Corrado Pasquale (1979) Selezionato per il secondo anno
Si è diplomato in composizione al Conservatorio di Milano con Alessandro Solbiati; attualmente sta proseguendo gli studi con Ivan Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, frequentando inoltre il Cursus 1 all’IRCAM di Parigi. Le sue partiture sono edite da Edizioni Suvini Zerboni. Nel parlare del proprio linguaggio musicale, pone l’accento su alcuni elementi che costituiscono l’asse del suo pensiero compositivo: il primo elemento è rappresentato dall’attenzione per il virtuosismo; non si tratta, naturalmente, di un virtuosismo fine a se stesso, quanto piuttosto di un “vettore di un’energia trasmissibile all’ascoltatore”; questa “frenesia comunicativa” è il motore di quell’energia che caratterizza uno degli aspetti centrali nella sua ricerca compositiva. Un secondo elemento è costituito, dal punto di vista armonico, dalla dialettica tra il bello e il brutto, mentre, per quanto riguarda l’aspetto ritmico, vengono utilizzate frequentemente figure omoritmiche (talvolta vicine al jazz), caratterizzate da elementi che si ripetono con sottili variazioni. Tutti questi elementi trovano il loro luogo compositivo in una forma musicale spesso articolata in differenti sezioni “all’interno delle quali viene sviluppata un’idea principale in modo sempre direzionale”. La necessità di immaginare un linguaggio comunicabile lo ha indotto ha riflettere, sempre maggiormente, sul concetto di gesto musicale: si tratta, come spiega lo stesso Pasquale Corrado, di utilizzare “gesti chiari e identificabili all’ascolto, quasi concreti. Comprensibile non significa in alcun modo semplice, e sono contrario a qualsiasi semplificazione senza un accurato processo di complessità...che ne determini una semplicità ragionata...il mio obiettivo è che la mia musica venga compresa a grandi linee, nel suo percorso drammatico”. Questa musica virtuosistica, densa ed estremamente ritmata pone gli interpreti sempre al limite delle possibilità strumentali, in una situazione capace di generare una forte energia.
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pasquale corradoPRESENTAZIONE OPERA
SOVRINCISO
I have always been short-sighted but when I was a child, I didn’t know it. I used to stare at the gravel of my parents’ backyard as a grey blurred sea and, just by touching it, I was able to recognise the heaps of little stones.I didn’t really give importance to the uncertainty and to the imprecise shading of the material. The phenomenic reality around me was meaningful. Then, when I wore the glasses, things became autonomous and defined. In a way, I lost control on the definition of the objects.The subjectivity of my reality was substituted by the objectivity of the world.This is the image I use to build the piece. Sovrinciso is the subjective representation of a reality. It is the description of a single musical figure and the thousand variations conferring it an always diverse and changeable appearance. I started writing this piece as an investigation over the form that changes according to the prospective of sight. However, while writing it I dragged this idea to its limits. I tried not only to manipulate the form of the object, but I focused on its core, its inner part; so I have filled the figure with inexperienced and personal images, leaving the outlines recognizable and clear.
Ricordo con viva emozione la sorpresa che provai la prima volta che indossai un paio d’occhiali da vista: nulla mi sembrò più lo stesso. Trascorsi i primi anni della mia vita inconsapevole di essere miope. I contorni indefiniti degli oggetti su cui soffermavo il mio sguardo avevano, nella mia mente di bambino, un loro significato, una loro struttura. Era normale vedere la ghiaia del cortile di casa mia come un confuso mare grigiastro, e sentirla al tatto come un insieme di piccoli sassolini multiformi e dalle precise risoluzioni cromatiche. Non mi curavo affatto dell’indeterminazione e delle sfumature incerte della materia. Quella realtà fenomenica era il significato del mio essere al mondo.Indossati gli occhiali, i contorni delle cose diventarono autonomamente decisi e definiti.In un certo senso, era come aver perso il controllo sulla definizione delle cose. La soggettività della mia realtà lasciava spazio all’oggettività del mondo.E’ dunque questa l’immagine su cui ho voluto costruire questo pezzo. Sovrinciso è la reminiscenza dicotomica della mia infanzia.E’ la rappresentazione soggettiva di una realtà. E’ la descrizione di una sola figura musicale e le mille variazioni che la rendono sempre diversa e mutevole.Ho iniziato dunque con un’indagine sulla forma che cambia con il cambiare della prospettiva, ma ho poi voluto portare questo concetto al suo estremo. Così, mi sono imposto non più sulla forma del contenitore ma sulla sostanza del contenuto, che ho riempito di immagini sempre nuove, personali, lasciando i contorni nitidi e riconoscibili.