Cella Carmine Emanuele
Centro Culturale San Fedele 2010 - 2013
Cella Carmine Emanuele (1976)
(Foto di Paride Galeone)
Ha studiato al Conservatorio di Pesaro diplomandosi in pianoforte, musica elettronica e composizione. Si è perfezionato in composizione con Azio Corghi presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma (diplomandosi con il massimo dei voti) e si è laureato con lode in Filosofia (logica) presso l’Università di Urbino. Nel 2008 ha ricevuto il prestigioso Premio Petrassi per la composizione, assegnato dal Presidente della Repubblica. Una parte importante della sua ricerca è legata all’ambito della musica elettronica: nel biennio 2007-2008 è stato chiamato come ricercatore/sviluppatore nell’equipe di Analisi e Sintesi presso l’IRCAM di Parigi. L’interesse di Carmine Emanuele Cella nei confronti della composizione prende avvio a partire dalla riflessione sulla natura dicotomica della musica: da un lato come mezzo di espressione delle emozioni, dall’altro come sistema formale, con precise regole interne. Nelle parole dello stesso compositore “il confronto tra queste dualità è stato dunque inevitabile e necessario: da un lato, scrivere musica significa predisporre un sistema precompositivo di gestione delle altezze. Dall’altro però, scrivere significa anche disegnare figure musicali, proporre una regia della composizione, creare un respiro”. Tenere insieme questi due aspetti della creazione è la costante tensione della poetica di Carmine Emanuele Cella, che si riverbera nel suo pensiero compositivo. Le sue prime composizioni, scritte sotto la guida di Aurelio Samorì, si caratterizzano per una marcata attenzione nei confronti dell’aspetto razionalista del comporre e della riflessione sulle strutture. Una importante svolta nel suo percorso è rappresentata dall’incontro con Azio Corghi: da quel momento la poetica di Carmine Emanuele Cella si è andata arricchendo fino a giungere alla consapevolezza di come “la semantica della musica risieda in gran parte nel timbro”. Proprio attraverso questo lavoro sull’orchestrazione e sulle sue tecniche è andata affinandosi anche la componente più razionale, legata ai procedimenti matematici per la gestione delle altezze. In questo senso in “Paracelso y la rosa” viene, per la prima volta, attualizzata la teoria dei mosaici tricordali “un approccio combinatorio su insiemi atomici di 3 note, flessibile abbastanza da poter essere piegato ad esigenze di tipo timbrico”. Da questo momento la sua ricerca si è espansa fino ad arrivare ad implementare software appositi per la ricerca combinatoria, capaci di gestire sistemi n-cordali. E’ certamente nella scrittura orchestrale che il mondo sonoro di Carmine Emanuele Cella trova il suo luogo ideale, così avviene ad esempio in La fin du jour, scritto nel 2007 : “in questo lavoro, materico, massivo e con un tratto orchestrale sfocato e dettagliato insieme, la teoria dei mosaici si fonde e si confonde con la scrittura timbrica creando tessiture vive ed articolate”. Questa ricerca è approdata, infine, ad un punto di equilibrio tra nota e gesto in “Li Madou” per orchestra, voce e live electronics, composto nel 2010 per l‘Orchestra Filarmonica delle Marche.
SINTESI DELLA PRESENTAZIONE PER IL CONCORSO S. FEDELE
Il rapporto
che, da sempre, ho avuto con la composizione è centrato sulla natura
dicotomica che la musica stessa
possiede. Essa è senza dubbio mezzo
di espressione dell'emozione ma è anche sistema formale che segue regole
precise.
La musica è, a mio parere, una congiunzione unica tra arte e scienza;
tra sentimento e ragione. Il
confronto con questa dualità è stato
dunque inevitabile e necessario: da un lato, scrivere musica significa
predisporre
un sistema precompositivo di gestione delle altezze. Dall'altro però,
scrivere significa anche disegnare
figure musicali, proporre una
regia della composizione, creare un respiro. La ricerca di un punto di
contatto tra
queste due identità è motore e fondamento della mia
presenza nell'universo musicale.
I miei primi lavori sono
caratterizzati da un atteggiamento razionalista: a metà tra artigianato,
arte combinatoria e
ricerca indefessa della struttura, queste
composizioni davano poca importanza alla figura musicale. L'intero mio
modo
di intendere la musica è stato in seguito profondamente influenzato
dall’ incontro con Azio Corghi: ho
capito, allora, che la semantica
della musica risiede in gran parte nel timbro.
In un mondo in cui si
chiede sempre più specializzazione e settorialità, il mio modo di essere
è sempre stato
trasversale. La mia base di conoscenza è tesa
all'unione tra discipline apparentemente diverse come la musica, la
matematica
e la teoria dei segnali. Mi piace però pensare che il futuro non sia
determinato e sia ancora possibile
tracciare la propria strada in
modo indipendente. Concludo, citando le parole di Dennis Gabor, premio
Nobel per
la fisica e inventore della sintesi granulare (uno degli
strumenti più utilizzati nella musica elettroacustica): “Il
miglior
modo per predire il futuro, è inventarlo”.