’impiego delle sordine. Analogamente al primo movimento, poi, nella sequenza di variazioni che caratterizzano il quarto movimento, Debussy inizia a sperimentare una nuova concezione del ‘Tempo musicale’: non più lineare, in perenne espansione e sviluppo, bensì procedente in maniera labirintica, evocativa e con momenti di sospensione. Sono, queste, solamente alcune tra le tante intuizioni lasciate in eredità da Debussy alla musica del XX secolo.