Galeone Paride

Centro Culturale San Fedele 2010 - 2013 
Galeone Paride (1983)

(Foto di Paride Galeone)
Ha studiato composizione a Lecce con Paolo Tortiglione, per poi trasferirsi a Torino (dove ha studiato con Gilberto Bosco) ed infine con Ivan Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma: con ognuno di questo insegnanti ha approfondito diversi aspetti della sua personalità musicale e del suo modo di comporre. Come lui stesso riferisce “il compositore è una figura che fa della propria visione del mondo un oggetto artistico...e per questo ogni artista deve necessariamente comunicare...il che significa portare all’attenzione del mondo le proprie idee, filtrate e amplificate dalla propria sensibilità”. Partendo da queste considerazioni è proprio nella capacità di comunicare che si sta orientando la ricerca di Paride Galeone nei suoi ultimi lavori, comunicare la propria multiforme personalità, ma anche la relazione con l’altro e con il mondo che ci circonda. Utilizzare un linguaggio capace di comunicare non significa, però, ridurlo o semplificarlo quanto piuttosto sapersi porre delle domande attraverso l’attenzione nei confronti del suono (nelle sue componenti timbriche e armoniche). Un altro importante elemento nella musica di Paride Galeone è rappresentato dall’interesse nei confronti della forma musicale, organizzata a partire da immagini sonore che si articolano in strutture (o gesti compositivi) ricorrenti all’interno dello stesso lavoro, come avviene, ad esempio nel ciclo dei “Canti”, una serie di cinque brani ognuno dei quali è basato su una lingua differente. In un periodo storico in cui la musica è, sempre più, oggetto di consumo, il percorso di Paride Galeone lo ha portato a riflettere sulla funzione della comunicazione dei linguaggi artistici, mantenendo vivo l’interesse nei confronti della complessità propria di ogni forma d’arte. Tra i progetti futuri vi è una serie di “Preludi” per pianoforte oltre ad alcuni nuovi lavori per strumenti solisti ed elettronica; la scrittura orchestrale e il complesso mondo dell’opera rappresentano, all’intorno del suo percorso, un punto di arrivo a cui tendere.

SINTESI PRESENTAZIONE OPERA
Quando mi è stato richiesto di preparare una presentazione del mio percorso musicale ho dovuto fare una pausa e
riflettere sulla mia posizione di compositore nella società in cui vivo. Il compositore è una figura che fa della propria
visione del mondo un oggetto artistico: si mette a nudo, si offre ai giudizi, ha delle opinioni e fa scaturire nuovi
confronti di idee. Per questo ho sentito la necessità di farmi quelle domande, a volte banali nella loro ripetitività, ma
necessarie, indispensabili: cosa voglio dire? Perché? In quale direzione mi sto dirigendo?
Quando mi volto indietro per osservare il mio percorso musicale noto subito che, lungo il solco segnato dagli studi,
posso identificare delle importanti tappe, ognuna caratterizzata da uno spostamento e da una figura: i primi studi di
composizione a Lecce per i quali ringrazio Paolo Tortiglione, successivamente il trasferimento a Torino e il diploma
ottenuto sotto la guida di Gilberto Bosco, ed infine l'Accademia Santa Cecilia, dove sto completando il corso triennale
insieme a Ivan Fedele. Ad ognuno di questi maestri posso dire di aver rubato qualcosa, e raccolto importanti lezioni,
non solo di composizione!
Allo stesso modo posso dire che ognuna di queste fasi è segnata da un modo di comporre via via sempre più maturo:
certamente non posso dire di essere arrivato ad una maturità completa, ma ovviamente, riguardando le prime cose
scritte, non posso che sorridere e guardare ai progressi compiuti ed ancora non terminati.
Non posso non ricordarmi del tempo speso a scrivere il “Quartetto per archi”: come mi è spesso stato ripetuto, il
quartetto è una palestra fondamentale dalla quale ogni compositore deve passare, e il tempo di gestazione di questa
composizione è stato, per me, particolarmente intenso.
Così come non posso dimenticarmi del primo pezzo per orchestra, “... aber leicht”, composto per prepararmi all'esame
di diploma, ma giunto in finale ad un concorso: è stato per me un importante evento, che mi ha permesso di
confrontarmi con una esecuzione orchestrale , esperienza che lascia sempre particolarmente colpiti.
Ed infine, voglio ricordare il ciclo dei “Canti” per soprano ed ensemble, serie di cinque brani ognuno basato su una
lingua differente: con questa composizione posso dire di essermi davvero divertito, avendo potuto gestire un materiale
uniforme sotto l'aspetto della forma, ma differente nelle sue varie sfaccettature.
Una nuova composizione è sempre una nuova occasione per confrontarsi con se stessi e con il mondo. Il compositore,
secondo me, è colui che offre una sua visione del mondo e per questo, come ogni artista, deve necessariamente
comunicare. Il che non significa diventare media di qualcosa, ma portare all'attenzione del mondo le proprie idee,
filtrate e amplificate dalla propria sensibilità.
Per questo sto riflettendo, negli ultimi tempi, sulla necessità di saper comunicare con gli uomini: considerare l'oggetto
artistico non come un'egoistica rappresentazione di sé, spesso oscura e misteriosa, ma come un riflesso delle mille
sfaccettature delle quali è composto il proprio io, ma anche il proprio io in relazione al mondo, alle persone, alla natura
ecc.
L'uso di un linguaggio comunicativo, non significa necessariamente ridurlo nella sua essenza, oppure riaffacciarsi a
neo-linguaggi, che poco successo hanno avuto in passato (neo-classicismo, neo-tonalismo, neo-romanticismo).
L'arte dovrebbe obbligatoriamente andare avanti, anche a costo di commettere alcuni errori, ma deve sempre chiedersi
qualcosa, e provare a dare qualche risposta. E questo, d'altra parte, non deve significare arroccarsi in una ricerca
spasmodica di sperimentazione fine a se stessa. Dato che la musica è l'arte (per alcuni anche scienza) che comunica
attraverso i suoni, è al suono che devo riversare tutte le mie ricerche: il timbro, i campi armonici, gli accordi, gli spettri
degli eventi sonori.
Se poi dovessi inquadrarmi in un contesto storico e sociale, mi verrebbe da dire che mi trovo in una situazione alquanto
contraddittoria: non posso non pensare a quanto la musica sia diventata sempre più oggetto di consumo, e come questa
concezione dell'opera artistica abbia abbassato di molto i livelli di comprensione.
Il lavoro del compositore è sempre più difficile, ed in questo non è aiutato dalle istituzioni, che dovrebbero farsi
portatrici di valori positivi, anche a costo di investimenti faticosi o di rinunce quali ritorni economici, oppure dai media
quali televisione, radio, internet, dove l'immediatezza della fruizione è spesso preferita rispetto a forme di ascolto più
complesse.
Per concludere non posso che augurarmi che le cose cambino in futuro: nei miei progetti un posto particolare,
ovviamente, riveste la composizione, alla quale spero di dedicare nuove energie e di investirle in nuove idee.
Una serie di preludi per pianoforte è già iniziata, oltre a nuove idee strumenti solisti ed elettronica.
Mi piacerebbe lavorare sempre maggiormente con l'orchestra, anche se negli ultimi tempi ho iniziato ad avvicinarmi al
complesso mondo dell'opera, grazie ad alcune composizioni in qui ho utilizzato la voce.