Musiche di
J.S. Bach e meditazioni di padre
Bartolomeo Sorge
Evangelista Jaime Canto Navarro
Gesù Don Hwi Ryu
Pilato Federico Cucinotta
Pietro Walter Mosele
Ancella Luisa Bertoli
Servo Sandro Levi
Soprano Sora Kwon
Alto Dyana Bovolo
Tenore Junyoung Lee
Basso Niccolò Scaccabarozzi
I Civici Cori
Francesco Girardi: maestro preparatore
Orchestra della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado
Mario Valsecchi, direttore
La Domenica delle Palme, grande porta d’entrata nella Settimana Santa e nella Pasqua del Signore, con la Passione secondo Giovanni BWV 245 di J.S. Bach, scritta nel 1724 a Lipsia. Il Kantor ha voluto mettere al centro della sua opera l’ascolto integrale del Vangelo di Giovanni riguardante la Passione del Signore, narrazione che tra l’altro è la parte decisiva e sorgiva dell’intero Vangelo. Bach vuol far scaturire la speranza del Cristo-Signore glorificato e glorificante a partire dalla morte, da una morte ingiusta. La vicenda storica è tracciata dall’evangelo cantato, la fede che sulla storia è fondata fa eco nei commenti corali e delle arie. È quindi indispensabile accordare questi due livelli: il primo è centrato sulla vicenda di Gesù Cristo e il suo destino, il secondo, mostra il senso di tale destino per noi, per l’umanità. In sintesi ciò che la Passione secondo Giovanni di Bach vuole illustrare in parole, in canto e in suoni è il mistero di «Gesù, Cristo, Salvatore e Signore per noi».
SINTESI
La Passione di Gesù veniva presentata da Bach mettendo al centro la narrazione evangelica e utilizzando, nel caso del Vangelo di Giovanni, l’integralità del testo. Storia e fede s’intrecciano nell’opera di Bach. La vicenda storica è tracciata dal Vangelo cantato. Alla storia fa eco la fede nei commenti Corali e delle Arie. È importante accordare questi due livelli: il primo è centrato sulla vicenda di Gesù Cristo ed il suo destino, il secondo, mostra il senso di tale destino per noi, per l'umanità. In sintesi ciò che la Passione secondo Giovanni di Bach vuole illustrare in parole, in canto e in suoni è il mistero di «Gesù, Cristo, Salvatore e Signore per noi». Quattro titoli che mostrano i due livelli, quello della storia evangelica [=Gesù-Cristo] e quello dell'interpretazione della comunità che sa riconoscere quel Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore.
Da queste titolazioni emerge la struttura dell'intero Oratorio bachiano distinta in due momenti tra loro in profonda continuità: [1] il Vangelo con il ruolo dell'evangelista; [2] la rilettura del Vangelo offerta da J.S. Bach.
SVILUPPI
Bach divide la sua opera in due grandi parti, la prima è un terzo [n. 2-20] rispetto alla seconda [n. 21-67].
Nella prima parte prevale il riconoscimento del personaggio centrale come «Gesù di Nazareth»: questo è il nome storico di Gesù, uomo tra gli uomini del suo tempo. J.S. Bach intuendo il gioco di ironia prodotto dal vangelo di Giovanni fa riconoscere lo stesso Gesù, nei dialoghi tra i personaggi, non dai suoi discepoli ma dagli avversari, - coorte e guardie dei sacerdoti e dei farisei - con la risposta decisa del Coro alla domanda di Gesù: «Chi cercate?». La risposta data dagli avversari: «Gesù di Nazareth!» fa emergere la centralità del personaggio.
Dopo Giuda, l'anti-discepolo, la scena si sposta su Pietro presentato nel più breve Recitativo dell'opera [n. 12] per mostrare, come inciso, il suo operato: «Simon Pietro allora seguiva Gesù con un altro discepolo», quindi un'Aria quasi danzante, intonata al tema della sequela: «Anch'io ti seguo...» [n. 13]: tutto ad indicare un cammino diverso dal primo, quello di Giuda, traditore, un cammino di fedeltà condotto dal discepolo più fedele... Pietro. Accanto a lui un altro misterioso personaggio del quale non si fa nome la cui identità
ricercheremo più avanti. La scena si sviluppa in due punti, all'interno del palazzo del sommo sacerdote con Gesù e all'esterno con Pietro: colui che si era mosso per seguirlo è lo stesso che lo rinnega, non lo riconosce, viene così ironicamente taciuto il nome di Gesù nei dialoghi con Pietro... sembra quasi di risentire un doppio livello di domanda e risposta: alla domanda: «Non sei forse anche tu dei discepoli di quest'uomo?» sembra corrisponderne un'altra: «Cerchi forse Gesù di Nazareth?» ed alla risposta: «Non lo conosco» sembra
corrisponderne un'altra: «No, non lo cerco!». A questo secondo registro di anti-sequela rappresentata da Pietro, il discepolo per antonomasia, J.S. Bach sente il bisogno di introdurre l'aggiunta sinottica che sottolinea il pianto di Pietro, pianto straziante concentrato sui melismi del «weinete bitterich» [n. 18].
La seconda parte si apre con un Corale, la cui prima parola enuncia il titolo e tema centrale: «Cristo». Tale titolo che significa Messia, Re atteso, Figlio di Dio, liberatore del popolo d'Israele annuncia la pretesa messianica di Gesù di Nazareth e le conseguenze di tale pretesa. Si passa dal palazzo del sommo sacerdote al pretorio, dal potere giudaico al potere romano, dal Messia/Cristo al Re dei Giudei, dall'atteso liberatore d'Israele all'oppositore di Cesare... Ancora una volta l'evangelista fa pronunciare ironicamete la verità sulla figura di Gesù di Nazareth dall'oppositore: sarà Pilato che lo riconoscerà «Re dei giudei» [Gv 18,40a; 19,18ss], i soldati diranno a lui, canzonandolo: «Salve re dei Giudei!» [Gv 19,3b]. Il motivo addotto per l'uccisione è che egli si è fatto «Figlio di Dio», cioè Messia, figlio di Davide.
La scritta sulla croce riassume la vicenda della prima e della seconda parte: «Gesù di Nazareth, il re dei Giudei»=Gesù-Cristo [Gv 19,21-22].
Il racconto della morte e sepoltura mostra il destino di questo «Re dei giudei» [Gv 19,23-42]. In sintesi, J.S. Bach concentra il testo evangelico entro un dittico: il primo legato al riconoscimento di «Gesù di Nazareth» in un'ottica di sequela e antisequela, il secondo attento alla verità della sua missione come Messia, Cristo, Figlio di Dio che lo porterà alla croce. Va annotato infine che il titolo «Cristo» non ricorre mai in questi due capitoli di Gv perché è sostituito dagli equivalenti di «Re dei Giudei» [dialoghi Gesù-Pilato-Giudei], «Figlio di Dio» [in rapporto alla tradizione giudaica].
ORCHESTRA
Flauti
Francesca Rigato, Gilberto Accurso
Oboi
Guido Toschi
Antonella Varvara
Fagotto
Joanna Cordoano
Viola da gamba
Mauro Colantonio
Liuto
Maximiliano Pacheco
Violini primi
Angelo Calvo, Giulietta Bondio, Alessia Giuliani, Ruggero Pelà, Carolina Dossena
Violini secondi
Francesca Ferrario, Sean Galantini, Giosuè Pugnale, Andrea Fumagalli
Viole
Gloria Foresti, Luca Meschini, Gianmarco Puglisi,
Violoncelli
Simone Malan, Bono Alessandro, Irene Barsanti, Tancredi Pelà, Paolo Tomasini
Contrabbassi
Tommaso Fiorini, Fabio Longo
Organo
Luca Garro
In collaborazione con Fondazione Milano e Goethe Institut