Ultimo appuntamento del ciclo
Cinema Muto & Live Music con
Sunrise di F.W. Murnau (1927)
Per
Martin Scorsese si tratta di una superproduzione, un film sperimentale e
un poema visionario; per Truffaut è il più bei film di tutti i tempi,
secondo il suo autore è solo la storia di due esseri umani. Primo film
hollywoodiano e capolavoro di Murnau. Al regista interessa poco
raccontare una storia. Il tema è solo uno spunto per immergersi
nell’interiorità prima di un individuo (la prima parte è quindi la
descrizione di un inconscio distrutto da una passione che ha minato ogni
sua certezza) e poi, in tutta la seconda e terza parte, di una coppia
di innamorati. L’autore tedesco, in trasferta americana, non rinuncia
quindi al suo mondo, alla sua poetica (si pensi alle molte e splendide
sequenze notturne nella prima e terza parte), ma neanche al confronto
con nuove forme: il risultato è una perfetta fusione delle culture
europea e americana. Una donna di città, in villeggiatura in campagna, seduce un uomo del
posto e lo spinge a organizzare l’assassinio della moglie, annegandola.
Ma al momento decisivo l’uomo rinuncia. Dopo un inseguimento la coppia,
immersa nel caos notturno cittadina, si ritrova, ma l’uomo rischia di
perdere la moglie per la seconda volta, durante una tempesta, mentre
ritornano a casa. In un’alba purificatrice si consuma il lieto fine.
Aurora è un film unico. dominato dai contrasti e da elementi simbolici. Ci sono delle forze che sembrano travolgere i personaggi. Tuttavia è un film sul cammino degli umani, sull’attraversamento, in cui il destino non è cieco ma si accorda alle scelte di vita fatte.
Aurora rappresenta in modo paradigmatico e simbolico le dinamiche intersoggettive nel contesto della relazione amorosa di coppia, però la vicenda è integrata in una prospettiva in cui anche la natura vive, vibra, partecipa e risponde alle dinamiche della coppia. È un universo solidale, visione di un mondo in cui visibile e invisibile si articolano e interagiscono.
C’è uno sfondo rappresentativo come lo si può trovare nei grandi racconti fondativi della storia dell’umanità, quindi con elementi di una drammaticità universale, però vengono personalizzati all’interno di una vicenda che potrebbe essere vera.
Tutto questo acquista un alto impatto di empatia con il pubblico, proprio attraverso il linguaggio cinematografico che ha un potere di coinvolgimento impressionante, così forte e pregnante che nessun’altra mediazione potrebbe ottenere, neanche il teatro.
Per riassumere, da una parte c’è la componente narrativa di tipo simbolico che sembra situare la vicenda in un quadro atemporale. Ma d’altra parte, il gioco cinematografico fa entrare in una narratività reale, in cui il tempo e lo spazio riacquistano una loro consistenza, con dei personaggi che vediamo in situazioni esperienziali fondamentali della vita umana. Non a caso le categorie chiavi del film sono la promessa, promessa infranta e ristabilita e il perdono.
Il filosofo Paul Ricoeur, quando parla dell’identità del soggetto, utilizza come esempio la categoria della promessa. Ricoeur dice che l’"identità narrativa"
è ciò che in un soggetto è capace di mantenere una promessa, ed è strutturata come l'identità del personaggio di una storia. L'identità narrativa è presente nei grandi racconti o interpretata da noi, è la nostra identità, noi viviamo un racconto, questa identità oscilla tra i due poli dell'identità sostanziale, immutabile e dell'identità che esiste solo grazie alla volontà di mantenerla, come quando si mantiene una promessa.Con il patrocinio di: Comune di Milano, Goethe-Institut Mailand
Presenta Elena Dagrada
Al pianoforte
Jean-Luc Plouvier, della Cineteca Reale di Bruxelles
Biglietti, 4 € / 3 € (ridotto)
Abbonamento 13 € (4 film e accesso a tariffa ridotta per i film
The Artist e
Hugo Cabret nei Cineforum di San Fedele)
Prevendita: Tel.
02 86352231