Giorgio Tosi, violino barocco
Mario Valsecchi, organo
Programma
Christoph Graupner (1683 - 1760)
Sonata in g
Grave, Allegro, Andante, Vivace
Johan Agrell (1701 - 1765)
Sonata in g
Adagio, Allegro, Andante
Johann Pachelbel (1653 - 1706)
Was Gott tut, das ist wohlgetan
Choral mit 9 Partiten, organo solo
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Sonata IV in c
Siciliana/Largo, Allegro, Adagio, Allegro
Carl Philipp Emanuel Bach (1714 - 1788)
Sonata in g
(Allegro), Adagio, Allegro
DALLO STILE CONCERTANTE ALLO STURM UND DRANG
Violino barocco e organo concertante per un viaggio musicale dal Sud al Nord della Germania in un arco temporale di un secolo, dal Seicento agli albori dello Sturm und Drang. La composizione più antica del programma è il corale con variazioni di Johann Pachelbel, scritto a Erfurt nel 1683. Compositore della scuola tedesca centro-meridionale, Pachelbel, di famiglia luterana, durante il suo apprendistato a Vienna si è avvicinato alla musica dei compositori cattolici della Germania meridionale e dell’Italia. Ha soggiornato a Eisenach e a Erfurt (1678-1690), dove ha stretto amicizia con la famiglia Bach, tanto da diventare il maestro di Johann Christoph Bach, fratello di Johann Sebastian. Negli anni di Erfurt, Pachelbel si afferma come un punto di riferimento essenziale della musica organistica tedesca. Il suo stile combina un’armonia semplice e cantabile con un contrappunto rigoroso e chiaro, ma rimase piuttosto lontano dall’esuberanza degli organisti nordici. A cavallo tra la tradizione italiana e tedesca, Pachelbel fungerà da collegamento tra J.S. Bach e i suoi modelli più antichi.
Cristoph Graupner è un contemporaneo di Bach, formatosi con Johann Kuhnau, sarà attivo soprattutto a Darmstadt. Curioso l’evento che lo vede concorrente di Bach come candidato alla direzione musicale della chiesa di San Tommaso a Lipsia. Fu preferito Graupner a Bach, ma alla fine, Gruapner dovette ritornare a Darmstadt, richiamato dal suo datore di lavoro. La sua musica, con un catalogo imponente, è stata riscoperta recentemente dopo più di due secoli di oblio. Caratterizzata dall’eclettismo, essa sintetizza le correnti nazionali del barocco europeo, tuttavia esplora anche le nuove tendenze stilistiche, come quella di Mannheim.
Nell’immensa produzione musicale di J.S. Bach, spiccano le sonate per violino e clavicembalo per il loro equilibrio tra espressività dialogante e virtuosismo. Scritte durante la permanenza a Cöthen tra il 1717 e il 1722, sono una magnifica sintesi della retorica barocca cui il tocco di Bach aggiunge qualcosa di atemporale, che sfugge agli stilemi e figure musicali del proprio tempo.
Carl Philipp Emanuel Bach aveva ben capito l’importanza di questi brani, in una lettera del 1774 considera le sei sonate tra i migliori lavori dell’ultima produzione di suo padre: “ancora oggi suonano bene e mi piacciono molto, nonostante abbiano più di 50 anni; vi sono alcuni Adagi che oggi sarebbe impossibile scrivere meglio”. Le sonate mostrano la profonda assimilazione di Bach dello stile italiano concertante. Allo stesso tempo, il contrappunto serrato a tre o quattro voci avvicina queste opere alle Trio Sonate e alle Invenzioni a Tre voci. La struttura è la sonata da chiesa italiana in 4 movimenti con alternanza di movimenti lenti e rapidi. Da notare, oltre la ricchezza delle tecniche compositive la grande economia di mezzi per realizzare le diverse trame contrappuntistiche.
Nella Sonata n. 4 in Do minore è da segnalare il tema dell’Adagio che ha affinità con la melodia struggente dell’aria Erbarme dich, mein Gott (Pietà di me, mio Dio) della Passione secondo Matteo. L’Allegro elabora uno stretto gioco contrappuntistico in cui intervengono figure cromatiche. Al centro si giunge a un lungo pedale di dominante, punto culminante del movimento. L’Adagio successivo è un cantabile. Anche qui appare un contrasto ritmico tra figure binarie e ternarie. Conclude la sonata un Allegro in forma di bourrée con imitazioni da Invenzione a Tre voci.
Con Johan Agrell, compositore svedese attivo a Norimberga, si fa un passo avanti verso lo stile galante che diventa dominante nel Nord della Germania verso il 1750 e prepara il classicismo viennese. Agrell è stato uno dei primi compositori di sinfonie e l’iniziatore degli sviluppi della forma sonata nel senso moderno.
Più decisiva invece è l’entrata nella modernità realizzata dall’opera di Carl Philipp Emanuel Bach, figlio di Johann Sebastian e molto stimato da Mozart che lo considera come suo “padre musicale”. Emerge la dimensione della drammaticità. In C.P.E. Bach il dramma inizia dalla prima nota dei suoi brani, non a caso il compositore è stato dapprima – alla corte di Federico II – seguace dell’empfindsamer Stil (stile sentimentale) e successivamente, ad Amburgo, dello Sturm und Drang, movimenti che valorizzavano i contrasti di umori differenti in repentino cambiamento. Ogni tema musicale rappresentava un dato sentimento in modo ben definito. L’esempio più spettacolare di questo stile è la Sonata “Sanguineus et Melancholicus”. Nella prefazione alla prima edizione del 1749 C.P.E. Bach scrive: “è una discussione tra un sanguigno e un melancolico, che fin quasi alla fine del secondo movimento litigano fra di loro e si preoccupano di tirare l’altro dalla propria parte; fino a quando alla fine del secondo movimento si mettono d’accordo. Nell’ultimo movimento sono e rimangono del tutto in armonia; qui si può notare che il melancolico esegue la frase principale sì con tono piuttosto allegro e anche in un certo qual modo di rimbrotto, ma anche mescolato con un che di languido e di patetico. Alla fine si mostrerà un piccolo attacco di tristezza, che però subito viene scacciata. Il sanguigno, che trova il cedere dell’altro scontato, per cortesia lo segue in quest’ultimo movimento, perfino nei passi un po’ languidi. Ed entrambi consolidano la loro amicizia, facendo l’uno tutto quello che piace all’altro, e addirittura scambiandosi le parti”.
Mario Valsecchi
Ha studiato organo e composizione organistica sotto la guida del maestro Enzo Corti, diplomandosi al Conservatorio "G. Verdi" di Milano.
Ha frequentato diversi corsi di perfezionamento e di interpretazione diretti da J. Langlais, T. Koopman, H. Vogel e L. F. Tagliavini.
Si è dedicato, inoltre, allo studio del canto, della polifonica vocale e della direzione. Svolge attività concertistica come organista (solista, in formazioni cameristiche e orchestrali) e come direttore.
Alla guida della Cappella Mauriziana di Milano sin dalla sua fondazione, ha tenuto concerti in Italia e all'estero, riscotendo apprezzamenti per le doti di sicura musicalità e coerenza stilistica.
Ha realizzato incisioni discografiche di Cantate sacre e profane di G. Legrenzi; ha collaborato all'incisione del Settimo Libro di Madrigali di C. Monteverdi, di Mottetti di F. Mendelssohn e della Missa Brevis di B. Britten.
È sopranista nel gruppo vocale "I Divoti Falsetti" di Milano. È direttore artistico e musicale dell'Orchestra da Camera Nova et Vetera di Lecco con la quale ha realizzato, oltre a numerosi programmi strumentali, gli Oratori Jephta di G. Händel e La Giuditta di A. Scarlatti, lo Stabat Mater e alcune Messe di J. S. Bach e Mendelssohn.
Svolge attività didattica presso l'Accademia Internazionale della Musica di Milano.
È maestro di cappella e organista titolare nella Chiesa Arcipresbiterale di S. Martino in Calolziocorte (Organo Serassi 1795/Blabiani Vegezzi Bossi 1933).
Dal novembre 1996 dirige la rinata Cappella Musicale del Duomo di Bergamo.