MERC 17 aprile Cinema Muto & Live Music

Lubitsch: Matrimonio in 4, con Jean-Luc Plouvier pianoforte
Auditorium San Fedele, Via Hoepli 3a Mercoledì 17 Aprile 2013 ore 20.30

CINEMA MUTO & LIVE MUSIC – V
Matrimonio in quattro, di Ernst Lubitsch (1924)

Jean-Luc Plouvier, pianoforte
 
ore 20.30, Auditorium San Fedele, via Hoepli 3a

Il pianista e tastierista belga Jean-Luc Plouvier è stato attivo negli anni ’80 con vari gruppi di rock d’avanguardia, quali Univers Zéro, Maximalist! e X-legged Sally. Adesso lavora presso la cineteca reale di Bruxelles e con l'ensemble Ictus di cui è il fondatore.
Matrimonio in quattro è la prima commedia americana di Lubitsch e il suo film preferito, di cui farà un remake nel 1932 con Un’ora di amore. Considerato il miglior film di Lubitsch anche da Hitchcock, Chaplin e Kurosawa. Esempio iniziale del famoso 'tocco alla Lubitsch', ciò che Billy Wilder descrisse come la singolare capacità di dare anche ai particolari minimi la brillantezza e la leggerezza dell’arguzia. Il film è ambientato nella Vienna degli anni Venti, la vicenda ruota attorno a due coppie. Tra i quattro si scatenano ambigui rapporti incrociati ma in una cornice tra le più divertenti di quegli anni.

APPUNTI The Marriage Circle, basato su una situazione estremamente semplice e banale (la coppia Franz-Charlotte Braun è felice, quella di Josef e Mitzi Stock non lo è; Mizzi vuole rubare il marito all’amica, a sua volta corteggiata dal giovane Gustav) è un vero e proprio manuale di regia cinematografica: gli oggetti, il gioco delle entrate e delle uscite, gli equivoci e gli stessi movimenti di macchina scandiscono in modo perfetto situazioni che proprio in virtù di questa scansione e questi contrappunti divengono al tempo stesso movimentati e da commedia.
Nella prima parte del film, Mitzi Stock si reca a visitare l’amica Charlotte Braun, una ex compagna di collegio da poco trasferitasi in città; per la strada sale su un taxi già prenotato da un giovanotto e fa con lui un tratto del percorso, non senza civettare sfacciatamente; quando è a casa dell’amica, che le descrive estatica le gioie del matrimonio, incurante del suo scetticismo («Ti passerà col tempo, tesoro»), vede che il famoso consorte, il dottor Franz Braun, non è altri che il giovane del taxi: e il fatto che questa innocente coincidenza venga taciuta a Charlotte crea fra i due una sorta di complicità.
Nella stessa sequenza, una lieve correzione della macchina da presa in basso a destra, scoprendo il volto malizioso di Mitzi che accompagna al piano l’amica mentre canta «Ich liebe dich» per Franz, è sufficiente a rivelare i suoi piani segreti, la sua decisione di insinuarsi come serpente in quell’eden zuccheroso.
Gli esempi potrebbero continuare: ma tutto il film si può scomporre in segmenti contraddistinti da una diversa disposizione dei protagonisti per quanto riguarda la consapevolezza o meno di determinati avvenimenti,  le forme di complicità che, volute o no, si istituiscono fra l’uno e l’altro dei personaggi, o fra un personaggio e il pubblico, nei confronti di un terzo momentaneamente ignaro.
Il girotondo  di The Marriage Circle si arresta quando tutti  i personaggi ignorano qualcosa degli altri, e solo lo spettatore (e il regista, e l’onnipresente, indiscreta macchina da presa) sono in grado di ricostruire la mappa di quei segreti di per sé quasi innocenti, di colmare le lacune della consapevolezza in una visione, per così dire stereoscopica (Guido Fink).