MER 19 dicembre PROGETTO-APOCALISSE

Fine dei tempi o svelamento?
Auditorium San Fedele, Via Hoepli 3a  ore 20
testo/musica

Serata  multidisciplinare per esplorare il senso dell’Apocalisse nel nostro tempo, riletta attraverso un'installazione di Jannis Kounellis, un reading/dibattito con Salvatore Natoli e Bartolomeo Sorge e la musica elettronica e strumentale con opere di Jonathan Harvey e Olivier Messiaen.

ore 18.30, Galleria San Fedele
Inaugurazione della nuova installazione di Jannis Kounellis in presenza dell'artista

ore 20.00, Auditorium San Fedele
Incontro con Salvatore Natoli e P. Bartolomeo Sorge

ore 21.00 concerto


JONATHAN HARVEY (1939)   
Mortuos Plango, Vivos Voco (1980), per nastro magnetico (9’) in ottofonia

GIORGIO BIANCHI - OMAR DODARO - ALESSANDRO LARASPATA

Πάτμος3 - Patmos3 (2012), composizione acusmatica (12’). Commissione di Gioventù Musicale d’Italia (prima esecuzione assoluta)


O. MESSIAEN
(1908–1992)

Quatuor pour la fin du temps (1940-1941)

1. Liturgie de cristal

2. Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps 

3. Abîme des Oiseaux 

4. Intermède

5. Louange à l’Éternité de Jésus 

6. Danse de la fureur, pour les sept trompettes 

7. Fouillis d’arcs-en-ciel, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps 

8. Louange à l’Immortalité de Jésus


Ensemble Sinestesia

Fulvio Capra, clarinetto
Madoka Sakitsu, violino
Florestan Darbellay, violoncello
Hélène Favre-Bulle, pianoforte


In collaborazione con la Fondazione  Gioventù  Musicale d’Italia e con il Conservatorio di Milano (Dipartimento di musica e nuove tecnologie)


Nel corso della storia, si susseguono  sistematicamente gli annunci di grandi catastrofi in relazione a calcoli esoterici o a date simboliche, come, ad esempio, l’apocalisse dei Maya prevista il 21 dicembre 2012. Ben diverso è il senso originario di Apocalisse, termine greco che in ambito giudaico-cristiano designava l’azione del “togliere ciò che copre o nasconde”, quindi, scoprire e svelare. In particolare, Apokalypsis è il titolo dell’ultimo libro del Nuovo Testamento che si riferisce alla Rivelazione di Gesù Cristo: un libro di consolazione e di speranza, tutt’altro che una lugubre previsione di sciagure e disgrazie.

Il contributo musicale al Progetto Apocalisse si articola in due parti. In un primo momento, durante il reading, si ascolterà: Mortuos plango, vivos voco dell’inglese Jonathan Harvey.  Successivamente, il concerto prevede l’ascolto di due opere. La prima esecuzione assoluta di “Πάτμος3 - Patmos3”, composto per questo evento dalle classi del Dipartimento di Musica e Nuove Tecnologie del Conservatorio di Milano, su commissione della Gioventù Musicale d’Italia, e l’esecuzione del Quatuor pour la fin du Temps, opera ispirata dall’Apocalisse di Giovanni, scritta da Olivier Messiaen durante il suo internamento in un campo di concentramento tedesco, tra gli anni 1940-41.
Il titolo della composizione per nastro magnetico di Jonathan Harvey, Mortuos Plango, Vivos Voco, è ispirata all’iscrizione latina incisa in una delle campane della Cattedrale di Winchester, in italiano così traducibile: Conto le ore che fuggono, piango i morti e chiamo i vivi alla preghiera. In questo lavoro commissionato dall’IRCAM di Parigi e realizzato da Harvey nel 1980, la morte è simboleggiata dalla sonorità grave e impressionante della campana, mentre dal canto di un bambino – Harvey registrò la voce di suo figlio – si effonde il suono della vita. Harvey immagina che le pareti della sala da concerto possano risuonare come l’interno della campana entro cui, liberamente, si libra l’anima del fanciullo.
"Πάτμος3 - Patmos3" è una composizione acusmatica ideata e prodotta a “sei mani” da Giorgio Bianchi, Omar Dodaro e Alessandro Laraspata , tre giovani compositori allievi della classe di Composizione elettronica di Giovanni Cospito al Conservatorio di Musica di Milano. Patmos è l’isola del mar Egeo dove l'evangelista Giovanni ebbe le sue visioni e scrisse l'Apocalisse.
La composizione segue una metodologia di creazione collettiva simile a quella sperimentata nel 2004 da Christian Fennesz, Mika Vainio e Christian Zanesi al GRM (Groupe de Recherches Musicales) di Parigi: condivisione delle motivazioni, dell'immaginario espressivo e fusione esperienziale a partire dalla ricerca dei materiali sonori e dei processi di elaborazione finalizzata alla coerenza della costruzione formale risultante. Nel quadro del PROGETTO APOCALISSE,  i tre giovani compositori hanno volutamente integrato all’interno di questo loro progetto compositivo collettivo – anche sottoforma di interpolazione – parti delle opere musicali di Jonathan Harvey e Olivier Messiaen in programma questa sera: “punti nodali, processi, stratificazioni, complessità e caos che si pacificano e che, gradatamente, svelano all'ascolto la loro natura”.
Nel Quatuor pour la fin du Temps la meditazione di Olivier Messiaen si sofferma soprattutto sull’aspetto della cessazione del Tempo con la venuta del Cristo glorioso. Questa che è tra le opere più rappresentative, non solo del suo autore, ma del XX secolo venne composta tra il 1940 e  il ’41 in un campo di concentramento nazista della Silesia ed eseguito per la prima volta in un’ala dello stesso il 15 gennaio 1941 da Messiaen, al pianoforte, e da altri tre musicisti, anch’essi prigionieri di guerra. Nonostante la neve, il freddo, le condizioni precarie degli strumenti, il pubblico formato dai prigionieri seguì il concerto come una rivelazione, con un’attenzione e una concentrazione che colpirono profondamente il compositore francese. L’opera si ispira a un passaggio dell’Apocalisse caro a Messiaen – l’angelo che annuncia la fine del Tempo – e si articola in otto movimenti, o meglio, ‘7 + 1’, dato che, al settimo (7 è numero perfetto nella simbolica ebraico-cristiana), segue, in ultimo, una ‘lode’ musicale fuori dal Tempo che prolunga in eterno il riposo del settimo giorno descritto nel libro della Genesi.