Montalti Vittorio

Centro Culturale San Fedele 2010 - 2013 
Vittorio Montalti (1984) Selected for the Second Year

He was born in Rome in 1984. He obtained the bachelor in piano under the guidance of Aldo Tramma at the Conservatorio Santa Cecilia di Roma and  the bachelor in composition  with Alessandro Solbiati at the Conservatorio G. Verdi di Milano. He has also studied composition with Frederic Durieux at the Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris in the framework of Erasmus Programme. Now he is studying for the master in composition with Alessandro Solbiati at the G. Verdi Conservatory and with Ivan Fedele at Accademia di Santa Cecilia di Roma. He has been selected for the Cursus 1 at IRCAM (2011-2012). At the same time he has attended master-classes and courses held by Luca Francesconi, Azio Corghi, Gabriele Manca, Mauro Bonifacio, Stefano Gervasoni, Ivan Fedele, Luca Antignani, Luis de Pablo and Toshio Hosokawa. He has been awarded the Silver Lion at La Biennale di Venezia 2010. He was also prize-winner in composition competitions as "Concorso internazionale del Conservatorio di Milano", “Galleria d’arte moderna di Milano”, “E. Carella”, “Premio delle arti-AFAM” and “Vieri Tosatti”. He has been selected for the San Fedele Young Artists Prize 2010-2013. In 2009 he has been selected for the Aleph Ensemble 6th International Forum for Young Composers. As an outcome of this residence a CD together with a logbook have been published. His music has been performed at various festivals and concert seasons (La Biennale di Venezia (2010/2009), Festival Pontino (2009/2008), Rondò (Divertimento  Ensemble) 2010, Auditorium Parco della Musica, Dunois Theater (Paris), CNSMDP, Festival Slowind (Ljubliana), Zentral und Landesbibliothek (Berlin), Giornate Gesualdiane Internazionali (XI edizione), Accademia Internazionale della Musica/IRMus, Italian Culture Institute of Melbourne and Sydney (Progetto Sonora- CEMAT), RomaTreOrchestra, Concerti della Villa Reale di Milano, GAMO – Gruppo Aperto Musica Oggi, Festival URTIcanti, MUMAT-museo delle macchine tessili, Accademia di Danimarca a Roma, Interfacce) by artists such as Irvine Arditti, Giovanni Sollima, Dario Savron, Francesco Dillon, Emanuele Torquati, Francesco Gesualdi, Maria Grazia Bellocchio, Luigi Attademo, Annamaria Morini, Roberto Prosseda, Ljuba Bergamelliand ensemble as Ensemble Multilatérale, Aleph Ensemble, Divertimento Ensemble, Dèdalo Ensemble, Piccola Orchestra Novecento, Trio Perosi, etc. He worked also with orchestras such as Orchestra di Padova e del Veneto (cond. André de Ridder) and RomaTreOrchestra (cond. Valerio Vicari). He received commissions from La biennale di Venezia,  Divertimento Ensemble, Festival Pontino and RomaTreOrchestra. He has worked with the music magazine “Rondò”. From 2004 to 2005 he has studied Sound science  at “Tor Vergata” University in Rome.
His music is published by Edizioni Suvini Zerboni - Sugarmusic S.p.A.
Sito Internet: montalti vittorio

Intervento del 16 ottobre 2010 alla Fondazione Culturale San Fedele – Settore Musica
A me piacerebbe iniziare con una citazione di Pasolini che, a chi gli chiedeva a cosa
servisse scrivere, rispondeva ”assolutamente a nulla…vado avanti per inerzia”. Questo mi è
venuto in mente pensando alle domande che ci erano state poste per la preparazione di
questa presentazione e che mi hanno portato a chiedermi “perché scrivo? a cosa serve?”.
Quello che dice Pasolini è vero: il mestiere dell’artista non serve a nulla in quanto un’opera
d’arte non è un oggetto di consumo ma è piuttosto un qualcosa di inconsumabile.
Spesso, in maniera molto più generica, anche a me viene da dire che quello che faccio è
inutile specialmente in un mondo in cui la figura del compositore non esiste dal punto di
vista sociale.
Nonostante ciò scrivo lo stesso per dei motivi che non rispondono al “a cosa serve?” ma solo
al “perché scrivo?”. Scrivo perché è qualcosa di cui non posso fare a meno, un bisogno
primario e poi perché condivido quello che diceva Niki de Saint Phalle “A me da più
soddisfazione di fare qualcosa di bello per gli altri e per me che AVERE, AVERE, AVERE ….
sempre di Più, di Più, di Più …”
Per rispondere alla seconda domanda “a che cosa serve?”
Penso che nel mondo di oggi i media di massa abbiano svolto un lavoro di normalizzazione
del pensiero e di manipolazione delle coscienze. La politica non esiste e la nostra cultura
pare aver relegato il sacro in un mondo dell’oblìo.
L’unica risposta mi sembra quindi la proposta di una autonomia di pensiero e stile che possa
contrastare questa tremenda omologazione, un trattamento del materiale, come diceva
Romitelli, “capace di produrre uno scarto più o meno significativo nelle nostre abitudini
percettive, una crepa in una situazione di comunicazione prestabilita, scontata, rassicurante,
normalizzata.”
Dobbiamo dunque riscoprire la sfera del sacro (inteso come ciò che è “separato”, come ciò
che l’uomo non riesce a spiegare e a dominare) avventurandoci, per dirla con Francesconi, lì
dove abitano le energie pure come ha fatto lo Stalker di Tarkovskij.
“Prima parlavate del senso della nostra vita, del disinteresse dell’arte. Ecco, per esempio, la
musica. La musica è legata ben poco alla realtà; o meglio, anche se è legata, lo è senza
ideologie, meccanicamente, come un suono vuoto, senza associazioni. E tuttavia la musica,
per un qualche miracolo, penetra l’animo umano. Cosa risuona in noi in risposta al rumore
elevato ad armonia? E come si trasforma per noi nella forma di immenso piacere? E unisce
[...] e commuove. A cosa serve questo? E soprattutto a chi? Risponderete, a nessuno e a
nulla. Così, disinteressatamente. No, è improbabile [...] perché tutto in fin dei conti ha un
senso, un senso e una ragione” (Lo Stalker)
Passo ora a farvi ascoltare alcuni estratti dai miei lavori.
Innanzitutto mi sembra giusto elencare alcuni centri di interesse importanti nei miei lavori
(premetto che così sembrano entità separate mentre invece sono elementi che si nutrono a
vicenda e che coabitano per dare vita ad una sola composizione):
a) la ricerca timbrica
spesso è ottenuta tramite la preparazione degli strumenti
b) la ricerca armonica
cercare di stabilire un percorso di tensioni e rilassamenti
Primo ascolto Nu descendant un escalier (primi 3 min. ca.)
Questo brano è il tentativo di descrivere e coniugare due movimenti differenti che agiscono simultaneamente.
Nella prima parte del brano una serie di accordi si susseguono in una continua salita di registro (secondo un
preciso percorso armonico) e, allo stesso tempo, generano continue discese di accordi con una velocità di
scorrimento molto più elevata.
Il tutto è teso dunque a costruire un "oggetto" che sia insieme ascendente e discendente e che riassuma al suo
interno, in maniera ossimorica, i due diversi movimenti.
Il pezzo è chiaramente bipartito ed il mio tentativo è stato quello di cercare una forte relazione tra le due zone.
Nella seconda parte infatti il tempo si blocca, come cristallizzato.
Il riferimento a Duchamp ora diventa evidente: l'opera a cui mi riferisco, sospesa tra futurismo e cubismo, porta
in primo piano il vero centro di interesse per l'artista: quello di bloccare il movimento ispirandosi agli effetti
della cromofotografia.
La seconda parte è per me un viaggiare attraverso ciò che rimane dalla disgregazione dell'inizio, è un
"camminare nelle macerie": macerie abitate da continue trasfigurazioni dell'oggetto iniziale.
c) c’è poi un altro aspetto che mi interessa molto: quello della forma.
In alcuni degli ultimi pezzi mi interessa in particolare la ripetizione ossessiva di alcuni
oggetti musicali.
Secondo ascolto Passacaglia (intero)
- Si tratta di uno studio sulla ripetizione. Una figura base viene reiterata continuamente, prestandosi a
deviazioni verso mete non previste.
Oltre alla mera ripetizione infatti la figura può bloccarsi o anche aprire la porta su sentieri inaspettati.
Il brano è infine un virtuale omaggio ad Anton Webern. Come nella sua Passacaglia la seconda parte è abitata
dai temi generati dall'ostinato, così nel finale "sotterraneo" vengono ripresi i gesti nati precedentemente fino ad
una esplosione della figura iniziale.
Terzo ascolto Taureau (primo min. ca.)
Taureau è un omaggio a Pablo Picasso e alla sua personalità a tinte forti.
Il toro è di certo per il grande artista un chiaro riferimento alle sue origini e alla sua tradizione. Allo stesso
tempo fa pensare alla forza e al carattere intenso del pittore spagnolo sotto il quale doveva nascondersi un lato
più riflessivo.
L'intero brano è dunque un percorso che cerca di conciliare due facce della stessa medaglia: l'una brutale,
l'altra meditativa e poetica.
Dall'irruento gesto iniziale, avvolto da due differenti livelli di risonanza, si scende gradualmente nel registro
alla ricerca delle fondamentali che lo hanno generato, approdando così ad una melodia cantata da due voci
all'unisono.
Per concludere vorrei far ascoltare un frammento da un mio Filtering (un progetto di
trascrizioni di opere classiche che ho iniziato da un anno circa).
Quarto ascolto Filtering 2 (primi 1’ 20’’ ca.)
Quello che voglio fare è distorcere
la cosa molto al di là del suo aspetto normale;
ma distorcendola voglio anche condurla
ad attestare l'aspetto che le è proprio (F. Bacon)